Comitato editoriale

La produzione di valore? Si vede nei volti dei nostri pazienti

Fondazione Don Gnocchi presenta il proprio Bilancio di Missione 2018. «L’attuale contesto storico ci pone di fronte a grandi sfide: a bisogni crescenti non corrispondono né risposte, né risorse adeguate. Occorre ritrovare la strada giusta per andare avanti e questo significa comprendere che senza solidarietà, senza attenzione ai più fragili, non c'è futuro», ha aggiunto il presidente don Vincenzo Barbante

di Sara De Carli

«Dobbiamo spostare il tema della discussione da quali indicatori misurare a perché misuriamo e per chi misuriamo. Il cosa verrà come conseguenza»: così Francesca Lecci, docente di Government, Health and Not for Profit alla SDA Bocconi ha concluso questa mattina il suo intervento sulle caratteristiche della rendicontazione sociale in ambito sanitario e socio-assistenziale. La Fondazione Don Carlo Gnocchi, per presentare il proprio Bilancio di Missione 2018, ha infatti voluto costruire un evento che fosse innanzitutto occasione di riflessione, studio, condivisione, crescita collettiva. La giornata, ospitata dalla Bocconi e partecipatissima, aveva per titolo “Rendicontazione come strumento di responsabilità sociale. Punti di vista e prospettive”, con l’intervento fra l’altro di altre tre realtà che hanno presentato la loro esperienza di rendicontazione sociale: la Lega del Filo d’Oro, la Procura di Milano, la Chiesi Farmaceutici.

«Questo Bilancio è il risultato del lavoro congiunto di tante singole persone che, operando insieme, costituiscono la forza di una comunità viva e coesa», ha detto il direttore generale della Fondazione Don Gnocchi, Francesco Converti. «Un percorso di condivisione in cui cresce la consapevolezza dell’importanza di rendere conto di ciò che la Fondazione sta realizzando non solo dal punto di vista economico-finanziario, ma anche e soprattutto rispetto al raggiungimento degli obiettivi di servizio al bene comune». Piano Strategico e Bilancio di Missione sono per la Fondazione due passaggi correlati: il primo è un “rendersi conto”, l’altro un “rendere conto”. «Sono stati coinvolti oltre 50 professionisti, con tantissimi incontri nei territori che proseguiranno… questo Bilancio è l’avvio di un percorso, ci sarà una restituzione, torneremo nei Centri».

Il Bilancio di Missione – frutto di un gruppo di lavoro coordinato da Eufrasia Novellini, responsabile del Servizio Convenzioni e Privato sociale – illustra quanto realizzato nel 2018 grazie anche ai racconti di uomini e donne, ad esempio ospiti od operatori, che danno un senso al lavoro quotidiano dei Centri della Don Gnocchi in Italia e nel mondo: «Voci, volti, nomi, sprazzi di vita quotidiana, autentica. Per noi sono i volti la rappresentazione massima della produzione di valore» ha sottolineato Converti.

«È il valore aggiunto che oggi la Fondazione porta in Bocconi», gli ha fatto eco Maria Chiara Carrozza, direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi, «l’andare al di là dei numeri. Il Bilancio di Missione non è tanto una fotografia dettagliata dell’oggi ma una fotografia dell’oggi per interrogarci sulle sfide del futuro, confrontandoci con noi stessi e con la nostra comunità di riferimento sulla nostra missione. Che valore restituiamo ai nostri pazienti? È questa la domanda. Il mio sogno è che la riabilitazione offerta in Fondazione Don Gnocchi sia la migliore esistente e per tutte le persone a prescindere dalla condizione sociale e di partenza. Questo è il compito della Fondazione».

Fondazione Don Carlo Gnocchi si conferma essere una realtà complessa e articolata, attenta agli aspetti di innovazione nei processi e negli strumenti, aperta ai territori nei quali opera e pronta a potenziare alleanze e reti con enti e istituzioni pubbliche, private, accademiche, dell’impresa e del volontariato: il tutto in fedeltà e coerenza con i valori ereditati da don Carlo e continuando a rispondere in maniera sempre più efficace ai bisogni di salute delle persone più fragili.

Questi i numeri e i dati più significativi:

  • 25 Centri residenziali e 2 IRCCS (3700 posti letto) e 28 ambulatori territoriali in 9 regioni;
  • 5.935 dipendenti e collaboratori professionali;
  • quasi 19 mila adulti ed oltre 370 minori assistiti in degenza;
  • oltre 2.200 anziani e 658 persone con disabilità accolte nelle RSA e nei Centri diurni;
  • 223 mila pazienti curati in ambulatorio e 11 mila a domicilio;
  • 658 malati terminali seguiti con le rispettive famiglie negli hospice;
  • 3 mila beneficiari di progetti di solidarietà internazionale in quasi tutti i continenti.

Un impegno sostenuto da un’intensa attività di ricerca scientifica traslazionale, integrato dal trasferimento di prodotti e servizi innovativi nella cura del paziente e innervato da un piano di formazione a diversi livelli, con oltre 60mila ore di formazione erogate lo scorso anno.

«L’attuale contesto storico ci pone di fronte a grandi sfide materiali e culturali: a bisogni crescenti non corrispondono né risposte, né risorse adeguate. Occorre ritrovare la strada giusta per andare avanti e questo significa comprendere che senza solidarietà, senza attenzione ai più fragili, non c'è futuro», ha aggiunto il presidente della Fondazione, don Vincenzo Barbante. «La Fondazione sente la responsabilità di rendere conto del proprio operato, mostrando che è possibile servire il bene comune e che questa esperienza sa ispirare entusiasmanti percorsi di ricerca e innovazione e rappresenta la carta vincente per uno sviluppo sostenibile per l'intera comunità».