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L’Italia rinuncia a 5 fucili per finanziare la formazione di giovani leaders di pace

Il premier Conte oggi a Rondine ha annunciato l'entità dell'impegno preso con la firma dell'Appello lanciato dai giovani di Rondine - Cittadella della Pace. Vignarca (coordinatore di Rete Disarmo): «Anche un solo fucile in meno è una buona notizia, ma qui stiamo parlando di poche centinaia di euro considerando pezzi standard o al massimo di non oltre 14.000 euro complessivi in caso di fucili d’assalto iper-sofisticati. Lo 0,0000025% di quanto annualmente si spende per acquisto di nuove armi»

di Sara De Carli

«Confermo l’adesione alla campagna Leaders for Peace e vi porto un gesto piccolo, simbolico, ma concreto: 5 fucili della nostra difesa. Verrà rinunciato all’acquisto di 5 fucili per sostenere le vostre iniziative»: con queste parole il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, poco fa, ha dato seguito all’impegno preso a febbraio, quando firmò – l’appello "Leaders for Peace". Si tratta dell’appello lanciato dai giovani dell'Associazione Rondine Cittadella della Pace Onlus alle Nazioni Unite lo scorso 10 dicembre. Fra gli impegni chiesti, quello di spostare il costo di un’arma dal bilancio della difesa in borse di studio per formare leader di pace, a Rondine. «Vi garantisco il mio pieno appoggio morale e non mi sottraggo all'impegno. Sono lieto di accettare il vostro invito a Rondine e nell’occasione della mia visita vi dirò quanto saremo riusciti a spostare dal bilancio della difesa per la formazione di leader di pace», aveva detto Conte.

Il premier oggi ha tenuto una lezione agli studenti della World House. In questo contesto l'annuncio. «5 fucili, direte voi. Potevano essere 500…», ha ammesso lui stesso. «Pensate fosse una cosa facile? Sto parlando di una programmazione già avanzata, è stata arrestata tutta una macchina, non è stato semplicissimo. L’Obiezione è stata “ma ci saranno 5 dei nostri senza fucile”. Ringrazio il ministro della Difesa Elisabetta Trenta per aver compreso lo spirito dell’iniziativa e per avermi consentito realizzare quell’impegno che era nell’aria da febbraio. Mi farò latore fra gli alti leaders e cercherò di diffondere la vostra iniziativa. Sarò il vostro testimonial».

«Per un disarmista anche un solo fucile in meno è una buona notizia, in un certo senso», commenta Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo e analista dell’Osservatorio Mil€x sulle spese militari. «Ma qui stiamo parlando di una "rinuncia" di poche centinaia di euro (se consideriamo pezzi standard) o al massimo di una somma che non supera i 14.000 euro complessivi in caso di taglio di fucili d’assalto moderni ed iper-sofisticati. Cioè lo 0,00000056% delle spese militari annuali complessivi o, se volete, lo 0,0000025% di quanto annualmente si spende per acquisto di nuove armi». E continua così: «A mio parere una vera scelta da "leader di pace", come da giusta sollecitazione proveniente da Rondine, sarebbe invece ad esempio lo stop immediato di tutte le forniture di armi alla coalizione a guida saudita che da anni bombarda lo Yemen. Solo lo scorso anno abbiamo venduto all’Arabia Saudita armi per 108 milioni di euro e agli Emirati Arabi Uniti complessivi 80 milioni di euro. Eppure nella conferenza stampa di fine anno il Presidente Conte aveva dichiarato di essere contrario a queste vendite con una decisione che era solo da formalizzarne per trarne le conseguenze. Non ci risulta però che sia mai stata concretizzata».


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