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Val d’Enza, la posizione dei Magistrati per i minorenni

I Magistrati richiamano la sinergia tra magistratura, servizi sociali e sanitari, esperti e terzo settore «fondata su tecniche di ascolto e psicodiagnostiche accurate e condivise dagli ordini professionali, correttamente predisposte mediante continuo confronto e aggiornamento scientifico». «Altamente dannoso da parte degli organi di informazione il ricorso a semplificazioni dei fatti non approfondite né contestualizzate»

di Redazione

L’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia prende posizione, con un comunicato stampa, sui fatti di cronaca relativi ad indagini penali in corso presso la Procura della Repubblica di Reggio Emilia. Il comunicato è firmato da Maria Francesca Pricoco (Presidente dell'AIMMF) e Susanna Galli (Segreterio generale).

I Magistrati sottolineano come «in via generale, debba riconoscersi e apprezzarsi l’attività svolta dai servizi sociali nel compito istituzionale di protezione e sostegno dell’infanzia e adolescenza e delle famiglie in difficoltà», e come l’impegno dei servizi sia «frequentemente reso più gravoso dalle carenze organizzative, dalla mancanza di personale e dalle sempre minori risorse economiche».

«La costante sinergia tra i servizi pubblici territoriali e quelli sanitari al fine degli approfondimenti psicologici, dello studio della personalità, della condizione di sviluppo psico-fisico delle persone di minore età nelle situazioni di prospettato disagio, soprattutto se riconducibile a fatti di abuso o maltrattamento» deve essere «non rinunciabile». Una sinergia «fondata su tecniche di ascolto e psicodiagnostiche accurate e condivise dagli ordini professionali, correttamente predisposte mediante continuo confronto e aggiornamento scientifico».

I Magistrati richiamano quanto previsto dalla recente risoluzione del Consiglio Superiore della Magistratura (Risoluzione sulle linee guida in tema di organizzazione e buone prassi per la trattazione dei procedimenti relativi a reati di violenza di genere e domestica, delibera 9 maggio 2018) che fa riferimento ad un intervento integrato, non soltanto mediante collaborazione interna fra i diversi uffici giudiziari coinvolti, ma anche sul versante esterno al fine di un’ azione multisettoriale con enti locali, strutture sanitarie, servizi sociali e soggetti del terzo settore presenti sul territorio, in un’ottica di corresponsabilità, volta anche ad evitare ricostruzioni fuorvianti delle situazioni rilevate in un ambito di osservazione ristretto. Ricorda che allo scopo di garantire il contradditorio processuale, con la legge n. 149 del 2001, oltre alla assistenza legale del minore, nella procedura per dichiarazione di adottabilità è stato introdotto l’obbligo di avviso ai genitori di nominare un difensore di fiducia, in mancanza del quale il giudice dovrà provvedere alla nomina di un difensore d’ufficio. Con la medesima legge, è stato previsto che anche nei procedimenti sulla responsabilità genitoriale “i genitori e i minori sono assistiti da un difensore” e che attraverso questa rappresentanza processuale tutte le parti possono conoscere gli atti del procedimento e chiedere mezzi istruttori, quale la consulenza tecnica d’ufficio.

I Magistrati ritengono infine «altamente dannoso da parte degli organi di informazione il ricorso a semplificazioni dei fatti non approfondite né contestualizzate, specie in una materia di grandissima complessità e delicatezza la cui trattazione richiederebbe un elevato livello di specializzazione, con la conseguenza di gettare indiscriminato discredito su ampie fasce di operatori scrupolosi che perseguono, abitualmente, la lealtà, la collaborazione e la trasparenza nei confronti dei propri utenti e così cagionando, al contrario, fratture e contrapposizioni disfunzionali ad un coeso e efficace sistema di protezione dell’infanzia e di aiuto alle famiglie più fragili».


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