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Partita Mediterranea, nave della società civile con bandiera italiana

4 Ottobre Ott 2018 1644 04 ottobre 2018
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Salpata da Augusta, è un rimorchiatore adattato a rimanere in mare per attività di osservazione e, in caso di emergenze, soccorso in mare. Varie associazioni e ong i promotori dell'iniziativa, inedita nella Storia d'Italia e nata "perché le politiche europee hanno lasciato il vuoto laddove muoiono persone. Abbiamo la consapevolezza di trovarci dove non vorremmo essere, ma ci siamo dato che è fondamentale raccontare quello che accade", spiegano i promotori

È in mare. è una nave battente bandiera italiana. Sta navigando verso il cuore del Mar Mediterraneo, per vedere quello che accade. E soprattutto per raccontarlo. Ma, se necessario, ha pronto ogni mezzo per intervenire a salvare vite in pericolo. Stiamo parlando di Mediterranea, un rimorchiatore messo a punto dopo mesi di preparazione da una fitta rete di associazioni, organizzazioni non governative e volontari che volvevano reagire di fronte allo spazio lasciato vuoto dalle altre navi delle ong in conseguenza a una politica sempre più aggressiva nei loro confronti.

Mediterranea (nome di navigazione "Mare Jonio") è partita la notte tra il 3 e il 4 ottobre 2018 dal porto di Augusta, Sicilia. Ora è nei pressi di Malta. “Stiamo navigando il mare con la consapevolezza di trovarci dove non vorremmo essere, perché non dovrebbero più esistere persone costrette a diventare naufraghe da salvare e persone costrette a diventare salvatori”, scrivono i promotori di Mediterranea sul sito attivo da oggi 4 ottobre 2018, mediterranearescue.org, che lancia anche una raccolta fondi a supporto dell’iniziativa. La nave, lunga 37 metri, larga 9 e avente un equipaggio di 11 persone capitanate da Roberto Scaini, ha a bordo anche il deputato Erasmo Palazzotto e la scrittrice Elena Stancanelli, mentre assieme alla barca è partito un veliero in cui sono ospitati vari giornalisti (tra cui Nello Scavo di Avvenire e il fotoreporter Valerio Nicolosi) pronti a documentare quanto accade in mare. Per i fondi necessari a mettere in assetto la nave gli organizzatori hanno avuto un prestito da Banca Etica.

Il progetto vede tra i promotori Arci nazionale, Ya Basta di Bologna, le stesse ong già presenti in mare come Sea-Watch e Proactiva Open Arms, il magazine online I Diavoli e l'impresa sociale Moltivolti di Palermo. I garanti del progetto sono un gruppo di parlamentari, con il sostegno di esponenti del mondo della cultura e della società civile. “Quello che faremo è raccontare. Esserci è fondamentale, di fronte al vuoto lasciato dalle politiche europee”, sottolinea in conferenza stampa il regista Alessandro Metz, presente con Sandro Veronesi in rappresentanza di altre persone note al pubblico come Michela Murgia, Gipi, Paolo Virzì, Alessandro Bergonzoni, Teresa Ciabatti. "E' un'operazione che abbiamo preparato da diversi mesi, per ridare dignità all'Italia, di fronte a un governo che è complice di quello che sta accadendo nel mare, ovvero della morte di tante persone innocenti", rimarca Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci nazionale. "Siamo in tanti, nella società civile e negli organi di stampa attenti al fenomeno, a denunciare da tempo quanto accade nel mare e in Libia, dove le persone subiscono gravi violenze che portano anche in questo caso alla morte. E' una cosa del tutto insopportabile, e Mediterranea rappresenta una reazione collettiva per salvare l'onore del nostro popolo".

“Confidiamo di poterci coordinare pienamente con la Guardia costiera, come si faceva fino a qualche tempo fa”, sottolinea Giorgia Linardi di Sea-Watch. “Agli uomini e alle donne delle Capitanerie di porto abbiamo espresso totale solidarietà per gli attacchi che hanno ricevuto nella loro missione fondamentale, ovvero di avere salvato vite umane”, aggiunge Metz. “Noi racconteremo, poi sta a tutti i giornalisti riportare nel modo migliore gli accaduti e a a chi di dovere trarre conclusioni in merito a quanto avviene oggi in mezzo al Mar Mediterraneo”, conclude Alessandra Sciurba, una delle persone referenti di Mediterranea, “bisogna parlare di immigrazione con razionalità, senza costruire emergenze attraverso la propaganda. Porto l’esempio del 2006: allora sono entrate in Italia con il decreto flussi 550 mila persone, quasi tre volte il numero dell’anno di maggiori arrivi dal mare, il 2016. Nessuno aveva ha lucrato sul viaggio, e nessuna aveva parlato di invasione”.

Screenshot delle 17.25 del 4 ottobre 2018 (da Vesselfinder.com)

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