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Sport, l’exercise oncology elisir di benessere

Innegabili i benefici della pratica sportiva nel trattamento dei pazienti onco-ematologici, abbassa il tasso di mortalità contrasta la perdita di massa muscolare causata da radio e chemioterapia, migliora il metabolismo basale del 7% circa e riduce il rischio di recidiva fino al 40%. Dalla vela terapia di Itaca a Fitwalking for Ail i progetti messi in campo dall'associazione

di Redazione

Per tutti lo sport è un vero e proprio elisir di benessere, ma nel caso dei pazienti oncologici può davvero salvare o allungare la vita. È quanto è emerso nel corso del convegno “Combattiamo la leucemia… anche con lo sport” organizzato da Ail Associazione Italiana contro le Leucemie, i linfomi e il mieloma, nell’ambito della manifestazione ExpoSalus and Nutrition di Roma.
Praticare sport con costanza prolunga la sopravvivenza, riducendo la progressione e la recidiva della malattia, a dirlo uno studio realizzato su migliaia di pazienti onco-ematologici che ha dimostrato che ha dimostrato anche un miglioramento dal punto di vista dell’umore. Quest’ultimo punto non è da sottovalutare, soprattutto se si considera che i pazienti onco-ematologici si trovano spesso ad affrontare dei trattamenti molto debilitanti per il proprio fisico, che si protraggono per un lungo lasso di tempo. Nonostante le evidenze scientifiche, però, secondo Ail sono pochi i pazienti affetti da un tumore del sangue che fanno sport con quella continuità e intensità necessarie a ottenere i molteplici benefici che esso determina. Questo è dovuto in parte a barriere culturali che ancora permangono, e in parte a questioni di ordine pratico, che non rendono accessibile l’esercizio fisico ai pazienti.


L'intervento del presidente nazionale Ail, Sergio Amadori al convegno "Combattiamo la leucemia… anche con lo sport" – In apertura il progetto Itaca

La correlazione positiva tra attività fisica e sopravvivenza dei pazienti oncologici è dimostrata da molteplici studi, relativi a differenti tipi di tumore. «In donne fisicamente attive il rischio di cancro al seno decresce del 15-30%, nelle donne con meno di 40 anni che si allenano almeno 4 ore la settimana, l’incidenza si riduce addirittura del 50%. Anche le donne in post menopausa con una più alta attività fisica registrano una più bassa incidenza del cancro del seno», ha dichiarato il professor Stefano Balducci, Specialista in Endocrinologia e Docente Università Sapienza di Roma. «Questi dati sono stati confermati da più di 30 studi in diverse popolazioni. Per il cancro del colon 43 studi su 51 (86%) dimostrano una riduzione dal 40 al 70% del rischio di cancro nei più fisicamente attivi, con un maggiore effetto nell'uomo rispetto alla donna. Nel cancro della prostata, i soggetti fisicamente più attivi hanno una riduzione del rischio che va dal 10 al 30% diminuendo, altresì, la severità della malattia e il tasso di mortalità. Nel cancro dell'endometrio, pur nella grande eterogeneità degli studi, si assiste ad una riduzione del rischio nei soggetti più attivi dal 30 al 40%, con dimostrazione di un effetto dose/risposta. I dati sul cancro del polmone sono meno consistenti anche se probabilmente l'attività fisica ne diminuisce il rischio. Meta-analisi dimostrano una riduzione del rischio del 13% con attività ricreazionali, del 30% con più strenua attività fisica, effetti ancora presenti anche nei fumatori».

Per incentivare la diffusione della pratica dello sport tra i pazienti oncologici, Ail ha realizzato numerosi progetti, come Itaca, che avvicina i pazienti allo sport della barca a vela, ed eventi di informazione e sensibilizzazione, come la Fitwalking for Ail e la Granfondo Campagnolo Roma.

«La maggioranza dei farmaci chemioterapici induce una perdita di massa muscolare e contemporaneamente un aumento di massa grassa, in particolare di grasso viscerale, fino al 24% ad un anno dalla fine dei trattamenti», ha spiegato il professor Renato Manno docente dell’Università Telematica San Raffaele di Roma e docente Scuola dello Sport Coni a Roma. «L’allenamento della forza può essere una importante contromisura. La massa muscolare, che rappresenta almeno il 40% del peso corporeo totale, condiziona in modo elevato il metabolismo di ogni soggetto. L’allenamento della forza consente di aumentare fino a oltre 1,5 kg di massa muscolare in tre mesi, ridurre il grasso viscerale e migliorare il metabolismo basale del 7% in modo stabile e fino al 9% nelle 72 ore a seguire in soggetti non allenati».

«La pratica dell’esercizio, quando non sussistono controindicazioni mediche oggettive, ha dato in studi controllati risultati scientifici importanti. L’esercizio fisico è un potente farmaco con specifici effetti anti-tumorali, che previene l’insorgenza dei tumori, riduce il rischio di recidiva e le tossicità a breve, medio e lungo termine correlate alle terapie anti-tumorali». ha detto la dottoressa Maria Christina Cox, medico specialista in Ematologia, Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma. «La riduzione del grasso viscerale, infatti, consente l’attivazione di meccanismi intra-cellulari onco-soppressivi e l’attivazione del sistema immunitario. Possiamo, quindi, dire che i farmaci combattono il cancro, l’esercizio fisico cura il paziente con il cancro».