Welfare & Lavoro

Papa Francesco sulle adozioni: «la metà della medaglia spezzata? L’abbiamo tutti noi»

Papa Francesco questa mattina ha ricevuto in udienza privata l'Istituto degli Innocenti, che celebra i suoi 600 anni. Parlando delle medaglie spezzate a metà che tante mamme hanno lasciato al bambino, il Papa ha detto: «Tante, tante famiglie che non hanno figli e avrebbero sicuramente il desiderio di averne uno con l’adozione: andare avanti, creare una cultura di adozione perché i bambini abbandonati, soli, vittime di guerre e altro sono tanti; che la gente impari a guardare quella metà e dire: “Anch’io ne ho un’altra"»

di Sara De Carli

Fare quasi un istituto degli innocenti mondiale, attraverso la cultura dell’adozione. Ne ha parlato questa mattina Papa Francesco, ricevendo in udienza privata l’Istituto degli Innocenti che celebra i suoi 600 anni: sono quasi 500.000 i nocentini accolti nei secoli all’Istituto degli Innocenti.

Il Papa ha fatto riferimento alle medaglie spezzate che spesso le mamme lasciavano, insieme ai neonati: con esse speravano un giorno, presentando l’altra metà, di poter riconoscere i propri figli. «Oggi nel mondo ci sono tanti bambini che idealmente hanno la metà della medaglia. Sono soli. Le vittime delle guerre, le vittime delle migrazioni, i bambini non accompagnati, le vittime della fame. Bambini con metà medaglia. E chi ha l’altra metà? La Madre Chiesa. Noi abbiamo l’altra metà. Bisogna riflettere e far capire alla gente che noi siamo responsabili di quest’altra metà e aiutare a fare oggi un’altra “casa degli innocenti”, più mondiale, con l’atteggiamento dell’adozione. Tante volte c’è gente che vuole adottare bambini, ma c’è una burocrazia così grande, quando non c’è la corruzione di mezzo, che tu paghi e… Ma aiutatemi in questo: a seminare coscienza che noi abbiamo l’altra metà della medaglia di quel bambino. Tante, tante famiglie che non hanno figli e avrebbero sicuramente il desiderio di averne uno con l’adozione: andare avanti, creare una cultura di adozione perché i bambini abbandonati, soli, vittime di guerre e altro sono tanti; che la gente impari a guardare quella metà e dire: “Anch’io ne ho un’altra”. Vi chiedo di lavorare su questo».

Nella Sala Clementina Papa Francesco ha incontrato la presidente Maria Grazia Giuffrida, accompagnata dal Consiglio di amministrazione, dal direttore generale Giovanni Palumbo, dai rappresentanti della Fondazione Istituto degli Innocenti Onlus, dai volontari dell’Associazione Volontari Spedale degli Innocenti, da dipendenti e collaboratori dell’Istituto, ma anche, e soprattutto, i bambini e le mamme ospiti delle case di accoglienza dell’ente fiorentino e i loro educatori. Hanno partecipato all’udienza anche componenti della Commissione adozioni internazionali e dirigenti della presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, amministrazioni che da sempre hanno rapporti di collaborazione istituzionale con l’Istituto. «Avevo preparato un discorso per voi, ma è un po’ noioso leggere… Preferisco dire due parole e soprattutto salutarvi ad uno ad uno»: Papa Francesco ha optato ancora una volta per un fuori programma e un discorso a braccio. Riprendendo l’espressione usata dalla Presidente dell’Istituto, la “cultura del bambino”, Papa Francesco ha infine invitato a «riprendere» oggi «la cultura dei bambini», cioè «una cultura della sorpresa nel vedere crescere, vedere come si sorprendono dalla vita, come entrano in contatto con la vita. E noi dobbiamo imparare a fare lo stesso. Dobbiamo in qualche modo tornare alla semplicità di un bambino e soprattutto alla capacità di sorprenderci. Le sorprese! Il nostro Dio è il Dio delle sorprese, e noi dobbiamo imparare questo».

Nel discorso preparato, Papa Francesco aveva scritto che «oggi l’obiettivo che dobbiamo porci, ai vari livelli di responsabilità, è che nessuna madre si trovi nelle condizioni di dover abbandonare il proprio bambino. Ma dobbiamo anche far sì che di fronte a qualsiasi evento, anche tragico, che possa distaccare un bambino o una bambina dai suoi genitori, ci siano strutture e percorsi di accoglienza in cui l’infanzia sia sempre protetta e accudita, nell’unico modo degno: dando ai bambini il meglio che possiamo offrire loro. Ricordando le parole di Gesù che ci invita tutti a diventare come voi, come bambini, per poter entrare nel Regno dei cieli».

Foto http://w2.vatican.va


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