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Anteprima magazine

I pionieri della circular economy

3 Ottobre Ott 2018 1519 03 ottobre 2018
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L’economia del riuso è quella del futuro. Alcune imprese lo hanno capito. Il sistema Italia ancora no. È ora di correggere la rotta. Il numero di VITA in distribuzione dal 5 ottobre

Non è più una questione di forma (circolare o lineare), ma di tempo. Il fatto è che ormai è riconosciuto che non esiste un’opzione alternativa alla circular economy. E l'Italia nella corsa alla sostenibilità è in pole position.

Secondo Eurostat il nostro Paese, con 256,3 tonnellate per milione di euro prodotto, è il più efficiente tra i grandi Paesi europei nel consumo di materia dopo la Gran Bretagna (che impiega 223,4 tonnellate di materia per milione di euro e che ha però un’economia più legata alla finanza).

L’Italia ha migliorato la sua performance rispetto al 2008 dimezzando il proprio consumo, facendo molto meglio rispetto per esempio alla Germania che, oggi, impiega 423,6 tonnellate di materia per milione di euro.

Siamo poi secondi per riciclo industriale con 48,5 milioni di tonnellate di ri uti non pericolosi avviati a recupero (dopo la Germania con 59,2 milioni di tonnellate ma prima di Francia, 29,9 t; Regno Unito, 29,9 t. e Spagna, 27 t). Un recupero che fa risparmiare energia primaria per oltre 17 mln di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno, ed emissioni per circa 60 mln di tonnellate di CO2 (elaborazione Istituto di ricerche Ambiente Italia).

Duccio Bianchi che ha curato proprio per Edizioni Ambiente (un punto di riferimento imprescindibile per chi si occupa di questi temi) il volume “Economia circolare in Italia” propone altri dati da prendere in considerazione. Per ogni chilogrammo di risorsa consumata, l’Italia genera — a parità di potere d’acquisto (Pps) — 4 euro di Pil, contro una media europea di 2,24 e valori tra 2,3 e 3,6 in tutte le altre grandi economie europee (valori peggiori caratterizzano le economie dei Paesi dell’Europa orientale, anche per la maggiore rilevanza di alcune industrie).

Pur essendo un Paese con livelli di efficienza già superiori alla media europea nel 2000, l’Italia è anche il Paese europeo che ha conosciuto tra il 2000 e il 2016 il miglioramento dell’efficienza d’uso delle risorse più consistente (+281%, sempre in Pps).

Come per tutti gli indicatori vi sono ovviamente molte variabili che possono rendere “apparente” un miglioramento di produttività. Per l’Italia però il miglioramento non appare principalmente connesso a fenomeni di deindustrializzazione e delocalizzazione. Risulta invece dovuto alla forte riduzione del consumo di minerali non metallici (e etto in primo luogo della riduzione della produzione edilizia), dei metalli (e etto sia del maggiore riciclo sia della contrazione della produzione di acciaio) e dei combustibili (effetto della crescita delle rinnovabili). Non dimentichiamo poi che il nostro Paese, essendo povero di materie prime è storicamente orientato al riuso... (per continuare a leggere l'articolo clicca qui)

Il numero del magazine di ottobre afronta il tema della circolarità riassumendo i numeri del fenomeno e andando ad approfondire i migliori esempi di innovazione sul territorio, suddivisi in macro categorie (Energia, Moda, Food, Banche, Società, Famiglia), per concludere con un focus sulle filiere.

Ecco l'indice del numero di ottobre

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