In Sicilia ci sono il 42% di tutti i minori non accompagnati presenti in Italia. Il Tribunale per i Minorenni di Palermo ha nominato alcuni sindaci tutori provvisori, incaricandoli però nel decreto di trasferire i minori in un altra zona d'Italia, là dove possano avere un tutore volontario. La Garante Infanzia, Filomena Albano: «decreti rivoluzionari»
Il Tribunale per i minorenni di Palermo ha emesso negli ultimi giorni una trentina di decreti che Filomena Albano, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, definisce «rivoluzionari». Il presidente del Tribunale per i Minorenni di Palermo, Francesco Micela, si è trovato nell’impossibilità di nominare un tutore volontario per i minori non accompagnati. L'impossibilità è nota ed è dovuta al fatto che «non si rinvengono tutori volontari disponibili»: perché ai tutori disponibili sono già state assegnate tutte le tutele possibili oppure perché quelli che potrebbero riceverne altre risiedono lontano dalle strutture che ospitano i ragazzi. Ma soprattutto perché in Sicilia c'è un numero esiguo candidati tutori rispetto al bisogno: i MNA nella sola Sicilia sono più di 5.700 su un totale, in Italia, di 13.300, vale a dire più del 42%. Un problema di uniforme distribuzione e di corresponsabilità nazionale che la Garante ha più volte denunciato.
Che fare allora? Il primo decreto ha riguardato una 17enne nigeriana: nell’impossibilità di nominare per lei un tutore volontario ma ritenendo tale figura «un riferimento sostitutivo indispensabile per il minore straniero privo di genitori», che gli «consente di esercitare i suoi diritti in modo effettivo e appropriato», ecco che il Tribunale ha proceduto alla nomina del sindaco di un comune del trapanese come tutore provvisorio della ragazza, dandogli contestualmente incarico di trasferire la minore «in una struttura comunitaria ubicata in altra zona del territorio nazionale che consenta la nomina di un tutore volontario iscritto negli elenchi previsti dalla legge 47/2017». Allo stato infatti, si legge nel decreto, «solo mediante questo trasferimento il minore potrà fruire del tutore volontario in conformità alla legge e in modo analogo a quanto accade già per i moltissimi altri minori stranieri presenti nel territorio ai quali questo ufficio ha già nominato un tutore volontario».
«Sono decreti di portata dirompente, che valorizzano il ruolo del tutore volontario. Muovono dal presupposto che la concentrazione di oltre 5mila minori non accompagnati nella sola Sicilia, il 42,8% di quelli presenti in Italia, deve essere superata, ancorando i ragazzi al tutore», commenta la Garante Albano. «I ragazzi vanno “smistati” là dove ci sono tutori disponibili e strutture disponibili. In questo modo si realizza una distribuzione uniforme sul territorio che insieme al fatto che ogni ragazzo abbia il suo tutore rappresenta la premessa per una reale integrazione».
Come avverrà concretamente il trasferimento? Come farà il sindaco del Comune siciliano a cercare e trovare la struttura di un’altra regione in cui il ragazzo sotto la sua tutela potrà avere garantito un tutore volontario? Il decreto di nomina qualche indicazione la dà. Il sindaco tutore provvisorio dovrà «avvalersi dell’ausilio del Prefetto, della struttura di Missione per l’accoglienza dei MSNA del Ministero dell’Interno e dello SPRAR» mentre «ai fini dell’individuazione della struttura comunitaria in cui trasferisce il minori va coinvolta – dice sempre il decreto – l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, cui la legge attribuisce il monitoraggio del sistema nazionale dei tutori volontari».
Per la Garante Albano «occorre un riferimento centrale che abbia la fotografia di due elementi, da un lato le comunità che hanno posti disponibili, sia di prima accoglienza che di seconda accoglienza e dall’altro dei tutori». Basterà? «Se non altro è un passo in avanti per realizzare il superiore interesse delle persone di minore età. Questi decreti di nomina – ne sono arrivati una trentina insieme – sono espressione della funziona sociale della magistratura che non si limita a seguire una filiera già collaudata ma si muove in senso propositivo, tentando di individuare soluzioni che concretamente rispondano all’interesse dei ragazzi». Ottima quindi la decisione dei magistrati di Palermo ma – prosegue la Garante – «resta impellente l’esigenza che le istituzioni ora cooperino, ciascuna per la propria parte, per attuare strutturalmente un’equa distribuzione. Si tratta di garantire i diritti, le condizioni di vita, l’integrazione e il contrasto alla marginalizzazione sociale e alla devianza di ragazzi vulnerabili».
Nelle scorse settimane è partito anche "Terreferme", un progetto pilota promosso da CNCA e Unicef in collaborazione con il Garante dei diritti dei minori del Comune di Palermoper sperimentare un modello di affido familiare in un’ottica di corresponsabilità istituzionale nazionale, costruendo percorsi per cui famiglie affidatarie della Lombardia e del Veneto sono state formate per accogliere MNA che sono stati ospiti in prima accoglienza nel comune di Palermo. La prospettiva è quella di definire un modello di prassi che coinvolga l’intero territorio italiano, in percorsi che dopo la prima accoglienza nel Sud d’Italia, principale bacino di arrivo, distribuiscano la seconda accoglienza su tutto il territorio italiano.