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Diventare grandi con la Divina Commedia, il viaggio di Martinelli

“Nel nome di Dante. Diventare grandi con la Divina Commedia” (ed. Ponte alle Grazie) è lo straordinario racconto dell'implicarsi di due avventure umane, quella di Martinelli e quella di Dante. È un racconto appassionante di due biografie che si intrecciano e si illuminano a vicenda, la storia di un regista e drammaturgo dei giorni nostri e quella di un poeta che ha attraversato la sua epoca non negandosi a nulla, guerre, sogni e responsabilità politiche, amori, solitudine, fughe. Un racconto mozzafiato

di Riccardo Bonacina

Dante Alighieri per Marco Martinelli non è “un autore”, non è solo “un grande autore”, ma “l’autore”, non solo perché nella Commedia Divina (attributo dovuto al Boccaccio che per ben tre volte trascrive i 14.233 versi a mano, ve lo immaginate?) sono contenute l’80 per cento delle parole che anche oggi usiamo, non solo perché l’uomo di teatro non può che essere sensibile al gran teatro della Commedia dove compaiono più di 500 personaggi, non solo perché vivendo a Ravenna non è possibile non inciampare in Dante, essendo quella città il suo ultimo rifugio e il luogo dove sono conservate le sue ossa, tutto questo non basta ancora, per Marco Martinelli c’è di più. C’è un papà, Vincenzo, che lo sveglia raccontandogli di Edipo e le favole di Fedro e che nel mezzo delle giornate canticchia versi di Metastasio e racconta le avventure del “ghibellin fuggiasco”, le sue solitudine e le fughe. E soprattutto c’è lo stordimento che Marco prova quando da adolescente, portato per mano dal padre, entra in quella cattedrale di umanità che è la Commedia.

«E il senso nascosto, il perché delle mie lacrime – scrive Martinelli – questo mi travolgeva nella lettura, la scoperta che quel libro nascondesse e al tempo stesso a me solo rivelasse il rumore delle mie lacrime, della mia fame di vita, come se Dante lo avesse scritto proprio per me quello smisurato poema, per me, Marco di Luciana e Vincenzo. Così puoi leggerlo, giovanissimo lettore, e farlo risuonare in te quel canto fatto di tre cantiche fatte di cento canti, come se Dante nell’uscire dalla “selva oscura” della sua disperazione avesse pensato, a te e a nessun altro. Anche a sette secoli di distanza. A costo di sbagliare, di andar fuori strada, di errare: ma l’errare, si sa, è un maestro sorprendente. È un rischio da correre, è quello che ci salva. Siamo in cammino, quindi possiamo inciampare. E perderci. “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, così inizia il racconto, in un punto della notte appena prima dell’alba, di un uomo solo e smarrito. E pieno di paura».

Nel nome di Dante. Diventare grandi con la Divina Commedia” (ed. Ponte alle Grazie) è lo straordinario racconto di questo implicarsi di due avventure umane, quella di Martinelli e quella di Dante. È un racconto appassionante di due biografie che si intrecciano e si illuminano a vicenda, la storia di un regista e drammaturgo dei giorni nostri e quella di un poeta che ha attraversato la sua epoca (i decenni a cavallo tra 1220 e 1300) non negandosi a nulla, guerre, sogni e responsabilità politiche, amori, solitudini, fughe. Un racconto mozzafiato in cui le domande del presente trovano indicazioni e risposte nella biografia e nei versi del grande fiorentino.

“Quell’uomo nel bosco dai rami intricati, in una notte che pare non finire mai, siamo tutti noi. È l’umanità, uomini e donne. Sei tu mio lettore, sono io”, e ancora, vi ricordano qualcosa quelle tre belve feroci che ci impediscono di andare verso un raggio di luce che filtra tra i rami? Non vi ricordano la pesantezza del mattino e il sentiire che non ce la possiamo fare ad affrontare quel branco feroce che c’è la fuori? All’origine della commedia e del suo incendio ci sono le domande di ogni uomo e c’è il suo desiderio di felicità. Scrive Martinelli “Andare verso l’Alto significa anche andare verso l’Altro. L’uomo sta per essere divorato dalle belve. Vede un’ombra farglisi incontro. Che fa? Chiede aiuto: «Miserere di me». Abbi pietà di me chiunque tu sia. Che invenzione, quell’implorare aiuto metà in latino e metà in volgare. (…) E l’aiuto arriva. Virgilio, un pagano – pensate che scelta ardita per quell’epoca: Dante non si fa guidare da un santo eremita, da un credente, ma dal suo maestro di poesia confinato nel Limbo -, e Virgilio lo scorterà sino al paradiso terrestre e lo consegnerà a Beatrice, e con lei ascenderà all’Empireo de beati, e là, negli ultimi passi, sarà san Bernardo a pregare per lui la Vergine , a metterlo di fronte al Mistero. Una catena di mani”.

Leggendo questo libro la cui lettura consiglio a tutti e soprattutto ai ragazzi delle scuole medie superiori, si capisce come a Martinelli (che non solo ha letto, riletto e imparato anche a memoria come suo padre tantissimi versi della Commedia, ma ha letto tutto quanto scritto su Dante) siano stati possibili i miracoli iniziati già nel 2017 con la messa in scena (ma lui direbbe “messa in vita”) de L’Inferno con una chiamata pubblica ai cittadini di Ravenna (oltre 400) chiamati ad essere co-autori e co-protagonisti di quell’evento memorabile. Esperienza che nel 2018 ha coinvolto in tutt’altra parte del mondo 150 bambini e ragazzi di uno degli slum più grandi d’Africa, Kibera a Nairobi, che hanno fatto rivivere la Commedia nelle stradine sterrate e poverissime dello slum (qui il racconto). E che proprio in queste settimane si rinnova con la “messa in vita” del Purgatorio nel complesso delle Monacelle a Matera (sino al 2 giugno) e poi a Ravenna (nell'ambito del Ravenna Festival) dal 25 giugno al 14 luglio, sempre con chiamata pubblica dei cittadini chiamati a collaborare. Un progetto pluriennale con un sforzo artistico e organizzativo straordinario che ora, capiamo, è anche un omaggio a due padri, quello biologico e quello letterario. Un omaggio che Marco Martinelli “doveva” fare.

Il corpo a corpo tra Martinelli e Dante si concluderà con la messa in vita del Paradiso nel 2021 in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante. Nel frattempo, spero, tutti avrete letto questo stupendo libro e magari sarà diventato lettura consigliatissima nelle scuole italiane.

Nella foto Ermanna Montanari e Marco Martinelli ne L'Inferno a Ravenna nel 2017


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