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Sostenibilità sociale e ambientale

Il Toolkit Interlife l’effetto a catena positivo contro fame e povertà

Suscita sempre più interesse questo modello di sviluppo economico auto-replicabile che per la sua efficacia ha riscosso l'interesse di istituzioni e personalità del mondo dell'imprenditoria e del sociale. «La nostra ambizione è quella di portare questo modello anche in Italia e in altri Paesi», ha confidato la presidente di Interlife onlus Giorgia Gambini

di Redazione

Un programma completo che offre formazione, attrezzature, materie prime, competenze professionali e tutto il supporto per avviare, partendo da zero, un’attività lavorativa. È questa la definizione più sintetica di un Toolkit ideato da Interlife per ridurre la povertà e garantire sicurezza alimentare.
Il Toolkit permette a chi lo riceve di mantenere non solo se stesso e la propria famiglia ma anche di creare sviluppo per l’intera comunità poiché, una volta avviata l’attività economica, lo stesso Toolkit Interfile dovrà essere trasmesso a un’altra famiglia bisognosa, innescando così un effetto a catena solidale.

«Una soluzione eccellente per liberare velocemente le persone più vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo da una condizione di sofferenza economica. Permette a chi lo riceve di avere risultati immediati e li accompagna nell'estenderne l'adozione ad altre persone nella comunità, generando così un effetto a cascata veloce e di grande impatto», ha commentato Fabio Petroni di E4Impact dell’Università Cattolica, moderatore della serata di pochi giorni fa durante la quale il Toolkit Interlife è stato presentato allo spazio coworking Yoroom, e a cui hanno partecipato l'assessore Pierfrancesco Majorino, l’avvocato Danilo Santoboni dello studio internazionale Cleary Gottlieb Laws Firm, l'imprenditore Alberto Guidotti, l’Ambasciata della Costa d'Avorio, il corpo Consolare dell'India, e la presidente di Interlife Onlus Giorgia Gambini.

Nelle aree del Mondo in cui Interlife opera 1 persona su 3 vive in condizioni di estrema povertà con meno di 1$ al giorno e il 50% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffre di malnutrizione. Quello presentato è un modello particolarmente innovativo che non prevede aiuti in denaro né assistenzialismo, ma mette nelle mani di chi lo riceve l’opportunità di cambiare concretamente la propria vita restituendogli quella dignità cui ogni essere umano ha diritto e che solo il lavoro può dare. Grazie alla sua replicabilità, il toolkit offre inoltre un’ottica imprenditoriale che permette ai singoli beneficiari di avere un impatto positivo sulla propria comunità coinvolgendola in un processo di benessere crescente.

In un arco di tempo che va dai 12 ai 24 mesi una persona è in grado, grazie alla formazione specifica ricevuta ed al supporto tecnico costante di Interlife, di avviare la propria micro-impresa. Terminata la fase di startup, il neo-imprenditore deve replicare il Toolkit Interlife con i prodotti e le entrate derivanti dalla propria attività per donarlo a un’altra persona in difficoltà, che avvia a sua volta una nuova micro-impresa. Si innesca così un effetto a catena che coinvolge un numero via via crescente di persone grazie alla scalabilità intrinseca del Toolkit.
Ad oggi Interlife ha avviato oltre 20 diverse tipologie di micro-imprese (di carattere agro-pastorali ma anche di commercio al dettaglio, sartoria, artigianato, etc..) in ambito rurale e nelle periferie urbane in India ed in Costa d’Avorio, dove, in collaborazione con il Ciai, Centro Italiano Aiuti all’Infanzia, Interlife è presente con un progetto del ministero degli Interni Italiano per l’avvio di 3.000 Toolkit a favore di altrettanti giovani.
Nelle regioni Ivoriane in cui interviene, i 3/4 della popolazione tra i 16 e i 40 anni non svolge alcuna attività lavorativa o la svolge saltuariamente a causa di mancanza di istruzione e competenze, assenza di meccanismi di accesso al credito e risorse iniziali per avviare una propria attività. Il Toolkit offre una risposta concreta alla povertà estrema di queste zone e rappresenta una valida alternativa alla migrazione.

«Uno degli aspetti più interessanti del Toolkit è la replicabilità e scalabilità anche dal punto di vista industriale» ha commentato Guidotti. «Il contributo che può dare il business a un’iniziativa come questa è quello di curare le dinamiche di crescita dalla semplice sopravvivenza, alla creazione di piccole cooperative di raccolta e gestione prodotti di base, in modo tale da accrescere nel tempo la solidità economica del gruppo locale. Un progetto con ampio respiro di 10/15 anni ma che ha l’obiettivo di creare le basi di una auto sostenibilità economica di lungo periodo».

Per l’avvocato Santoboni il toolkit «merita di essere assolutamente conosciuto tanto dagli operatori del settore, siano essi pubblici o privati, ché dal pubblico in genere» e aggiunge: «È bene interrogarsi su un possibile uso del toolkit anche in contesti a noi più prossimi: basti pensare alle aree del nostro Paese colpite da cataclismi naturali o da disagio economico-sociale perdurante. Credo che il toolkit, sia pure con qualche aggiustamento, possa dare ottimi risultati anche in contesti come quelli».

«L’amministrazione comunale è a fianco di tutte le iniziative che portino sviluppo e benessere e Toolkit Interlife va proprio in questa direzione» ha dichiarato l’assessore Majorino. «Interessante sarebbe sviluppare questo schema anche in Italia dove non mancano i talenti ma spesso mancano le risorse e la povertà è una condizione che colpisce sempre più famiglie. La collaborazione pubblico-privato può essere un modo per liberare energie e costruire un sistema virtuoso che crei occupazione».

«Negli ultimi anni abbiamo studiato nel dettaglio, implementato e testato il Toolkit in contesti differenti in quanto si tratta di uno strumento estremamente versatile in grado di adattarsi in maniera semplice e concreta alle esigenze di chi lo riceve. Abbiamo già registrato importanti risultati in India e in Costa d’Avorio, e a breve saremo anche in Burkina Faso, in
collaborazione con il Ciai, grazie ad un progetto del ministero degli Affari Esteri», dichiara Giorgia Gambini, presidente di Interlife Onlus «Il modello si presta ad azioni ed interventi in contesti di sviluppo, emergenza e come alternativa alla migrazione».

L’impatto economico e sociale del Toolkit Interlife è crescente nel tempo: a parità di investimento, infatti, il Toolkit permette, ciclicamente, di raddoppiare il numero di beneficiari avviando a cascata sempre nuove attività lavorative e imprenditoriali.

«Per dare un’idea delle sue potenzialità» prosegue Gambini «nell’ultimo anno abbiamo avviato 1.500 Toolkit ed entro i prossimi sei mesi, a parità di investimento iniziale e grazie all’effetto replicativo del Toolkit, ne avremo altri 1.500 per un totale di 3.000 Toolkit; ossia 3000 micro-imprese nascenti a vantaggio di circa 15.000 persone (considerando che a beneficiare di un Toolkit è l’intera famiglia in media composta da circa 5 persone). Alla luce di tali considerazioni e dei risultati positivi degli ultimi anni, possiamo affermare che il modello è valido e contribuisce concretamente a contrastare la povertà favorendo la sicurezza alimentare ed economica e sostenendo lo sviluppo endogeno di comunità estremamente vulnerabili».

«Al momento abbiamo avviato collaborazioni con Università, organizzazioni di cooperazione Internazionale, Istituzioni e Imprese ed il passo successivo è senza dubbio quello di ampliare la rete di collaborazione per continuare ad avviare il maggior numero possibile di Toolkit. In virtù della sua efficacia e dell’impatto positivo sulla vita di migliaia di persone, la nostra ambizione è quella di portare questo modello anche in Italia e in altri Paesi», conclude la presidente: «a tal fine siamo aperti a nuove collaborazioni affinché il Toolkit Interlife possa diffondersi il più possibile per portare sicurezza alimentare, sicurezza economica e benessere a beneficio di migliaia e migliaia di famiglie».


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