Migranti © Danilo Balducci:Sintesi
Immigrazione

Decreto Salvini: Eliminata la voce protezione umanitaria, cambia nome e sostanza lo Sprar

24 Settembre Set 2018 1651 24 settembre 2018
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Ecco il testo del provvedimento a cui ora per diventare legge manca solo la firma del Presidente della Repubblica. Prevale lo sconcerto da parte di esperti e operatori sociali: "Si cerca di eliminare il problema radendolo al suolo. Ma è una strategia destinata al fallimento, perché produrrà l’effetto opposto, ovvero più irregolarità"

Sparisce la dicitura “motivi umanitari” dal Testo unico del 1998 (dl 25/98) che regola l’immigrazione, e con essa la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno se non per “casi speciali”, ovvero “condizioni di salute di eccezionale gravità” o “situazione di contingente o eccezionale calamità del Paese dove lo straniero dovrebbe fare ritorno”. Cambia nome lo Sprar, Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, che diventa “Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e minori stranieri non accompagnati”, perché i richiedenti asilo non saranno più ammessi alle pratiche di formazione e inserimento sociolavorativo – virtuose e considerate un modello per tutta Europa – che ha portato avanti finora tale Sistema. Sono due dei numerosi provvedimento contenuti nel Decreto legge su immigrazione e pubblica sicurezza (cosiddetto Decreto Salvini), approvato nella tarda mattinata di lunedì 24 settembre 2018 dal Consiglio dei ministri.

Il decreto
Ecco il testo di 80 pagine, in allegato in coda all’articolo, che sta arrivando nelle mani del Presidente della Repubblica a cui spetta il compito di renderlo effettivo, firmandolo. Riportiamo uno dei passaggi iniziali contenuti nella Relazione illustrativa (pag. 28) del documento, che segue l’elenco dei cambiamenti legislativi e precede la Relazione tecnica conclusiva.

“Il presente intervento normativo si rende necessario ed urgente nell’ambito di una complessa azione riorganizzativa, concernente il sistema di riconoscimento della protezione internazionale e le forme di tutela complementare, finalizzata in ultima istanza a una più efficiente ed efficace gestione del fenomeno migratorio nonché ad introdurre misure di contrasto al possibile ricorso strumentale alla domanda di protezione internazionale”.

“Il presente decreto elimina la possibilità per le Commissioni territoriali e per il Questore di valutare, rispettivamente, la sussistenza dei “gravi motivi di carattere umanitario” e dei “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano”, abrogando, di fatto, l’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari e introducendo una tipizzazione delle tipologie di tutela complementare”.

Le reazioni
E’ uno sconcerto pressoché unanime a prevalere tra le organizzazioni della società civile che si occupano a vario titolo di immigrazione non appena si è saputa l’approvazione del Decreto in Consiglio dei ministri. A caldo Vita.it ha raggiunto Valerio Cataldi, presidente di Carta di Roma, associazione che da 10 anni monitora un uso corretto del linguaggio legato ai fenomeni migratori: “Questo decreto segue una strategia che è iniziata con il contrasto ai soccorsi umanitari in mare, ovvero si cerca di eliminare il problema radendolo al suolo. Ma è una strategia destinata al fallimento”, indica Cataldi. “Fallirà perché avrà purtroppo come esito l’effetto opposto, ovvero aumenterà la clandestinità di persone che non avranno più un’accoglienza adeguata e, di conseguenza, si acuiranno le tensioni sociali. Ricordiamoci che se si iniziano a restringere i diritti per alcuni, in questo caso i migranti, di fatto si restringono per tutti: c’è in gioco la libertà individuale”.

Nelle ultime ore si sono espressi anche il network Refugees welcome, l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Legacoop sociali e Cittadinanzattiva (leggi qui). A esse si aggiunge il Cnca, Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, tramite la sede lombarda. “Il provvedimento modifica la normativa in materia dell'accoglienza dei profughi, in particolare dei richiedenti asilo, abolendo il permesso umanitario. Il Cnca Lombardia promuove un modello opposto: un contesto di cittadinanza attiva e democrazia partecipata, nel quale si collocano ad esempio le esperienze dirette di cittadini che hanno scelto di essere famiglie accoglienti di minorenni migranti soli”, spiega Liviana Marelli, referente nazionale Cnca per Infanzia, adolescenti e famiglie. “È un esempio il progetto Terreferme gestito dal Cnca in accordo con Unicef: che pone al centro il diritto di ogni minorenne di sperimentare relazioni familiari accoglienti e prossime e contestualmente percorre concretamente la strada dell’etica della “corresponsabilità” dove cittadini/famiglie del Nord - Veneto e Lombardia - accolgono minorenni migranti soli ospiti di strutture in Sicilia, regione di sbarco e con il 42% circa di minorenni migranti soli presenti”.

Netto anche Filippo Miraglia, vicepresidente Arci nazionale: “Una pagina buia per la nostra democrazia. L'idea che sottrarre diritti al gruppo più fragile della nostra società, i rifugiati e richiedenti asilo, possa in qualche modo risolvere i problemi del Paese. Ridurre lo spazio dei diritti per un gruppo, una minoranza, oltre ad essere contrario ai principi della democrazia e della nostra Costituzione, alimenta il conflitto sociale e peggiora la qualità delle relazioni nei territori”. Ancora: “Aver cancellato il permesso per motivi umanitari alimenterà solo l'irregolarità e quindi il disagio sociale di cui i Comuni, come è noto, si fanno carico. Allo stesso tempo destrutturare, riducendone pesantemente il ruolo, il sistema pubblico dello Sprar in capo ai comuni, a favore di quello privato dei Cas in capo alle Prefetture, avrà come conseguenza un aggravio della spesa pubblica per gli enti locali. Aumenteranno anche contenziosi davanti ai tribunali, con allungamento dei tempi dell'accoglienza e della spesa”.

“Quello che vediamo nel nuovo Decreto è un ulteriore passo nelle politiche migratorie repressive del governo italiano, volte a un indiscriminato arresto dei flussi e alla criminalizzazione della migrazione, in mare e in terra, e senza alcun interesse per la vita, la salute e la dignità di migliaia di uomini, donne e bambini”, riporta infine Anne Garella, capomissione Msf, Medici senza frontiere, in Italia.

Foto: Danilo Balducci/Sintesi

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