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Adozioni: le famiglie italiane hanno dimostrato di esserci, ora però serve supporto

Il 66% dei minori adottati in Italia nel primo semestre del 2018 aveva uno special needs. Le famiglie Italiane sono particolarmente generose nell’accoglienza di questi bambini ed è un grande valore. Una generosità consapevole che si radica nel lavoro fatto dall’associazionismo familiare, dagli enti autorizzati e dai servizi territoriali. Si tratta ora di continuare ad investire in questo senso, a cominciare dalla scuola e dalla salute

di Monya Ferritti

Il Convegno di Firenze, “L’accoglienza di bambini in stato di abbandono nel mondo: strumenti giuridici a confronto” ha avuto il grande merito, dopo mesi di grande lavoro, di restituire alla Commissione per le Adozioni Internazionali il ruolo di promotore del confronto tra gli attori principali del mondo dell’adozione, con i quali condividere idee e buone prassi e riconoscere criticità.

È stato sottolineato da più voci nel corso dell’incontro che le famiglie Italiane sono particolarmente generose nell’accoglienza di bambini e ragazzi con special needs: secondo i dati CAI nel primo trimestre 2018 il 66% degli ingressi ha riguardato minori con bisogni speciali e questa predisposizione ha contenuto il calo delle adozioni in Italia rispetto al resto del mondo. È però fondamentale sottolineare che la particolare generosità all’accoglienza delle famiglie italiane è dovuta a una radicata e diffusa cultura sui significati sociali, psicologici e giuridici dell’adozione stessa, risultato del lavoro di formazione e supporto fatto in tanti anni dall’associazionismo familiare, dagli enti autorizzati e dai servizi territoriali. Il sistema italiano ha prodotto un modello che permette alle famiglie di essere maggiormente generose con consapevolezza e di accogliere, nel mondo, quei bambini che, come è stato detto, gli altri Paesi lasciano e che invece con le nostre famiglie diventano figli.

Si tratta ora però di continuare ad investire in questo senso, perché le famiglie che si creano dovranno essere accolte e sostenute da una rete solida e professionale e soprattutto specializzata sulle nuove sfide che pone l’adozione internazionale, non solo i bisogni speciali ma anche i contatti con le famiglie di origine. Occorre quindi creare o rafforzare le reti nelle Regioni tra gli attori tradizionali e l’associazionismo familiare su tematiche quali la scuola e la salute. Questi ultimi sono soltanto due dei punti cardine su cui si gioca il benessere delle famiglie adottive e, sebbene tanto sia stato fatto, tanto è ancora da fare e da consolidare.

Le famiglie Italiane, alla prova dei fatti, hanno mostrato di esserci. Non possono però venire a mancare il sostegno e il supporto nel post adozione delle istituzioni nazionali e territoriali, in particolare un necessario investimento nei servizi sociali e sanitari, sia in termini di risorse umane che finanziarie, una maggiore formazione e una migliore distribuzione delle risorse esperte.

*Monya Ferritti è presidente del Coordinamento CARE

Photo by Renee Fisher on Unsplash


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