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Lavoro, per ripartire l’Italia ha bisogno di una flat benefit

L'economista Leonardo Becchetti, commentando i dati Istat sull'occupazione di marzo 2019 (scende la disoccupazione dello 0,4% e crescono gli occupati dello 0,3%) spiega «il combinato disposto di Decreto Dignità e Reddito di cittadinanza può funzionare. Ma il prossimo passo non può essere un flat tax. Serve una aliquota uguale per tutti che incida in modo progressivo »

di Lorenzo Maria Alvaro

Il tasso di disoccupazione a marzo 2019 è diminuito di 0,4 punti rispetto a febbraio arrivando al 10,2%, il dato più basso dopo agosto 2018 (era al 10,1%). Lo rileva l'Istat, con dati che escono proprio il giorno prima della festa dei lavoratori, spiegando che rispetto a marzo 2018 il calo è di 0,8 punti percentuali. Le persone in cerca di occupazione sono 2.641.000 con un calo di 96.000 unità su febbraio e di 208.000 unità su marzo 2018. In rialzo anche gli occupati, che a marzo sono aumentati di 60.000 unità rispetto a febbraio (+0,3%) mentre sono cresciuti di 114.000 unità su marzo 2018 (+0,5%). Nel complesso risultano occupate 23.291.000 persone. Il tasso di occupazione sale di 0,2 punti rispetto a febbraio al 58,9%. L'aumento si concentra tra i minori di 34 anni (+69.000 unità) mentre sono stabili i 35-49enni e calano gli over 50. Crescono su febbraio soprattutto gli occupati dipendenti "permanenti" ovvero con un lavoro stabile (+44.000). E si riduce anche il tasso di disoccupazione giovanile (tra le persone tra i 15 e i 24 anni): a marzo 2019 è sceso al 30,2%, il dato minimo da ottobre 2011. È il primo segnale che le misure del Governo funzionano? Lo abbiamo chiesto all'economista Leonardo Becchetti.


Sono dati in controtendenza con quanto ci si aspettava. Come si leggono?
Chiariamo subito che si tratta di un dato mensile, quindi non si può di certo parlare di trend né costruire un orizzonte su questa base. Ma è vero che anche l'andamento trimestrale è buono: nel periodo da gennaio a marzo 2019 l’occupazione registra una crescita rispetto ai tre mesi precedenti, sia nel complesso (+0,2%, pari a +46 mila) sia per genere.Il rapporto tra crescita e occupazione è sempre ritardato. Possiamo ipotizzare che con il Decreto Dignità, e quindi l'inasprimento delle regole dei contratti e il salario minimo, quelle imprese che possono assumere a tempo indeterminato e non lo facevano per fare più utile, con le nuove regole cominciano a stipulare nuovi contratti. Rimane la difficoltà di quelle aziende che invece proprio non possono assumere perché non ce la fanno. Quello di marzo possiamo immaginare sia un primo dato. Che però va confermato.

Troppo presto invece per immaginare un effetto dal reddito di cittadinanza?
Si e non solo. L'effetto che ci potremo attendere da parte del RDC sarà in realtà un aumento della disoccupazione in concomitanza con una decrescita degli inattivi. Un dato però positivo, che si aggiunge ai dati Istat, è il fatto che le richieste del Reddito siano la metà di quelle attese.

Lei è sempre stato positivo sul RDC. Lo è ancora?
Assolutamente. In primo luogo perché una rete di protezione universale è necessaria in un momento storico come il nostro. La hanno tutti i Paesi. Poi bisogna ricordare che se è vero che la proposta iniziale dei 5S era velleitaria, perché parlava di reddito per tutti a tempo indefinito, è altrettanto vero che il dialogo successivo è servito ad arrivare ad una forma molto più ragionevole, cioè limitata ai 18 mesi per una volta sola e sottoposta a controlli e criteri molto severi. È una buona approssimazione di quell'allargamento del Rei che era una necessita. Infine è stata un'occasione per capire chi ha bisogno nel nostro Paese. Queste richieste più basse delle attese ci dicono che c'è molto nero sommerso e che quindi i dati sulla povertà vanno ridimensionati.

Decreto Dignità e Reddito di Cittadinanza. Il percorso del Governo giallo-verde si concluderà con l'introduzione della flat tax. È la ricetta giusta?
A mio avviso no. Quello che manca, da affiancare a quello che già è stato fatto, è la via Portoghese. Quella del pagare meno e pagare tutti. Abbiamo 110 miliardi di evasione certificata dal Mef. Ed è tutta aggredibile grazie al contrasto fiscale e la diffusione delle app che sostituiscono l'uso del contante. Dobbiamo trasformare la riduzione di evasione in detrazione fiscale. Non abbiamo bisogno di una flat tax ma di una flat benefit. Cioè di una aliquota uguale per tutti che incide in modo progressivo perché pesa di più in proporzione su reddito dei meno abbienti.

Le opposizioni però non sembrano disposte a concedere il beneficio del dubbio sulle ricette del Governo…
È interessante quello che è successo in Spagna. Dimostra che i socialisti vincono non difendendo le elite ma proponendo un programma popolare di difesa dei ceti medi e bassi. L’opposizione italiana deve competere col governo per migliorare efficacia proposte a favore dei più deboli non demonizzarle.


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