Attivismo civico & Terzo settore

Bobba: «Servizio civile obbligatorio? No grazie»

L'ex sottosegretario e padre della riforma del Terzo settore replica all'ipotesi riproposta in queste settimane da più parti (dall'ex ministro della Difesa Roberta Pinotti alla leghista Erica Rivolta fino al giornalista Michele Serra) di rendere obbligatoria l'esperienza per i giovani: «Faccio tre proposte alternative: introdurre l’alternanza Scuola/Servizio civile, triplicare le risorse dell'istituto in modo da soddisfare tutte le domande e un Erasmus del servizio civile»

di Luigi Bobba

Servizio civile obbligatorio? Rispondo senza esitazione, no grazie. Gia’ da alcuni anni, il tema è ritornato di attualità insieme alla proposta di reintrodurre la leva militare obbligatoria. Ancor piu’ recentemente la Camera dei deputati ha approvato la cosidetta”mini-naja”, un periodo breve non retribuito di formazione volontaria in ambito militare della durata di sei mesi per giovani dai 18 ai 22 anni. Negli stessi giorni, Michele Serra e l’on. Roberta Pinotti dalle colonne di un importante quotidiano, hanno rilanciato la proposta. Il primo per spingere il PD a depositare al piu’ presto un disegno di legge di Servizio civile obbligatorio evitando di farsi precedere dal ministro Salvini. La seconda, riprendendo una sua proposta di circa due anni orsono, per introdurre nel nostro ordinamento, limitatamente al servizio civile, l’obbligatorietà per tutti i giovani di adempiere al sacro dovere di difendere la patria (art.52 della Costituzione) attraverso un periodo di tempo dedicato a promuovere valori civici ed opere sociali.

L’intento dell’ex Ministro della Difesa è sicuramente coerente con l’interpretazione dell’art. 52 della Carta che la Corte Costituzionale ha espresso anche in occasione della recente dichiarazione di incostituzionalità della norma che non consentiva ai cittadini stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese di svolgere il Servizio civile. Ma, proprio muovendo da questo pieno riconoscimento costituzionale del Servizio civile come modalità per servire la Patria non in armi, voglio argomentare il mio No all’obbligatorietà del Servizio civile.

La grande maggioranza dei giovani – quasi il 90% – è contrario all’obbligatorietaà del servizio civile; e tra i NEET – i giovani meno favoriti sul piano sociale, formativo e occupazionale – più del 60 % non sa della possibilità di svolgere un servizio civile volontario

Luigi Bobba

Perché una cosa è richiamare un dovere di tutti i cittadini, un’altra è introdurre un obbligo per legge. Quel dovere di servire la Patria in abiti civili, può crescere e rafforzarsi nella coscienza dei giovani italiani attraverso vie alternative all’obbligo per legge. Un focus realizzato dal professor Alessandro Rosina a fine 2016 all’interno del Rapporto Giovani, ci consegna due dati inequivocabili: la grande maggioranza dei giovani – quasi il 90% – è contrario all’obbligatorietaà del servizio civile; e tra i NEET – i giovani meno favoriti sul piano sociale, formativo e occupazionale – più del 60 % non sa della possibilità di svolgere un servizio civile volontario.

La mia proposta, pur condividendo gli stessi intendimenti dell’on. Pinotti (ma certo non ascoltando l’invito di Serra a non lasciarsi precedere da Salvini), si articola in tre strade alternative. Innanzitutto mi domando: perche’ solo la “mini- naja”? Perché scoprire il valore di servire la Patria solo in ambito militare? E allora ecco la prima proposta: introdurre un’alternanza “scuola/servizio civile”. Cosa significa? Rendere obbligatorio durante la scuola secondaria e l’ istruzione e formazione professionale, lo svolgimento da uno a tre mesi di attività di impegno civico e volontario in collaborazione gli enti del Terzo settore. Qualcosa di simile è stato istituito dalla Provincia autonoma di Trento; un giovane, prima dei 18 anni ,puo’ partecipare volontariamente durante il periodo estivo ad un’esperienza di impegno civico e sociale. Naturalmente la proposta – come accade oggi per le ore di alternanza scuola/lavoro – andrebbe configurata come parte integrante del curriculum formativo del giovane e dunque riconosciuta in termini di crediti formativi. Una scelta di questo genere potrebbe portare un numero crescente di giovani ad avvicinarsi all’impegno volontario per poi scegliere – dopo i 18 anni – di fare il Servizio civile.

In secondo luogo, anziche’ discettare un po’ astrattamente sulla obbligatorieta’ del servizio civile – meglio sarebbe una decisa azione per consentire a tutti i giovani che vogliono accedere al Servizio civile universale, di poterlo effettivamente fare. Nel 2019, le risorse disponibili potranno far entrare in servizio poco piu’ di 30.000 giovani ; ma nell’ultimo bando del 2018, ci sono state piu’ di 100.000 domande. Dunque solo un giovane su tre vedra’ realizzarsi il suo desiderio di servire la Patria in abiti civili. Da subito occorre triplicare le risorse del Servizio civile universale. Se tale strada venisse percorsa, sono certo che si avrebbe un positivo effetto imitativo; sempre la ricerca di Rosina ci dice che piu’ del 90% dei giovani che hanno fatto servizio civile, lo consiglierebbero ad un loro amico. Si realizzerebbe cosi’ l’effetto “palla di neve”, che poco per volta diventa una valanga

. Anche senza l’obbligo per legge! Infine le forze politiche, anche in vista delle elezioni europee, potrebbero impegnarsi affinche’ il Corpo europeo di solidarieta’ recentemente istituito dalla Commissione europea, abbia una dotazione finanziaria tale da consentire effettivamente a tutti i giovani che ambiscono a svolgere un servizio civile in un paese della Ue diverso dal proprio, lo possano fare. Realizzare dunque un vero e proprio Erasmus del Servizio civile.


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