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Azzardo: a chi giova la “lotteria per il sociale” proposta dal governo?

Perché il Governo spinge tanto su una lotteria filantropica? Chi gestirà le piattaforme per questo "servizio"? Forse gli stessi concessionari del gioco che, oggi, traggono metà dei loro profitti dai sistemi di riscossione imposte, pagamenti e trasferimenti di valuta? Un'involuzione pericolosissima, quella di cui il governo si sta facendo promotore

di Marco Dotti

Da dove vengano certe idee sarebbe utile capirlo. Dove vadano a parare, è facile capirlo. Così, in nome della trasparenza e della lealtà, sarebbe opportuno capire da quale cilibro esca la lotteria per il sociale, relatrice ieri in commissione Affari sociali da Fabiola Bologna del M5S.

Il decreto fiscale presentato alla Camera, prevede – ha osservato la deputata – la possibilità, per gli enti del terzo settore, di «effettuare lotterie al fine di finanziare progetti filantropici. In particolare, il comma 2-bis, inserito al Senato, stabilisce che gli enti del terzo settore possano effettuare lotterie finalizzate a sollecitare donazioni di importo non inferiore a 500 euro. Il ricavato è destinato ad alimentare i fondi degli enti per la realizzazione di progetti sociali. Il successivo comma 2-ter, anch’esso introdotto al Senato, demanda ad un decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la definizione delle modalità tecniche di realizzazione delle lotterie degli enti del terzo settore, con riferimento, in particolare, alle modalità di estrazione e di controllo. La vincita è costituita unicamente dal diritto di scegliere un progetto sociale, tra quelli da realizzare, cui associare il nome del vincitore, con relativo riconoscimento pubblico».

In sostanza, poiché si parla di somme non inferiori a 500 euro dubitiamo si tratti della riffa di paese. Ben altro bolle in pentola: la gamification del dono, la sua corruzione.

Domanda un po' maliziosa. O forse no, solamente una domanda realistica: stiamo parlando di lotterie che verranno "espletate" su piattaforme di pagamento online, come quelle attualmente già gestite nelle tabaccherie da grandi soggetti concessionari del gioco d'azzardo? La risposta, per noi, è chiara: sì.
Sulla responsabilità di questo degrado morale ognuno si risponda da sé. Ma il governo, in particolare Luigi Di Maio, qualche risposta dovrebbero cominciare a darla fin da ora.


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