3,5 milioni di ragazzi che hanno abbandonato la scuola in vent'anni, con un costo per la collettività di 55 miliardi di euro: Tuttoscuola rilancia l'emergenza drop out. Save the Children ha puntato sulla prevenzione della dispersione scolastica, con Fuoriclasse in Movimento: «Se a scuola i bambini stanno bene, si sentono ascoltati, vedono che la scuola cambia grazie a loro, l’abbandono sarà più difficile»
All’Istituto Comprensivo San Camillo di Padova hanno la “scatola della gentilezza”: il lunedì mattina ogni alunno pesca il biglietto con il nome del bambino con cui essere gentile per tutta la settimana. Il nome non va svelato, ma si creano relazioni improvvise tra compagni che nemmeno si guardavano e i pregiudizi così cadono. Mentre dall’Istituto Comprensivo Ferdinando Russo di Napoli è partita la sperimentazione della “agenda settimanale”, una metodologia della didattica aperta, che il prossimo 5 ottobre coinvolgerà tutte le scuole del Movimento: l’insegnante assegna a ciascun alunno una consegna specifica, lasciando a ciascuno la libertà di organizzarne l’esecuzione nell’arco della settimana, in base ai propri tempi e modi. Sono alcuni esempi concreti dei cambiamenti che accadono nella scuola quando si dà la parola ai ragazzi. Partecipazione è la parola-chiave di Fuorclasse in Movimento, la rete nazionale promossa da Save the Children per favorire il benessere scolastico a garanzia del diritto all'istruzione per tutti e per contribuire al rinnovamento delle metodologie con cui si affronta la dispersione scolastica.
«Lavoriamo con le scuole primarie e secondarie di primo grado, quindi sulla prevenzione dell’abbandono: l’idea è che se a scuola i bambini stanno bene, si sentono ascoltati, vedono che la scuola cambia grazie a loro, l’abbandono sarà più difficile. Stanno accadendo cose meravigliose, il cambiamento si sta manifestando», spiega Francesca Giolivo, coordinatrice nazionale di Fuoriclasse in Movimento. Le scuole che hanno già aderito alla rete sono 170, impegnandosi a realizzare le 15 azioni previste dal Manifesto, con 20mila studenti e 2mila i docenti coinvolti. Si va dalla “settimana dello studente” al circle time, passando per la riqualificazione degli spazi: «ogni anno la scuola sceglie l’obiettivo su cui concentrarsi, noi garantiamo formazione ai docenti, accompagnamento nella progettazione e monitoraggio dell’azione scelta». Il fulcro di tutto sono i Consigli Fuoriclasse, percorsi di partecipazione gestiti da rappresentanti degli studenti e dei docenti: «è lì che i bambini immaginano, progettano e poi realizzano azioni di cambiamento. Ascoltare davvero i bambini è difficile ma il protagonismo degli alunni, quando è reale, genera un ripensamento di tutta la didattica».
All’inizio dell’anno scolastico, il sito specializzato Tuttoscuola, con il dossier La scuola colabrodo, ha rilanciato ieri con forza l’urgenza di occuparsi degli early school leavers. Negli ultimi vent’anni, dal 1995 a oggi, 3 milioni e mezzo di studenti hanno abbandonato la scuola statale, su oltre 11 milioni di iscritti alle superiori. Tre milioni e mezzo di ragazzi dal futuro più povero: un problema di biografie personali ma anche per il sistema Paese. Tutto questo con un costo enorme: in media 2,9 miliardi di euro l’anno. Tenuto conto che lo Stato investe per ogni studente della scuola secondaria superiore 6.914,31 euro l’anno (fonte Education at a glance,OCSE), il costo per quei 3,5 milioni di studenti che non ce l’hanno fatta si può stimare in circa 55 miliardi di euro dal 1995 ad oggi. «Una spesa improduttiva di 55 miliardi di euro, versati nelle casse dell’ignoranza», afferma Tuttoscuola.
E l’emorragia continua: se non interveniamo subito, oltre 100mila studenti appena iscritti alle superiori potrebbero non arrivare al diploma. Dati non nuovi (qui l’ultimo report del Miur e le raccomandazioni della recente Cabina di regia sulla dispersione scolastica), ma sempre impressionanti. In termini assoluti e relativi, questi ragazzi, i cosiddetti "dispersi", sono in realtà sempre meno: diminuisce la media italiana e diminuisce in molte regioni, anche al Sud, dove da sempre il fenomeno è più forte. Ma la dispersione scolastica è ancora una emergenza nazionale sia perché siamo lontani dall'obiettivo europeo che fissa al 10% il limite massimo di "Early School Leavers" (la media nazionale è il 13,8%) sia perché è molto forte la disuguaglianza tra regioni e territori.