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Politica & Istituzioni

Il destino comune di Salvini e Di Maio

Il gesuita Francesco Occhetta su La Cività Cattolica, rivista molto apprezzata in Vaticano, firma un lungo articolo sul nuovo governo: per loro «vale la massima romana, simul stabunt simul cadent, “insieme staranno oppure insieme cadranno”. Qualora si passi da un contratto di governo a una vera alleanza politica stabile delle due ali del sistema, si potrebbe ridisegnare tutto lo scenario politico»

di Redazione

«Il Governo Conte rappresenta un prima e un dopo per la cultura politica istituzionale di questi ultimi 20 anni. È una scelta di compromesso all’interno di una soluzione politica possibile, intorno a cui si sono ritrovati M5S e Lega. Conte rappresenta una squadra, e non è un uomo solo al comando; anzi, il suo compito politico sarà quello di dirigere senza essere anche il primo violino, per rispondere ai punti del programma. Come l’auriga di Platone, dovrà saper guidare la biga». E ancora: « I due leader Di Maio e Salvini escono rafforzati dalle convulse vicende della crisi; hanno compreso che il sistema ha un’istituzione di garanzia forte, che non si può bypassare. La responsabilità di governo è la soglia per diventare politicamente adulti, quando il consenso cede il passo alla competenza, per rispondere a ciò che si è promesso. Le semplificazioni della campagna elettorale lasciano il posto alla complessità della politica, ai tempi del debito pubblico, delle disuguaglianze, della bassa produttività, dell’alta corruzione e così via».

A scriverlo nell’ultimo numero de La Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti molto apprezzata in Vaticano in uscita sabato, è padre Francesco Occhetta, che ha dedicato al nuovo governo un’approfondita analisi a partire dalla sua originalissima genesi. Guardando al futuro, secondo Occhetta «vale la massima romana, simul stabunt simul cadent, “insieme staranno oppure insieme cadranno”. Qualora si passi da un contratto di governo a una vera alleanza politica stabile delle due ali del sistema, si potrebbe ridisegnare tutto lo scenario politico. Le due ali cesserebbero di essere forze contrapposte e potrebbero addirittura diventare una sola forza omogenea, come rivela Steve Bannon, l’ideologo del sovranismo americano, al New York Times».

La responsabilità di governo è la soglia per diventare politicamente adulti, quando il consenso cede il passo alla competenza, per rispondere a ciò che si è promesso. Le semplificazioni della campagna elettorale lasciano il posto alla complessità della politica, ai tempi del debito pubblico, delle disuguaglianze, della bassa produttività, dell’alta corruzione e così via

Infine una riflessione sul ruolo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ragiona Occhetta: «Il presidente Mattarella ha consegnato al Paese un governo politico, difeso le prerogative costituzionali e sventato un ritorno alle urne. Quando il tempo scadeva, ha saputo girare la clessidra e aspettare. Bisognava far maturare un processo politico, che non era fisiologico, tra due forze politiche che, scontrandosi, dicevano di essere incompatibili l’una con l’altra. Ai suoi collaboratori il Presidente ripete che lo ha fatto per l’istituzione, non per sé. La resistenza attiva, caratterizzata da attesa e da fiducia, gli ha dato la forza di tendere la mano a chi due giorni prima aveva chiesto il suo impeachment. È la scuola morotea in cui è cresciuto, quella della ricerca di punti di equilibrio, della ricomposizione degli interessi e della speranza verso il nuovo. Il Presidente lo ha fatto in solitudine, con vicino i suoi Consiglieri: gli italiani glielo hanno riconosciuto».


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