Big Picture Learning
Scuola

Debutta in Italia la scuola "one kid at a time"

3 Settembre Set 2018 1813 03 settembre 2018
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Sono partite oggi a Biella le lezioni della Scuola HNK, riconosciuta a giugno, legata al movimento Big Picture Learning. Il cuore del metodo? Un ragazzo alla volta. «La scuola italiana dice cose meravigliose sull’inclusione e la personalizzazione ma nella realtà è tutt’altro che inclusiva e personalizzata, è impossibile farlo. Riorganizzando le risorse e il sistema invece quello che altrove sembra impossibile, accade», dicono i fondatori. La retta? In base all'Isee

A Biella oggi una nuova scuola superiore ha dato il via alla sua attività didattica. Gli studenti sono 14, di cui 11 nuovi iscritti, al loro primo incontro con una scuola così radicalmente “alternativa” e tre che l’anno scorso hanno seguito l’attività della classe “pilota” e stanno sostenendo in questi giorni gli esami di idoneità alla classe successiva. Si chiama Scuola HNK, dal nome di Hannake te Braake, una delle prime esperte del metodo "One kid at a time" (un ragazzo alla volta) ideato dagli americani Dennis Littky e Elliot Washor contro la dispersione scolastica. Quell’approccio è utilizzato oggi da un centinaio di istituti al mondo, legati al network Big Picture Learning. Quella di Torino è la prima in Italia: il percorso è quinquennale e il diploma che permetterà di conseguire sarà quello di liceo delle scienze umane ad indirizzo economico e sociale, ovviamente con la necessità di sostenere ogni anno gli esami di idoneità alla classe successiva.

Il riconoscimento come scuola non paritaria è arrivato lo scorso 21 giugno dall’Ufficio Scolastico Regionale, al termine di un percorso avviato nel 2013 da Fabio Pirola, un ex insegnante di religione nelle scuole medie e superiori, rimasto letteralmente «folgorato» dalla lettura di “Drive –La sorprendente verità su ciò che ci motiva nel lavoro e nella vita” di Daniel Pink, nel board di Big Picture Learning. A lui si aggiunge dopo poco Chiara Jorioz, insegnante di francese, che dopo un anno in Germania, al suo rientro riesce a veder meglio cos’è che non va nella scuola italiana. La storia di Big Picture Learning Italia inizia così.

«Personalmente da insegnante vedevo che qualcosa nella scuola italiana non funziona: è obsoleta, ci sono ingranaggi che non funzionano ma non capivo esattamente cosa fosse. Poi ho capito che la scuola italiana dice cose meravigliose sull’inclusione e la personalizzazione ma nella realtà è tutt’altro che inclusiva e personalizzata, è impossibile farlo», racconta Jorioz. Big Picture Learning «lavora esattamente su quello: crea una relazione con ogni ragazzo e disegna un percorso didattico per ciascuno. Non esistono più i BES perché tutti hanno un percorso su misura. Come è possibile? Riorganizzando le risorse di una scuola. Quello che altrove sembra impossibile, qui l’ho visto accadere». Le lezioni (ma il sito parla di “quello che ordinariamente vengono definite lezioni”) si svolgono da inizio settembre (oggi) a fine giugno, dalle 8:30 alle 16:30. Gli spazi però restano a disposizione degli studenti anche più tardi. Il tempo trascorso a scuola cambia completamente: gli studenti imparano a gestire il proprio tempo come professionisti, mettendo in gioco tutte le loro passioni. «La nostra valutazione si divide in tre aree, una accademica, le competenze per la vita e le competenze professionali», spiega Fabio Pirola: «il lavoro è una leva fondamentale e il fatto che la sede della scuola sia all’interno di un acceleratore d’impresa - il SellaLab - permette ai ragazzi di entrare in contatto con professionisti, da assumere come “modelli vincenti” ma anche al cui fianco sedersi per imparare sul campo. Perché siamo andarti a prendere un modello americano? Perché abbiamo visto i risultati, anche loro hanno fatto una lotta contro il sistema – perché non è solo la scuola che non funziona, è tutto il sistema – e hanno dimostrato che cambiando si ottengono risultati».

Big Picture Learning infatti ha molto da dire nel contrasto alla dispersione scolastica: nei due anni passati già 19 ragazzi hanno frequentato l’attività di Big Picture Learning a Biella: «alcuni avevano lasciato la scuola, altri erano drop out passivi, ma abbiamo avuto anche ragazzi eccellenti che la scuola non valorizzava. Tutti hanno riconosciuto il grande cambiamento avvenuto nei ragazzi», afferma Pirola. Il fulcro della scuola è l’advisory, che supervisiona tutta l’attività scolastica e sociale di ogni ragazzo, cercando di capire su cosa puntare, le sue passioni, le sue competenze: «È come la guida di montagna, le gambe sono tue ma sei legato a lei con la corda, hai un aggancio e nelle difficoltà ti aiuta a trovare una soluzione. Cosa che nella scuola non c’è», esemplifica Pirola.

Dal punto di vista giuridico, Big Picture Learning è un’associazione che punta ora a diventare Impresa sociale. Dalla primavera del 2015, Big Picture Learning Italia ha la sua sede operativa presso SellaLab, incubatore e acceleratore d’impresa: «siamo trattati come una startup, l’unica non profit dell’incubatore. Ci ha fatto molto crescere, solitamente chi lavora nel sociale ha poche capacità imprenditoriali», sottolinea Pirola. La retta? La stessa dell’asilo nido comunale di Biella, dai 50 ai 390 euro al mese, a seconda dell’Isee: «non volevamo una scuola per l’elite economica ma per tutti, perciò abbiamo scelto di agganciarci alle tariffe di un servizio educativo pubblico». Ovviamente le rette non coprono i costi, per cui ben venga il fundraising.

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