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A Venezia inaugura progetto mondiale sui diritti umani

Nell’ambito della 58esima Biennale di Venezia, l’artista belga di fama internazionale Koen Vanmechelen lancia il progetto “Human Rights Pavilion”, per promuovere i diritti umani attraverso l'arte, in collaborazione con Global Campus of Human Rights, Fondazione Berengo e MOUTH Foundation. L'inaugurazione del progetto alla Fondazione Berengo Art Space a Murano, l’8 maggio. Vita International è media partner del progetto

di Redazione

L’artista belga di fama internazionale Koen Vanmechelen lancia un progetto mondiale sui diritti umani alla Fondazione Berengo Art Space a Murano, Venezia, l’8 maggio, nell’ambito della 58a Biennale di Venezia.

Il progetto si chiama Human Rights Pavilion ed è un’opera d’arte in evoluzione organizzata in collaborazione con partner internazionali: Global Campus of Human Rights, che ha sede al Lido di Venezia, è la più grande istituzione al mondo che offre educazione post-laurea nel campo dei diritti umani e della democrazia, ed è anche un network di più di 100 università in tutto il mondo; la Fondazione Berengo, un’istituzione culturale veneziana che supporta la creatività artistica con un particolare focus sull’arte contemporanea e il vetro. Dal 2009, nell’ambito della Biennale di Venezia, la Fondazione, attraverso la mostra Glasstress, presenta opere d’arte in vetro create nella sua fornace a Murano con artisti contemporanei conosciuti a livello internazionale impegnati nel campo dei diritti umani, tra cui Ai Weiwei; e MOUTH Foundation, una fondazione non profit privata, creata dall’artista Koen Vanmechelen e dall’immunologo e filantropo Dr. Philip Remans. La mission finale di MOUTH è di riunire l’arte, la scienza e le comunità per trasmettere la bellezza e i bisogni della diversità bioculturale. Vita International è media partner del progetto.

Con Human Rights Pavilion Vanmechelen esplora la complessità della natura umana, la possibilità di un’idea universale dei diritti umani e il ruolo dell’arte nello sviluppo dei diritti umani. L’artista considera la natura un diritto umano e riflette sulla sua salvaguardia nell’Antropocene, l’era in cui l’impatto umano sulla geologia della Terra e sugli ecosistemi raggiunge proporzioni critiche. L’artista e curatore crede fermamente che l’arte possa giocare un ruolo importante nell’attuale dibattito sui diritti umani, una questione controversa evidenziata dalla globalizzazione.

I diritti umani sono relativi da un punto di vista culturale? Il progetto sui diritti umani ha dei limiti? L’esistente Dichiarazione Universale sui Diritti Umani è datata e centrata sull’Occidente, come alcuni sostengono? Queste sono alcune delle domande che l’artista pone e cerca di affrontare in questo progetto.

Gli strumenti che Vanmechelen utilizza includono materiali viventi e non: legno, marmo, vetro, ceramica, fotografia, installazioni viventi, e anche messaggi video, lettere, conversazioni private, tavole rotonde, dibattiti accademici, e incontri accidentali.

Nei prossimi due anni, quest’opera d’arte in evoluzione acquisterà maggiore importanza attraverso dialoghi, viaggi, esplorazioni e creazioni di Vanmechelen nel corso di un tour mondiale ("world tour") in quasi tutti i continenti. Human Right Pavilion si svilupperà in diversi luoghi nel mondo, tra cui: Belgio, Messico, Finlandia, Cile, Germania, Londra, New York, Sydney, Ginevra, Tokyo, Pretoria… Viaggiando, il progetto, che diventerà poi un vero e proprio padiglione fisico, prenderà forma attraverso il contatto con persone e organizzazioni coinvolte o interessate ai diritti umani. Il punto centrale è l’adagio di Vanmechelen: “ Il globale esiste solo grazie alla generosità del locale”.

Human Rights Pavilion è costituito da tre capitoli: SoTO Dialogues, SoTO Environment and SoTO legacy. SoTO, che sta per: “Survival of the Other”, cioè "Sopravvivenza dell’Altro", dà il nome ai diversi capitoli, e tesse la filosofia fondamentale di Vanmechelen attraverso i vari elementi del suo lavoro: ogni organismo ha bisogno di un altro organismo per sopravvivere.

Alla fine del 2020, tutti gli input saranno riuniti dall’artista e rielaborati in un Opus che li unificherà, una memoria collettiva del nostro momento nel tempo e nello spazio, che saranno presentati all’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, alla Commissione Europea e al Presidente e Curatore della 59a Biennale d’Arte con la richiesta di creare un Human Rights Pavilion permanente e sovranazionale come parte della Biennale Arte di Venezia.

Foto di apertura: "Collective Memory" di Koen Vanmechelen, una scultura in marmo che è l'immagine della campagna per il progetto Human Rights Pavilion


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