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Cara di Mineo, vietato l’ingresso ai medici: “Cure negate a vittime di trauma estremo”

Il team di Medici per i diritti umani si è visto negare l’accesso al Cara di Mineo dove da quattro anni presta assistenza medico-psicologica ai migranti vittime di tortura e trattamenti inumani e degradanti. “Un atto gravissimo che colpisce chi ha un trauma estremo”, spiega Giuseppe Cannella. Il team di Medu non ha comunque disdetto gli impegni con i loro pazienti e hanno incontrato i migranti sotto una tettoia. Al Cara di Mineo proseguono intanto i trasferimenti, ma molti migranti lasciano i Cas per tornare da “invisibili” nella struttura

di Alessandro Puglia

Al Cara di Mineo i Medici per i diritti umani non possono entrare, almeno non più. È quanto accaduto al team medico-psicologico di Medu che da quattro anni, settimanalmente, presta assistenza ai migranti vittime di tortura e di trattamenti inumani e degradanti ospiti nel centro per richiedenti asilo più grande d’Europa, nonostante oggi le presenze si siano ridotte, con il piano di trasferimenti iniziato a febbraio, a circa 600 ospiti.

«Un episodio gravissimo non soltanto per noi, ma soprattutto per i pazienti che seguiamo, vittime di trauma estremo a cui è stato impedito il diritto alle cure», spiega Giuseppe Cannella, psicologo e psichiatra di Medu.

Il team di medici si è visto quindi negare l’accesso, senza nessuna comunicazione formale, senza nulla di scritto: «Il diniego è stato preceduto da una telefonata da parte del direttore del Cara, il quale, facendosi portavoce della Prefettura di Catania, comunicava che il team Medu non avrebbe più avuto il permesso di accedere all’interno del Cara», spiega l’organizzazione Medici per i diritti umani in un comunicato. «La decisione appare particolarmente inaccettabile dal momento che Medu ha inviato a ottobre 2018 richiesta formale alla Prefettura di Catania per il rinnovo del protocollo di intesa, senza mai ricevere risposta» prosegue il comunicato.

In quattro anni di attività Medu ha assistito oltre 450 migranti all’interno del Cara di Mineo, operando settimanalmente e visitando mediamente 20-25 persone ad ogni accesso per un progetto a sostegno di soggetti vulnerabili sostenuto anche dal fondo volontario delle Nazioni Unite per le vittime di tortura.

«Da novembre 2014, quando per la prima volta siamo entrati al Cara di Mineo per svolgere il nostro lavoro, non c’era mai capitata qualcosa del genere», aggiunge il medico che precisa come i migranti assistiti stiano seguendo un percorso psicoterapico, anche farmacologico, che non può essere sospeso: «Interrompere il percorso di cura di queste persone è un atto gravissimo e irresponsabile, che viola il diritto alla salute di ogni individuo», prosegue Medu.

Nonostante il vietato accesso, il team in prima linea nell’assistenza ai migranti vittime di tortura, ha prestato comunque il proprio servizio agli utenti con cui erano state concordate le visite. Le sedute si sono svolte sotto una tettoia fuori dai cancelli del Cara e nonostante la pioggia e l’improvviso e ingiustificato “cambio di sede” tutti i migranti hanno rispettato gli appuntamenti presi: «Erano sorpresi da quanto accaduto, anche se non dipendeva da noi ci siamo scusati e loro ci hanno risposto che non dovevamo essere noi scusarci, ma chi invece ci aveva negato l’accesso. Ieri è stato un po’ come se siamo stati noi ad essere curati da loro», aggiunge Cannella.

Forse, nei prossimi giorni, un incontro tra i vertici della Prefettura di Catania e il team di Medu chiarirà quanto accaduto, ma di certo il team che ha a cuore la salute dei migranti non indietreggerà: «se non ci faranno più visitare i nostri pazienti, continueremo a incontrarli per strada».

Al Cara di Mineo lo “smantellamento” previsto dal Ministero dell’Interno prevede – oltre tagli a servizi e personale – gruppi di persone inserite in liste che vengono trasferiti nei vari Cas (centri d’accoglienza straordinaria) della Sicilia. «Vivono nella paura, non sanno dove andranno, i più fortunati conoscono la loro futura destinazione solo qualche giorno prima».

In base alle testimonianze raccolte da Medu è emerso che diversi migranti trasferiti dal Cara di Mineo sono scappati dai Cas dove erano stati destinati e hanno fatto rientro al Cara stesso: «Tornano senza più il badge, da invisibili, perché in quelle strutture non si sono trovati bene. In alcuni Cas, non tutti, ci sono condizioni di sovraffollamento, centri che sembrano container» rivela Cannella.

Al fine di mantenere i percorsi medico-psicologici con i loro pazienti, il team di Medu è rimasto quindi in contatto con i migranti che sono stati “sgomberati” dal Cara: «Noi gli diamo il nostro numero, in modo tale da parlare anche con i nuovi centri per spiegare la situazione clinica del paziente e la cura di cui ha bisogno. Purtroppo non tutti riescono a garantire le cure e il percorso terapeutico viene interrotto o continua in modo non funzionale», aggiunge lo psichiatra e psicologo del team siciliano di Medu. Alcuni migranti trasferiti dal Cara di Mineo nei vari Cas della Sicilia hanno mandato foto e video all’associazione umanitaria internazionale denunciando le condizioni di sovraffollamento in cui si sono ritrovati.

La solidarietà nei confronti di Medu è arrivata subito dalla Rete antirazzista Catanese e da Borderline Sicilia che hanno denunciato «l’arrogante e disumana» provocazione nei confronti di chi presta un prezioso servizio di assistenza psicologica alle vittime di tortura e ai sopravvissuti a gravi traumi che, nella maggior parte dei casi, hanno origine nei campi di detenzione in Libia «Ai segni invisibili che sono sintomi psichiatrici importanti si aggiungono quelli visibili, le cicatrici dovute a percosse, elettroshock, torture da arme da taglio, violenze con spari di proiettili intenzionali».

Segni tangibili che i migranti assistiti da Medu mostrano attraverso certificazioni medico-psichiatriche durante le audizioni nelle commissioni territoriali chiamate a giudicare sul riconoscimento dello status di rifugiato: «Nell’ultimo anno denunciamo che nonostante gli utenti portino le certificazioni di Medu le loro richieste di asilo vengono rifiutate, avviene ormai automaticamente da un anno a questa parte: fortunatamente tramite i ricorsi questo quadro cambia, ma è chiaro che continuando così ci troveremo in strada, senza documenti, anche persone psichiatriche »conclude Giuseppe Cannella.

Come ogni settimana, mercoledì prossimo, fuori o dentro il Cara, il team di Medu continuerà a prestare assistenza medico-psicologica ai propri pazienti.


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