Welfare & Lavoro

Trivulzio, un’eredità che vive

A 250 anni dalla morte del suo fondatore, l’istituzione milanese che prende il suo nome lancia due nuovi progetti per migliorare e aggiornare i suoi servizi alla popolazione anziana. Per raccogliere i fondi è stata organizzata una cena benefica con lo chef Davide Oldani

di Giuseppe Frangi

Il suo fu un gesto che ha lasciato un segno profondo nella storia della città: il 23 agosto 1766 Antonio Tolomeo Trivulzio, erede di una delle più antiche e ricche famiglie milanese mise la sua firma sul testamento che nominava come erede universale del suo cospicuo patrimonio un “albergo dei poveri”, poi chiamato Pio Albergo Trivulzio.

Nel marzo 1771 il palazzo di via della Signora, nel cuore di Milano, aprì i battenti per accogliere i primi 100 ricoverati. Per rimarcare il valore civile ed esemplare di quel gesto, a 250 anni dalla morte di Antonio Tolomeo, il Trivulzio ha organizzato una cena di beneficenza, sponsorizzata da Coop Lombardia ed elaborata dallo chef stellato Davide Oldani, alla presenza di numerose autorità pubbliche.

Obiettivo della cena sostenere le attività dell’associazione Amici del Trivulzio ONLUS, nata nel 2016. L’associazione ha all’attivo due importanti progetti. Il primo ribattezzato “Digital Trivulzio” ha portato la tecnologia tra gli ospiti ricoverati. «Il Trivulzio è entrato nella storia soprattutto per la sua tensione costante alla sperimentazione e all’innovazione», ha infatti sottolineato Caludio Sileo, direttore del Pio Albergo. Grazie ad una palestra informatica, gli “studenti” imparano a usare il computer, i tablet e gli smartphone. Il successo è stato tale che il Trivulzio ha aperto le porte anche agli anziani del territorio, non ricoverati, che hanno seguito corsi di informatica di base e di livello avanzato, e si sono già prenotati per il prossimo anno “scolastico”. Il secondo progetto è invece quello di “Adotta un nonno”: l’obiettivo è aiutare e sostenere al loro domicilio gli anziani milanesi in condizioni di fragilità e solitudine che non possono accedere a forme gratuite di assistenza pubblica.

Così è stato messo a disposizione di ogni casa bisognosa un’assistente familiare: che fa visita ai nonni adottati e che è diventato un tutor in grado di assicurare compagnia, aiuto psicologico, ma anche uscite insieme per attività ricreative esterne. «Abbiamo voluto raccontare ai milanesi l’importanza delle nostre iniziative e la validità della nostra missione», spiega Marco Zanobio presidente degli Amici del Trivulzio. «Insieme si possono fare tante belle cose e crediamo che dopo questa sera Milano, grazie agli Amici del Trivulzio, saprà continuare in quell’opera di fare bene e fare del bene, per stare vicino ogni giorno ai propri anziani, aiutandoli a vivere meglio».

Maurizio Carrara, presidente del Pio Albergo Trivulzio ha rimarcato il valore della sfida: «Affrontare un tema che sembra futuro, ma che invece fa già parte del nostro presente: la cura e il benessere dei nostri anziani. Che non hanno solo bisogno di avanguardia nella medicina, ma soprattutto di risposte sociali moderne. Noi ci siamo e chiediamo alle istituzioni, al mondo delle imprese, ai testimoni del terzo settore, di lavorare insieme a noi per scrivere questo nuovo capitolo di storia civile».


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