La nave dell'ong, rimasta senza bandiera dopo che Panama ha fatto dietro front - "su pressioni italiane", riporta Msf che è a bordo con Sos Mediterranée - fa rotta verso Marsiglia. "Stiamo lasciando sguarnito il mare e ciò significa più morti", lancia l'allarme il soccorritore Alessandro Porro nel rilanciare una petizione online, "aiutateci a tornare a salvare vite"
Mentre una vasta fetta dell’Italia solidale è sgomenta – e sta organizzando presidi in decine di città - di fronte all’arresto ai domiciliari del sindaco di Riace Domenico Lucano, continua l’odissea dell’ultima nave di un’organizzazione non governativa rimasta nel mar Mediterraneo a cercare di salvare vite umane: la Aquarius, imbarcazione di 77 metri dell’ong Sos Mediterranée su cui anche Vita.it era salita a bordo nel settembre 2017, è attualmente in navigazione verso la Francia senza una bandiera di Stato di riferimento e quindi, di fatto, “fantasma”. Nel frattempo, nel primo pomeriggio di martedì 2 ottobre arrivano notizie drammatiche da Pilotes volontaires, ong che con il proprio drone Colibrì sta sorvolando il Mediterraneo e che da notizia di un corpo senza vita in mare, viàtico di un possibile nuovo naufragio.
“Stiamo facendo rotta verso Marsiglia dopo avere effettuato, domenica 30 settembre 2018, il trasbordo delle 58 persone recuperate ben dieci giorni prima in mare dopo che erano partire dalla Libia”, spiega a Vita.it Alessandro Porro, soccorritore di Sos Mediterranée a bordo dell’Aquarius. Ecco alcune immagini video di momenti del trasbordo, arrivate direttamente dal personale della nave, in cui vedono diversi bambini alcuni dei quali scappati con le proprie famiglie anche dalla Libia stessa, in conseguenza della violenta instabilità politica.
“Il fermo a Marsiglia è motivato dalla necessità di risolvere il problema della bandiera”. La scorsa settimana, mentre era in mezzo al mare, infatti, l’Aquarius si era vista revocare dalle autorità di Panama l’iscrizione dal registro delle imbarcazioni di quel Paese (che con il 40% del totale delle navi mondiali è lo Stato con più autorizzazioni in essere, ovvero quasi una nave su due nei mari del mondo batte vessillo panamense) sulla base, secondo l’ong Msf che opera con i propri medici a bordo di Aquarius “pressioni alle autorità panamensi da parte del governo italiano per fermare i salvataggi”. Da allora, alcuni Stati come il Portogallo e la Francia hanno espresso solidarietà alla Aquarius, ma senza concedere alcuna bandiera.
“Senza di noi il Mediterraneo, che ha fatto registrare in questi mesi un forte aumento della percentuale di persone morte in mare, rimarrà ancora più insicuro”, continua Porro. “Abbiamo lanciato una richiesta di solidarietà europea attraverso una petizione e riscontriamo che la società civile si sta muovendo per dire che il fermo delle operazioni di soccorso in mare è inaccettabile: il nostro è un vero e proprio SOS per fare cambiare le politiche dei Paesi europei e permettere a chi salva vite di tornare in mare a fare il proprio dovere finché sia necessario”.
Ecco il testo della petizione Salviamo Aquarius e il soccorso in mare, che ha raggiunto 90mila firme e avrà un momento pubblico di rilancio il 6 ottobre con manifestazioni in varie piazze di città europee. Anche Filippo Grandi, capo dell'Unhcr, Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, ha espresso in via ufficiale disappunto per la situazione attuale, ricordando come riporta AgenSir che "i salvataggi in mare vanno fatti" e "gli sbarchi devono avvenire nel porto più sicuro vicino al salvataggio”. Ancora Grandi: “Noi ammiriamo il lavoro della Guardia costiera italiana ma l’assenza di Ong ha fatto diminuire questa capacità e causato un aumento di morti. Invito a dare spazio a tutti in questo importante sforzo umanitario e ad una condivisione dell’accoglienza tra i Paesi europei".
Nella foto di Maud Veith per Sos Mediterranée uno dei momenti di attesa nei giorni precedenti al trasbordo delle persone recuperate dalla Aquarius verso una motovedetta maltese