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Rimborsi spese adottive: risolta la questione “modello B”

La Cai pubblica una nota di chiarimenti. Paolo Briziobello spiega la questione e la soluzione trovata

di Sara De Carli

Soluzione trovata per il “modello B”. La Commissione Adozioni Internazionali questa mattina ha incontrato i rappresentanti di alcuni enti e in serata ha pubblicato una nota di chiarimento rispetto al "modello B", sul tema della certificazione delle spese sostenute dalle famiglie a scopo adottivo. Non erano trascorse nemmeno 48 ore dalla notizia del DPCM che apriva si rimborsi per le spese sostenute per le adozioni concluse fra il 2012 e il 2017, che questo modello aveva messo in allarme enti e famiglie, per la complessità di una procedura da compiere in un mese e mezzo su oltre 11mila coppie.

La nota della Cai ora chiarisce che le coppie già in possesso di una certificazione delle spese adottive fatta dall’ente prima del 1 giugno 2018 potranno semplicemente allegare alla richiesta di rimborso questa certificazione già in loro possesso. Gli enti che invece non avessero ancora rilasciato alla coppia la certificazione delle spese sostenute, dovranno farlo tramite modello B. La nota dà chiarimenti sulla procedura di rimborso anche per altri casi particolari, come l'adozione avvenuta con enti che non sono più iscritti all’albo o che sia stata conclusa senza l’assistenza di un ente autorizzato.

Paolo Briziobello, commercialista, da tempo si occupa di adozioni internazionali anche a livello istituzionale. Aveva seguito l’iter che portò alla stesura della risoluzione ministeriale 77E/2004 relativamente alle certificazioni delle spese per adozioni internazionali ed era al tavolo tecnico che ha portato a sciogliere il nodo critico.

«La questione verteva sull’allegato B, che nella formulazione originaria del DPCM generava problemi operativi in capo agli enti autorizzati, in quanto comportava una ripetizione di documenti già in possesso della CAI per la parte di spese sostenute direttamente dalla coppia verso l’ente e una ingente assunzione di responsabilità in capo ai legali rappresentanti degli enti relativamente alle spese sostenute direttamente dalle coppie adottanti e autocertificate dalle stesse nell’anno del loro sostenimento», afferma.

«A fronte di della riunione tecnica avvenuta alla Presidenza del Consiglio con la dottoressa Laera e Raffaele e ad cluni rappresentanti di enti, ho ripercorso sia l’iter procedurale che ha portato a stesura della risoluzione ministeriale 77E/2004 sia ho informato l’autorità delle pluriennali riunioni e tavoli di lavoro con Agenzia delle Entrate e CAI che, seppure informali, avevano già posto l’accento sulla netta distinzione di responsabilità tra spese sostenute direttamente dall’ente e spese sostenute direttamente dalle coppie e autocertificate.

Chiarito questo aspetto tecnico, abbiamo trovato una soluzione soddisfacente e semplice dal punto di vista operativo, che possa permettere innanzitutto lo snellimento delle procedure di rimborso attraverso una semplificazione della documentazione che le coppie dovranno inviare alla CAI. Certamente assume rilevanza l’assunzione di responsabilità contenuta nelle certificazioni già rilasciate dagli enti alle coppie circa l’inerenza delle spese che vengono oggi richieste a rimborso riguardo alla procedura di adozione internazionale. Esprimo un ringraziamento verso la dottoressa Laera e la dottoressa Raffaele per l’attenzione posta su questo delicato DCPM, che altrimenti avrebbe generato grossi problemi operativi per adempiere entro la scadenza del 16 luglio a quanto richiesto dalla norma».


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