Cooperazione & Relazioni internazionali

Finisce l’odissea per i 629 naufraghi



A Valencia cartelli di benvenuto e l’attivazione di centinaia di volontari. Sollievo per la fine dell’odissea di Aquarius ma anche molta preoccupazione per il futuro: «È un precedente pericoloso che ci obbliga a ripensare le operazioni di salvataggio» dice il presidente di MSF Spagna

di Ottavia Spaggiari

Sta finalmente giungendo al termine l’odissea dei 629 naufraghi a cui il governo italiano una settimana fa aveva impedito lo sbarco. L’Aquarius e le altre due imbarcazioni su cui parte delle persone salvate a largo della Libia erano state trasferite in settimana stanno arrivando al porto di Valencia. Il primo sbarco all'alba di domenica. Ad accoglierle, cartelli in cinque lingue che recitano “Benvenuti a casa vostra” e una fortissima presenza della società civile spagnola: circa mille volontari della Croce Rossa, 300 donne e uomini della Guardia Civil, 200 operatori sanitari e 450 traduttori.

SOS Mediterranee e Medici senza frontiere, le due Ong che gestiscono l’Aquarius, si dicono sollevate per l’esito della missione, senza però perdere di vista la criticità di quello che è successo nell’ultima settimana. «Questo dell’Aquarius è un precedente pericoloso che ci obbliga a ripensare le operazioni di salvataggio», ha dichiarato David Noguera, presidente di MSF Spagna, «Mentre i salvataggi dovrebbero proseguire noi abbiamo una nave in navigazione verso Valencia che così perde tra gli 8 e i 10 giorni di operatività. Siamo tutti chiamati in causa, in particolare l’Unione Europea e i Paesi Membri a ripensare il modello precedente. È inaccettabile che dopo tre o quattro anni di operazioni abbiamo ancora questo livello di sofferenza e di mortalità nel Mediterraneo, che è diventato il corridoio migratorio più mortale al mondo. Speriamo che l’evento dell’Aquarius che ha attirato così tanta attenzione serva non solo ad aiutare le 629 persone a bordo, ma che spinga le autorità coinvolte a trovare una soluzione più solidale e umana per affrontare le migrazioni».

Dopo la chiusura dei porti italiani e il trasbordo di parte dei naufraghi sulla nave Dattilo della Guardia Costiera italiana e la Nave Orione della Marina militare, le tre imbarcazioni sono state costrette a dirigersi in Spagna dove era stata data la disponibilità ad aprire il porto di Valencia. A causa del maltempo la navigazione è stata particolarmente difficile. «Questa non è una nave da crociera», ha dichiarato Aloys Vinard, coordinatore di MSF, rispondendo alla dichiarazione del Ministro dell’Interno Matteo Salvini che aveva dichiarato «Non possono decidere dove cominciare e finire la crociera. È tutto sotto controllo, è tutto tranquillo, non c’è problema alcuno. Mi sembra che l’arrivo sia previsto sabato senza intoppi». In realtà proprio a causa del forte vento e del mare grosso, le tre imbarcazioni hanno dovuto posticipare l’arrivo.

«Questa è una nave da ricerca e soccorso. Non è fatta perché le persone rimangano a bordo più di due, tre o quattro giorni. Per via del tempo abbiamo chiesto a tutti di restare al coperto ed erano ammassati nell’unica stanza che abbiamo. Le persone sono state male per via delle onde», ha spiegato Aloys. «È stato difficile e continuo a pensare a quella mamma che cercava di allattare il suo bimbo mentre stava malissimo».

Foto: Karpov/SOS Mediterranee


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