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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il vero pull factor dei migranti? L’incapacità dei governi e della comunità internazionale

Nelle ore in cui la nave Mare Jonio con 49 migranti si trova a Lampedusa e il ministro degli Interni Matteo Salvini ha diramato una direttiva anti-ong che potete scaricare in allegato, anticipiamo i paragrafi sulle Ong e i salvataggi in mare contenuti in un approfondito documento di LINK 2007 su “Ong e Trasparenza” che uscirà a breve

di Redazione

I salvataggi in mare da parte di soggetti non governativi si sono imposti con forza a partire particolarmente dal 2017 a causa della mancanza di iniziativa di fronte ai crimini contro l’umanità che si compiono ai nostri confini, appena al di là del Mediterraneo. La storia giudicherà questa inazione dei governi davanti a tali efferati crimini che rende difficilmente credibile ogni dichiarazione di “decisa lotta contro la tratta, la schiavitù, il traffico criminale di migranti”.

È dovere di ogni Stato garantire piena tutela e protezione alle vittime dei traffici criminali, degli abusi, della schiavitù e dello sfruttamento. Lo si sta facendo? Evidentemente no. Di fronte all’inerzia e il cinismo dei governi questi soggetti non governativi hanno voluto e vogliono offrire almeno una risposta: salvare vite umane. Non hanno voluto imporsi sulle politiche migratorie dello Stato sovrano o in contrasto all’interesse nazionale, né favorito l’immigrazione irregolare, né messo in pericolo la sicurezza nazionale, come è stato spesso affermato (vd in allegato la direttiva anti-ong diffusa dal minsitro matteo Salvini). Il loro intento è stato ed è solo quello di salvare la vita di esseri umani, dal mare e dai crimini contro l’umanità.

I crimini contro l’umanità sono violazioni commesse su larga scala contro la popolazione civile. Le 15 forme di crimini elencate nello statuto della Corte penale internazionale includono offese come uccisioni, stupro, schiavitù sessuale e prostituzione forzata, imprigionamento o altre gravi forme di privazione della libertà personale, sparizioni forzate, tortura, riduzione in schiavitù, in particolar modo rivolti contro donne e bambini. È esattamente ciò che sta succedendo in Libia nel disprezzo delle persone che migrano e nell’assoluta impunità; e con i Paesi europei e la comunità internazionale che guarda dall’altra parte. Se per l’Europa assistere ai morti nel Mediterraneo e alla disperazione di migliaia di persone sottoposte ad indicibili violenze ai nostri confini divenisse la normalità, significherebbe che le lancette della storia si sono paurosamente spostate all’indietro, prima che si affermassero il diritto umanitario e i diritti umani.

La delega incondizionata alle forze libiche è anche uno sfregio alla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue: “La dignità umana è inviolabile e deve essere rispettata e tutelata”, “ogni individuo ha diritto alla vita ed all’integrità fisica e psichica”, “nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti”, “né può essere tenuto in condizioni di schiavitù o di servitù”. Il Governo italiano sta implicitamente sconfessando l’art. 3 della recente legge sul delitto di tortura (n. 110/2017), che proibisce “il respingimento o l’espulsione o l’estradizione di una persona verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura”-

Le politiche governative da anni hanno bloccato gli ingressi regolari, legali, controllati, sicuri. Si è quindi lasciato libero spazio a criminali e mafie internazionali che hanno ingannevolmente propagandato la facilità dell’emigrazione illegale, incentivandola e sfruttandola a proprio vantaggio. Si è parlato di Ong pull factor, taxi del mare, vicescafisti e non è mancata nelle organizzazioni umanitarie la riflessione sull’aiuto che involontariamente può essere fornito ai trafficanti che ne approfittano organizzando l’arrivo massiccio di migranti, lucrando su viaggi insicuri e rischiosi. Di fronte però all’incapacità dei governi e della comunità internazionale, severi a parole ma inefficaci nella realtà, è prevalso sempre l’imperativo di salvare le vite, finché possibile.

È stata nascosta la verità sul vero pull factor, il vero fattore di attrazione, che è l’aver lasciato campo libero all’irregolarità e all’illegalità, senza alcuna capacità di governo dei movimenti migratori, subendo l’iniziativa dei criminali invece di contrastarla ristabilendo adeguati e ponderati criteri di immigrazione regolare. Proprio perché regolare, ordinata e sicura, essa non sarebbe affatto un’invasione e avrebbe l’effetto di togliere spazio a criminalità e mafie mettendo un freno efficace agli ingressi illegali e alle morti in mare e nelle rotte di terra. Sono morti che continuano tuttora, quotidianamente, e di cui nessuno parla più.

La migrazione esiste da sempre. Creare allarmismi non serve a governarla. Noi stessi, italiani ed europei, siamo frutto di movimenti migratori. E abbiamo poi contribuito con la nostra emigrazione, spesso in fuga da povertà e persecuzioni e superando grandi difficoltà, a formare nuove comunità. I nostri nonni e bisnonni l’hanno vissuto come un diritto per migliorare le loro vite, al pari del diritto di loro fratelli e sorelle di rimanere a casa con la speranza di potere trasformare la propria terra nonostante tutto. Le Ong e Osc di solidarietà e cooperazione internazionale, oltre al valore della vita che richiede di salvare chiunque si trovi in pericolo, oltre alla visione inclusiva ed equa della società senza discriminazioni di sorta, da sempre hanno presente la necessità di operare affinché ognuno abbia il diritto di godere di condizioni di vita dignitose nella propria terra e di contribuire al benessere collettivo, senza essere forzato a lasciarla. È anche questo il senso della cooperazione internazionale per lo sviluppo


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