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Homeless, piani freddo e volontari in campo contro l’inverno che uccide

Da quest'anno a Milano i servizi di Progetto Arca dedicati ai senza dimora con il Piano freddo comunale sono h24: centri di accoglienza e Unità di strada, eppure circa 400 irriducibili non vogliono lasciare i loro rifugi di cartone e coperte rischiando ogni notte. Da parte loro le Misericordie d'Italia rispondono all'emergenza freddo anche nelle cittadine dove «ogni giorno i nostri volontari incontrano in media 30 persone» conferma Gionata Fatichenti direttore area emergenze

di Antonietta Nembri

La chiamano emergenza. Eppure di emergenziale nell’arrivo dell’inverno e del freddo non c’è proprio nulla. L’emergenza è il fatto che in meno di due mesi a Roma sono morte dieci persone senza dimora. «Dalla fine di novembre ad oggi sono ben dieci le persone senza dimora decedute a Roma, nove a causa del freddo e una a causa di un gelo molto più subdolo, quello dell’indifferenza» denuncia la Caritas di Roma. «Eventi tragici che dimentichiamo troppo in fretta, che rimuoviamo prontamente dal nostro orizzonte quotidiano. E così, in una città silenziosa nel bel mezzo del frastuono di ogni giorno, si consumano, dimenticati, tragici lutti».

A Milano, invece, le persone senza dimora decedute sono state 5. Eppure in città grazie al Piano freddo i posti a disposizione sono 2700 e, spiega Costantina Regazzo direttore servizi di Progetto Arca «è stato fatto un lavoro importante a livello di progettualità tra enti e Comune». La Fondazione che dal 1994 si occupa delle persone in stato di grave povertà ed emarginazione quest’anno con la Cri di Milano mette in campo un’Unità mobile in servizio h24 che si muove su segnalazione dei cittadini «da metà novembre sono state oltre mille le segnalazioni da parte dei cittadini. E questo è indice di una città sensibile» osserva Regazzo.
Nel capoluogo lombardo negli anni si è costruita una rete che vede diversi attori protagonisti così da avere uno stretto monitoraggio della situazione «il tentativo è quello di intercettare le persone fragili perché non bisogna dimenticare che in strada ci sono anche persone con problemi psichici e anche tanti che noi definiamo irriducibili: sono le persone che rifiutano di andare nei rifugi per proteggersi dal freddo», continua. Fondazione Progetto Arca all’interno del piano freddo mette a disposizione molti posti nei suoi centri, non solo notturni «da quest’anno abbiamo a disposizione anche 150 posti h24 cioè le persone non devono lasciare il rifugio al mattino e non dimentichiamoci che abbiamo anche un servizio post acute che ha a disposizione fino a 20 posti perché anche gli homeless vanno in ospedale o al pronto soccorso, ma quando vengono dimessi si ritrovano spesso in strada».

Le unità di strada escono tutti i giorni e in queste settimane una delle attività è anche quella di convincere chi dorme in strada ad approfittare dei rifugi, ma nonostante tutto sono circa 400 quelli che preferiscono rimanere sotto coperte e cartoni «quest’anno c’è anche una piattaforma in cui viene registrata ogni rilevazione fatta da tutte le Uds operative in città. Cerchiamo di tenere sotto controllo la situazione perché ogni caso ci deve impegnare a lavorare sempre di più», conclude Regazzo che ricorda come la fondazione sia presente anche a Roma dove opera in partnership con le onlus locali Le Orme e RomamoR in aree precise: la zona di piazza San Pietro, delle stazioni Ostiense e Tuscolana e zona Narni. «A Roma come a Milano operiamo sotto il cartello della FioPsd – la federazione degli organismi delle persone senza dimora».

Ma fuori dalle metropoli come Roma e Milano, cosa succede nelle città italiane? «Le nostre unità di strada in ogni cittadina in cui intervengono incontrano una media di 28/30 persone al giorno, sto parlando di città tra i 50 e i 100mila abitanti». A rispondere è Gionata Fatichenti, direttore dell’area emergenze delle Misericordie che con l’arrivo dell’inverno hanno fatto scattare l’emergenza freddo. Che spiega: «Come Misericordie operiamo con due modalità offrendo asilo temporaneo in alcune delle nostre sedi e con le unità di strada che intervengono sia a livello sociale, fornendo generi alimentari e coperte oltre che invitando i senza dimora ad andare nei rifugi, sia a livello sanitario perché tutte le équipe escono sempre con un infermiere».

L’invito ad aprire le porte è stato rivolte a tutte le 700 Misericordie d’Italia, ma «sappiamo che in almeno il 50% delle nostre realtà non c’è la necessità di farlo, tuttavia questa call serve a sensibilizzare e fare rete. In piazza Duomo a Firenze la Misericordia apre un suo locale per la notte poi al mattino smonta le brandine perché il locale gli serve, sempre a Firenze, dove il fenomeno è importante in città fanno servizio a turno le realtà del circondario, mentre a Empoli, una cittadina di 50mila abitanti interveniamo per aiutare una ventina di persone che vivono in strada», continua Fatichenti che spiega come la sinergia con il Comune che ha distribuito e diffuso il numero della locale Misericordia per la segnalazione delle persone in difficoltà ma ha anche messo a disposizione una vecchia scuola come rifugio abbia portato dei risultati positivi «nei piccoli centri vengono a galla anche delle belle esperienze», commenta.

Certo operare in metropoli come Milano, Roma o Napoli è più complesso «Servirebbe anche da parte del nostro mondo, parlo di quello delle associazioni, una maggiore attenzione come da parte istituzionale la predisposizione di sinergie con il volontariato. Ma non mi nascondo che a volte il problema dei senza dimora spaventa», continua ricordando che una delle soluzioni è una vera pianificazione «come abbiamo capito che avere dei defibrillatori in giro per le città è fondamentale in caso di emergenza, così dovremmo capire che non si deve aspettare l’autunno per programmare l’emergenza freddo, servono dei veri e propri piani oepratii, magari preparati ad agosto»


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