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Fake news e falsa teologia: la parola responsabile contro l’hate speech

Si è aperto oggi a Helsinki il convegno dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana in collaborazione con la Conferenza delle chiese europee. Per il teologo luterano Gadegaard: “ogni tipo di discorso d’odio è in contraddizione con l’atteggiamento cristiano”

di Marco Dotti

Si è aperto oggi a Helsinki, in Finlandia, il convegno organizzato dall’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (World Association for Christian Communication-WACC) – Regione Europa e dalla Conferenza delle chiese europee (KEK). 50 delegati da diverse chiese europee e organismi ecumenici si stanno confrontando sul tema: “Cosa ci rende così arrabbiati? Discorsi d’odio, notizie false e diritti dell’informazione”. Lo ricorda NEV, l'agenzia stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

I lavori – spiegano da NEV – sono iniziati con un culto presso la chiesa tedesca di Helsinki, il cui sermone è stato curato dal pastore Juha Rajamäki sul testo di Marco 14:53-61, il processo contro Gesù. Rajamäki ha evidenziato come Gesù abbia offerto molte risposte alle barriere dell’odio e della rabbia: il silenzio, ma anche le parole forti; la luce di speranza che illumina la tomba buia; e, infine, il partire da sé, nel senso del fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi.

La parola è passata poi al pastore luterano danese Anders Gadegaard, presidente del gruppo comunicazione della KEK, ha invece tenuto la prima relazione su Teologia falsa, notizie false.

“Il potere ha sempre cercato di manipolare l’informazione per i suoi interessi. L’informazione libera e critica rappresenta una garanzia” ha esordito Gadegaard. “Siamo passati in poco tempo dalla post-verità alle fakenews e ora ci stiamo muovendo in una cultura della menzogna, che tende ad accettare e legittimare il fatto che ci siano delle bugie. Per noi cristiani – ha continuato – distinguere la realtà o la bugia nelle informazioni passa per la rivelazione di Gesù, sulla quale misuriamo ogni altro fatto. Per noi il Figlio dell’uomo, Dio che diventa uomo, è incarnazione della verità, così come Gesù in croce, e questo è il criterio da cui partiamo nel codificare i messaggi. Da qui partiamo per capire cosa è vero e cosa è falso: da quanto ciò che ascoltiamo si discosta da Gesù”.

“Questo – ha proseguito il luterano danese – ci permette di essere critici verso ogni potere umano, verso i partiti, verso i personalismi, verso poteri finanziari, istituzioni e organizzazioni, e ci permette anche di fare autocritica. Essere critici, nel senso di essere costruttivi, solidali con la società e per la società, ed essere autocritici, consapevoli dell’imperfezione di ogni società”.

Nell’affrontare il tema dei valori e dei modelli cristiani, Gadegaard ha parlato di “disobbedienza civile”. “Anche se io preferirei parlare di coraggio civile – ha detto – , che è l’ispirazione che ereditiamo dal vangelo. Ogni cristiano è chiamato a essere coraggioso per il bene dei più”.

Sul tema della “Falsa teologia”, inserita in un contesto secolare e ambiguo, Gadegaard ha detto: “Dal momento che viviamo in un mondo imperfetto, ogni fondamentalismo è un falso, è un abuso, perché rinuncia alla critica, su cui si fonda invece il movimento riformatore del XVI secolo. La Riforma, in questo senso, continua ininterrotta. Dobbiamo continuare a rinnovarci sempre, nella critica teologica come nel giornalismo. Il pensiero che si possa commettere atti terroristici in nome di “dio” è falsa teologia; così come la cosiddetta ‘teologia della prosperità’ è falsa teologia, quando fa coincidere il successo nella società con la benedizione divina”.

“Anche chi crede che il mondo spirituale e naturale siano due regni differenti e debbano essere separati uno dall’altro, propone una falsa teologia, in contraddizione con le due nature di Cristo, vero uomo e vero Dio, nelle sue nature completamente unite, interconnesse, mischiate, e non divise, come già spiegava Lutero. Se mischiamo politica e religione, abbiamo una teocrazia. Se le separiamo totalmente, perdiamo i criteri per un’etica sociale”.

Un’altra falsa teologia identificata da Gadegaard è quella “nazionalistica, secondo la quale ciascuno pretende di vivere dove è nato come se fosse un diritto dato da Dio. Lo abbiamo visto nel nazismo, dove si è stravolto il concetto evangelico di Dio che sceglie. Dio sceglie chi crede, ma come è riconoscibile chi è credente? Chiunque può credere, ovunque sia nato. Quel tipo di interpretazione è l’opposto dell’insegnamento cristiano che è transnazionale perché trascende l’idea dei confini. Non c’è niente di male nell’essere fieri della propria identità personale, di cui abbiamo bisogno – ha concluso Gadegaard – , ma questa viene rinnovata e arricchita continuamente nell’incontro con gli altri. Portare insieme diverse identità è un arricchimento dal punto di visto cristiano. Gesù includeva gli stranieri per la loro fede. E ogni tipo di discorso d’odio è in contraddizione con l’atteggiamento cristiano”.

I lavori, ricorda NEV, continueranno domani a Stoccolma con le elezioni del nuovo comitato direttivo e si concluderanno a Helsinki venerdì 12 aprile.


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