Politica & Istituzioni

Reddito di Cittadinanza, dialogo aperto sul welfare locale

Sono entrati ieri nel vivo i lavori della Commissione XI del Senato sul "decretone". Molte le aperture della senatrice Nunzia Catalfo (M5S), con un focus particolare sui servizi. E l'Alleanza contro la Povertà presenta dieci proposte per migliorare il Reddito di Cittadinanza, coerenti con l'impianto del Governo

di Sara De Carli

Prove di dialogo ieri in Commissione Lavoro del Senato sul Reddito di Cittadinanza e Quota 100, con la presentazione di 11 ordini del giorno e 1.629 emendamenti al decreto legge inviato dal Governo. Molte le aperture della senatrice Nunzia Catalfo, del MoVimento 5 Stelle, relatrice di maggioranza per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza: «a chi ha segnalato una possibile posizione marginale riservata al Terzo settore» ha fatto notare «che, al contrario, il provvedimento attribuisce ad esso un ruolo importante, sia perché è stato incrementato in maniera rilevante il Fondo nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale sia perché gli enti che vi fanno riferimento verranno coinvolti nei settori dell'inclusione sociale, della formazione e della gestione dei beneficiari di assegno di ricollocazione». A chi ha criticato la scelta di inserire nello stesso provvedimento misure per la lotta alla povertà e politiche attive per il lavoro ha replicato che «i due ambiti sono infatti strettamente connessi e le finalità di superamento del disagio sociale e di reinserimento lavorativo dovranno essere perseguite anche grazie alla collaborazione e al collegamento tra centri per l'impiego e Comuni». Sulla scala di equivalenza che favorirebbe i single ha «assicurato» che «il tema è alla sua attenzione, come relatrice, per ulteriori riflessioni e approfondimenti» (il Forum Famiglie già ieri aveva tuttavia definito ancora insufficienti le modifiche proposte negli emendamenti alla scala di equivalenza).

Anche il sottosegretario Claudio Cominardi (M5S), che nel suo intervento ha ringraziato Tommaso Nannicini, senatore Pd e relatore di minoranza sul provvedimento, ha esplicitato ad esempio che «è in corso una riflessione che riguarda i senza fissa dimora», precisando che «non sarebbero 50.000 i possibili esclusi, ma molti meno, in quanto almeno i due terzi, per lo più connazionali, sarebbero iscritti all'anagrafe di qualche Comune italiano» ma garantendo comunque «che il Governo è alla ricerca di una soluzione per le persone coinvolte» (avevamo inviato un quesitio al Ministero nei giorni scorsi su questo punto, chiedendo se i 20 milioni all'anno che erano stati destinati per interventi per i senza dimora nell'ambito del REI sarebbero rimasti e ci è stato risposto che «è confermata la destinazione originaria, il decreto legislativo n. 147 del 2017 sul punto è fatto salvo») e ribadendo anche la «sensibilità del Governo» circa l'iniquità della scala di equivalenza «che sembrerebbe favorire i single rispetto alle famiglie numerose». Anche sul tema dei rapporti con i Comuni e le Regioni, «il cui ruolo futuro sarà fondamentale», Cominardi ha garantito «che i contatti si intensificheranno». Al contrario riguardo all'abolizione del Piano nazionale contro la povertà, ha sottolineato «come tale strumento sia stato di fatto superato dalla proposta del reddito di cittadinanza, grazie al quale sono state impegnate risorse assai significative, che serviranno anche per il rafforzamento dei servizi sociali».

Nella consapevolezza che la cornice di fondo è scritta, tutti quindi hanno espresso l'auspicio di un lavoro che possa migliorare il provvedimento. Anche l’Alleanza contro la Povertà, che dal 2013 si batte per l’introduzione in Italia di una misura per fronteggiare la povertà assoluta e che oggi raccoglie 38 organizzazioni tra realtà associative, rappresentanze dei comuni e delle regioni e dei sindacati, ha elaborato un documento di proposte concrete per migliorare il testo e rafforzarlo, con modifiche che risultano comunque coerenti con l’impianto del Reddito di Cittadinanza voluto dal Governo. Si tratta di proposte di modifica condivise da chi (questo è un punto importante) è impegnato ogni giorno nella lotta alla povertà, sintesi delle audizioni fatte nei giorni scorsi.

Sono 10 le sezioni individuate, che vanno dalla volontà di semplificare l’accesso alla misura da parte degli aventi diritto, mantenendo i Punti unici di accesso comunali, alla necessità di garantire la sicurezza degli operatori dei servizi sociali territoriali e dei Centri per l’impiego, a fronte delle elevate aspettative sulla misura da parte dei cittadini e della oggettiva situazione precaria dei servizi che dovranno farvi fronte. In sostanza, l’obiettivo è migliorare la misura nella sua componente di “servizi”, in quei percorsi di inserimento sociale e lavorativo che il RdC comunque disegna ma che fino ad oggi sono stati tenuti un po’ sottotraccia da una comunicazione che ha puntato tutto sull’aspetto del lavoro. L’infrastruttura sociale e il welfare locale tornano quindi ad essere, come era già stato in fase di dibattito sul REI, il banco di prova dei dettagli della misura.

Fra le proposte di modifica avanzate dall’Alleanza (in allegato il documento integrale), c’è la modifica dei criteri per avviare una famiglia a uno o all’altro percorso (oggi l’invio è in base al pronostico di occupabilità degli adulti che compongono il nucleo, così che – ad esempio – i minori praticamente non vengono considerati) o l’invio ai Comuni di quella porzione di beneficiari dei RdC che sono già stati beneficiari del REI, così da evitare duplicazioni dei percorsi. Proprio nell’ottica della multidimensionalità della povertà è necessario rafforzare la possibilità di fruire degli interventi sociali anche per i nuclei che fanno riferimento al CpI e al patto per il lavoro, ma per farlo serve dotare i CpI di strumenti di valutazione capaci di riconoscere le situazioni che richiedono questi interventi e poi di una progettazione integrata delle risposte, con linee guida per il coordinamento fra CpI e servizi sociali, la cui collaborazione evidentemente non può essere rafforzata per via normativa né solo potenziando una piattaforma digitale. Si propone poi di esplicitare che i Comuni prevedano il coinvolgimento degli enti di Terzo settore, di reintrodurre il Comitato e l’Osservatorio per la lotta alla povertà, di introdurre un sistema programmatorio integrato Stato-Regioni-Ambiti territoriali, l’aumento degli operatori sociali.


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