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La sfida futura della ricerca sarà il paziente fragile

Presentato dalla Fondazione Salvatore Maugeri il programma delle attività dei prossimi anni che saranno incentrate nella definizione e nella presa in carico del paziente fragile «in continuità con i valori del passato» ha ricordato il presidente Gualtiero Brugger. Si punterà in particolare sulla medicina riabilitativa neuromotoria, cardiologica e pneumologica, senza trascurare la medicina generale a indirizzo geriatrico

di Antonietta Nembri

Nel presentare l’ambizioso programma di ricerca rivolto al paziente fragile, il presidente della Fondazione Salvatore Maugeri, Gualtiero Brugger si è rifatto alle origini, alle radici dell’istituzione, ricordando l’intuizione di Salvatore Maugeri che negli anni Sessanta diede vita alla Fondazione Clinica del lavoro che nel 1969 fu riconosciuta come Irccs «sono cinquant’anni che siamo qualificati come istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. E sono Irccs 10 dei nostri 15 istituti». La presentazione del programma di attività per i prossimi anni che vedranno la ricerca clinica, le attività di studio e analisi sul territorio incentrate nel miglioramento della definizione e della presa in carico del paziente fragile si è tenuta oggi a Milano.
«Fondazione Salvatore Maugeri desidera diventare il principale riferimento culturale nello studio e nello sviluppo di attività di prevenzione primaria e secondaria a supporto del paziente fragile» ha dichiarato Brugger. «In continuità con i valori del passato, valori da sempre legati alla dedizione verso i pazienti meno autosufficienti, con particolari difficoltà nell’affrontare il progressivo deterioramento del proprio stato di salute, desideriamo promuovere l’evoluzione dei modelli sanitari per la presa in carico del paziente fragile».


da sinistra Luca Damiani, Antonio Spanevello, Barbara Gobbi (giornalista che ha moderato l'incontro) e Gualtiero Brugger

Punto di partenza anche la consapevolezza che la definizione di fragilità non è univoca nella comunità scientifica internazionale. Tuttavia, in linea generale potremmo definire fragile un paziente con una ridotta resistenza ai numerosi fattori in grado di scatenare uno stato di malattia che con termine inglese viene definito stressors.
Si tratta di soggetti “vulnerabili”, molte volte affetti da malattie croniche complesse, con presenza di comorbilità, instabilità clinica, che seguono più di una terapia e con ridotta autosufficienza. Si possono, in alcuni casi, aggiungere problematiche sociali e famigliari che rendono ancor più difficile la gestione. Nella definizione di fragilità anche il mondo della medicina generale, osservatorio di grande importanza, sviluppa perlopiù il concetto clinico di multimorbidità e instabilità clinica. Spesso indicano, ha spiegato Antonio Spanevello, direttore dei Programmi scientifici di Fondazione Maugeri «un paziente che tende a perdere peso, che ha meno forza muscolare, cammina con lentezza. Caratteristiche spesso associate all’età avanzata. Inoltre a temi medici e di qualità della vita va tenuto conto di alcuni aspetti sociali: molti vivono soli e questo peggiora la situazione».

Nel mondo sanitario sta costantemente aumentando l’interesse nei confronti della componente anziana e fragile della popolazione. Se pensiamo che tra circa 25 anni una persona su 3 avrà più di 65 anni1 – gli over 65 sono il 22,3% e arriveranno al 33,5% nel 2045 – guardando al futuro il sistema dovrà farsi carico di questa fascia molto grande di popolazione. Pertanto, la sfida attuale è rappresentata dalla gestione efficace ed efficiente dei pazienti fragili. Sfida assai complessa per il nostro Servizio sanitario nazionale, destinata a crescere nel futuro in conseguenza all’invecchiamento della popolazione.

La popolazione fragile seppur non ancora ben definita è comunque in crescita. Sono stati fatti diversi tentativi che vanno nella direzione di una risposta volta a comprendere quanti siano i pazienti fragili. In uno studio condotto da Rockwood e altri nel 2004 su una popolazione canadese, è stato evidenziato che, con il crescere dell’età, la fragilità aumenta passando dal 7% in pazienti con fascia di età tra i 65-74 anni al 36,6% in pazienti con più di 85 anni. In Italia, una ricerca del 2018, realizzata da un gruppo di medici di medicina generale della regione Veneto stima che più del 20% dei pazienti anziani è considerato fragile. «Proprio per arrivare a una definizione universale e condivisa di paziente fragile, Fondazione Salvatore Maugeri prenderà parte attiva al dibattito internazionale scientifico dove già si discutono diverse definizioni», spiega il professor Spanevello, «e pertanto Fondazione Salvatore Maugeri intende contribuire attivamente ad una migliore profilazione del paziente fragile grazie alla sua esperienza molto forte sul campo».

La Fondazione Salvatore Maugeri promuoverà nei prossimi anni in particolare 5 linee di ricerca. L’attività di ricerca è rappresentata in maniera importante dalla ricerca di base a ricaduta traslazionale nel campo della Medicina Riabilitativa Neuromotoria: studi di misurazione dell’outcome in tutte le principali patologie neuromotorie che conducono allo stato di fragilità, quali ictus, mielolesioni, Parkinson, Sla. In quello della Cardioangiologia riabilitativa, in particolare il filone di studio dei determinanti di malattia, dell’interazione tra terapie farmacologiche e riabilitative, dell’identificazione di biomarcatori predittori di prognosi in pazienti affetti da scompenso, ischemia e aritmie. Nella Pneumologia riabilitativa si punta a sperimentare nuovi modelli riabilitativi centrati sulle cure territoriali e domiciliari. La patogenesi infiammatoria ed immunologica di alcune malattie respiratorie può spiegare l’evoluzione verso lo stato di fragilità.
Le altre due linee di ricerca medicina clinico-specialistica e la medicina del lavoro e rischi da esposizione in ambiente lavorativo sono una prosecuzione del filone di ricerca del fondatore Salvatore Maugeri.

Guardando ancora più in avanti, con l’ambizione di divenire promotori della cultura del paziente fragile, Fondazione Salvatore Maugeri propone delle azioni concrete sul territorio e lavori di ricerca organizzativa che affianchino la linea di ricerca scientifica, volti a riconoscere la condizione di fragilità come aggravante delle patologie croniche e definirne i modelli di prevenzione e presa in carico più appropriati. Si tratta ha aggiunto Luca Damiani, consigliere Fondazione Salvatore Maugeri di cambiare anche la cultura verso questa tipologia di pazienti e «a tale scopo la Fondazione promuoverà da una parte una serie di indagini in partnership con associazioni di pazienti per comprendere i bisogni dei pazienti fragili, e dall’altra lavorerà con enti universitari per una migliore identificazione di questa tipologia di pazienti. Vogliamo essere catalizzatori dei bisogni e trovare insieme la strada per gestirli, è per questo motivo che istituiremo in collaborazione con alcuni atenei italiani, premi e borse di studio rivolte a studenti universitari che hanno affrontato il tema del paziente fragile», ha concluso Damiani ricordando anche che lo scorso anno sono stati investiti in ricerca 2,4 milioni di euro, mentre il 2019 si è ancora in fase di valutazione.

In occasione dell’incontro è stato presentato il documentario “Sla in men che non si dica” di Antonello Carboni e Antonio Pinna (qui l'intervista) mentre il dottor Marco Caligari, responsabile del Laboratorio di Comunicazione domotica dell’Istituto Irccs Veruno dell’Ics Maugeri ha illustrato il lavoro di sviluppo di app dedicate che vengono adattate alle esigenze dei singoli pazienti.