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Le associazioni: «Preoccupati dal Decreto immigrazione»

24 Settembre Set 2018 1218 24 settembre 2018
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Welcome Refugees, Comunità Giovanni XIII, Legacoop sociali e Cittadinanzattiva esprimono preoccupazione per le misure contenute nel provvedimento approvato questa mattina dal Consiglio di Ministri. Provvedimento che ridisegnerà in senso negativo il sistema nazionale di accoglienza. Per Legacoopsociali ridurre il tema delle migrazioni umane alla esclusiva attività di sicurezza non aiuta

Refugees Welcome

Le misure contenute nel decreto immigrazione approvato oggi, lunedì 24 settembre, al Consiglio dei Ministri sono fonte di forte preoccupazione per Refugees Welcome Italia. Secondo l’associazione che promuove l’accoglienza in famiglia di rifugiati e titolari di protezione, il ridimensionamento dello Sprar - fiore all’occhiello del sistema di accoglienza italiano -, l’abolizione della protezione umanitaria, l’esclusione dei richiedenti asilo dai servizi per l’integrazione, l’incremento dei grandi centri e e la stretta sulla concessione della cittadinanza, alcune delle misure contenute nel provvedimento, ridisegneranno in senso negativo l’architettura di tutto il sistema nazionale di accoglienza, soprattutto se il decreto sarà approvato senza alcuna modifica.

«Questo decreto rappresenta un preoccupante passo indietro» sottolinea Fabiana Musicco, presidente di Refugee Welcome Italia. «Invece di potenziare il sistema di accoglienza diffusa gestito dagli enti locali, che ha favorito, in questi anni, reali processi di inclusione per richiedenti asilo e titolari di protezione, si sceglie di rafforzare la logica emergenziale dei grandi centri che, oltre a non garantire alcuna integrazione, genera spesso, a causa dei pochi controlli, abusi e malversazioni».

Ad allarmare Refugees Welcome Italia è soprattutto l’abolizione della protezione umanitaria, un permesso di soggiorno che lo Stato italiano riconosce a coloro che, pur non avendo i requisiti per ottenere la protezione internazionale, presentano comunque delle vulnerabilità tali da richiedere una forma di tutela.
«Nel nostro progetto accogliamo diversi ragazzi con protezione umanitaria e conosciamo bene le loro storie», prosegue Musicco. «Sono giovani che hanno subìto abusi e violenze indicibili nei paesi in cui sono transitati per giungere in Italia, specie in Libia. Alcuni, come Samuel o Abdou, sono ex minori non accompagnati, arrivati senza genitori o parenti. Ci sono donne sole, come Blessing, mamma di una bimba di 10 mesi. Questo tipo di protezione è un modo per tutelarli, per consentirgli di costruirsi una nuova vita in Italia e di non interrompere il percorso di inserimento nel nostro Paese».

Comunità Papa Giovanni XXIII

«L'annullamento della protezione umanitaria è una scelta grave che spinge verso forme di esclusione sociale i migranti più vulnerabili». E' quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito al Decreto Immigrazione approvato stamane dal Consiglio dei Ministri. «Il sistema di accoglienza e integrazione Sprar è considerato all'estero un'eccellenza italiana — continua Ramonda — La sua destrutturazione espone il Paese ad un aumento dell'irregolarità: il contrario di quel che vuol perseguire il Governo».
«La giusta necessità di governare in modo sostenibile l'immigrazione — conclude Ramonda — non può andare a discapito della dignità, dei diritti e delle libertà delle persone che migrano alla ricerca di una vita migliore».

Legacoop sociali

Preoccupazione viene espressa anche da Legacoopsociali che a marzo 2018, insieme all’Alleanza delle cooperative sociali, ha firmato con il ministero dell’Interno la Carta della buona accoglienza ispirata dalla convinzione che attraverso percorsi di accoglienza diffusa, progetti di inclusione sociale e integrazione lavorativa si possa contribuire nel fornire una risposta concreta e umana al fenomeno delle migrazioni e del loro impatto sul nostro territorio nonché a isolare fenomeni di cattiva gestione e profitto illecito.
Principio messo a rischio dal decreto approvato in Consiglio dei ministri: il raddoppio da 3 a 6 mesi dei tempi di trattenimento nei Centri per il rimpatrio, la forte contrazione del riconoscimento dello status di rifugiato e i progetti di integrazione sociali riservati ai soli titolari di protezione e minori non accompagnati, tempi ancora più lunghi per la cittadinanza alle seconde generazioni.

«Abbiamo più volte ripetuto come siano necessarie verifiche sulla qualità dei percorsi di accoglienza e integrazione, ma annullare nei fatti il sistema dell’accoglienza diffusa realizzata in collaborazione con le amministrazioni locali, della promozione di comunità accoglienti e integrate che può essere testimoniata da numerose buone pratiche e ridurre il tema delle migrazioni umane alla esclusiva attività di sicurezza, pensiamo che non aiuti il progredire di questo nostro Paese verso una visione certa e condivisa dei diritti umani di donne e uomini senza distinzione di sesso, razza e religione, come recita la nostra costituzione», dichiara la presidente nazionale Eleonora Vanni. «Auspichiamo quindi che accanto all’attività di controllo svolta sui territori si possa affiancare un progetto culturale, sociale ed anche economico che guardi al futuro e vada nella direzione della promozione umana, nel rispetto delle differenze e dell’accoglienza dei bisogni delle persone italiane o straniere che siano».

Cittadinanzattiva

«Come promesso e previsto si ricorre, in dispregio dei presupposti costituzionali, alla decretazione d’urgenza per “rispondere” ad emergenze finte e create a tavolino o, a loro volta, frutto di decenni di cattiva gestione dell’accoglienza e dei fenomeni migratori. Con il rischio questa volta di generare vere emergenze», così afferma Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva in merito all'approvazione oggi in Consiglio dei Ministri del Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza.

«Il decreto è una sequenza di misure che inficiano garanzie fondamentali, aprendo la strada a derive potenzialmente pericolose per tutti, e che sono inoltre prive di ogni progetto di gestione e governo dell’immigrazione. Un provvedimento che: elimina una delle declinazioni del diritto costituzionale di asilo - la protezione umanitaria (sostituita dalla previsione di permessi speciali per ragioni di salute, calamità naturali e meriti civili) - ; arriva a raddoppiare i tempi della detenzione amministrativa con la falsa promessa di facilitare e massificare i rimpatri; colpisce il diritto di difesa escludendo il “patrocinio gratuito” nei casi in cui il ricorso avverso il diniego della protezione sia dichiarato improcedibile o inammissibile; aumenta il numero dei reati per i quali viene revocata la protezione internazionale.

Come se non bastasse, il decreto colpisce pesantemente la rete SPRAR, l’unico sistema pubblico di gestione dell’accoglienza, amministrato dai Comuni, concepito per favorire percorsi di integrazione con le comunità locali ed utile ad evitare o contenere possibili conflitti sociali. Così, a dispetto delle roboanti dichiarazioni d’intenti, il provvedimento rischia di aumentare da un lato il numero dei cosiddetti migranti “irregolari” e dall'altro di generare nuove tensioni.

Chiediamo che il decreto non sia convertito in legge. Altrimenti ci impegneremo perché sia smantellato davanti alla Corte Costituzionale, affinché siano ripristinati i principi di solidarietà e accoglienza su cui si fonda la nostra Costituzione».

Acli

«Il Decreto Sicurezza sui migranti sembra presentare molte criticità senza risolvere il problema della regolazione dei flussi». Sono le parole di Antonio Russo, consigliere della presidenza nazionale Acli con delega all’immigrazione, riguardo al Dl sicurezza approvato ieri dal Consiglio dei Ministri.
«Emergono infatti delle violazioni del diritto internazionale, come ad esempio l'abolizione della protezione umanitaria, che si vorrebbe sostituire con un criterio assolutamente arbitrario, come quello dei meriti civili. Chi decide se un atto socialmente rilevante è meritevole di dare al migrante che lo compie lo status di rifugiato? Ci sembra che sia legata a principi di arbitrarietà anche la norma secondo cui verrà tolto lo status di rifugiato al migrante che commette un reato per il quale è stato condannato solo in primo grado, abolendo, di fatto, un diritto fondamentale come la presunzione di innocenza, prevista fino al terzo grado di giudizio. Un'altra norma contenuta nel decreto che reputiamo lesiva di un diritto fondamentale della persona - come la libertà - è quella che porta il termine di permanenza nei Centri di accoglienza da 90 a 180 giorni. In sostanza - ha concluso Russo - tutte queste norme rischiano di creare ancor più irregolarità di quella già esistente, anche a causa del dilatamento dei tempi che si avrà con l'aumento dei ricorsi».

In apertura immagine dal sito di refugees-welcome.it

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