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Papa Francesco: «siete una palestra di vita»

Il 2 giugno la Uildm è stata ricevuta in udienza da Papa Francesco. Ecco il saluto di Marco Rasconi e le parole del Papa

di Redazione

La Uildm? Una palestra di vita, che educhi i giovani a una cultura della solidarietà e dell’accoglienza. Così Papa Francesco ha indicato la strada alle 1.500 persone che facevano parte della Uildm che sabato 2 giugno sono state ricevute in udienza dal Santo Padre. «Vi incoraggio a proseguire su questa strada, diventando sempre più testimoni di solidarietà e di carità evangelica. La vostra preziosa opera, infatti, è un fattore peculiare di umanizzazione: grazie alle svariate forme di servizio che la vostra associazione promuove e concretizza, rende la società più attenta alla dignità dell’uomo e alle sue molteplici aspettative», ha detto il Papa. «Cari fratelli e sorelle, è importante l’aiuto che si offre, ma ancora di più lo è il cuore con cui lo si offre. Voi siete chiamati ad essere una “palestra” di vita, soprattutto per i giovani, contribuendo a educarli a una cultura di solidarietà e di accoglienza, aperta ai bisogni delle persone più fragili. E questo avviene attraverso la grande lezione della sofferenza: una lezione che viene dalle persone malate e sofferenti e che nessun’altra cattedra può impartire. Chi soffre comprende di più il valore del dono divino della vita, da promuovere, custodire e tutelare dal concepimento fino al tramonto naturale».

Il presidente di Uildm, Marco Rasconi, aveva salutato Papa Francesco con queste parole: «Oggi siamo in più di 1.500 persone a far festa con Lei e a portarLe il nostro messaggio di speranza e di inclusione, consapevoli che la disabilità non è una condizione fisica o mentale, ma dipende dall’esistenza di barriere reali e mentali che ostacolano la piena partecipazione alla società. Tanta strada si è fatta, ma tanto rimane da fare per quanto riguarda l’abbattimento delle barriere architettoniche e l’inserimento delle persone con disabilità come soggetti attivi nella società. Caro Santo Padre, non siamo uomini e donne straordinari: siamo persone normali, e, prima di tutto, vogliamo essere noi stessi. Non siamo persone speciali, ma abbiamo gli stessi desideri di tutti: studiare, lavorare, muoverci, costruire una vita di relazione, e soprattutto poter scegliere. Siamo fragili, come tutti, e la nostra fragilità diventa forza e occasione per fidarci e affidarci a coloro che abbiamo accanto. Gesù stesso, con la sua vita, ci ha insegnato che la fragilità e il dolore sono armi potenti per cambiare il mondo. Santità, oggi siamo qui per ascoltare parole che ci infondano coraggio e fiducia in questo cammino. Parole che ci aiutino a mostrare la bellezza della vita a chi è vicino a noi. Parole che ci diano la forza di metterci a servizio degli altri».

Foto www.vatican.va