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Cooperazione & Relazioni internazionali

Alternative alla clandestinità e rimpatri volontari assistiti

In un incontro al Meeting di Rimini Jean Marc Dewerpe ha descritto il suo lavoro di gestore del nuovo Fondo fiduciario promosso dall'Unione Europea per lo sviluppo dell'Africa. Dewerpe che ha la responsabilità dell'Africa occidentale ha spiegato che con questa nuova forma di sostegno economico si sono creati nell'ultimo anno 11.700 posti di lavoro

di Redazione

Un tema di drammatica stringente attualità, quello delle migrazioni mondiali (l'anno scorso ha registrato un record di persone coinvolte dal fenomeno nel mondo secondo l'Unhcr) affrontato, per una volta, lasciando fuori dalla porta tifoserie ideologiche e becere accuse. È accaduto al Meeting nello spazio dell'Arena internazionale gestita da una onlus che col mondo dell'incontro riminese ha un rapporto consolidato: l'Avsi.

Il tema era importante e partiva proprio dall'idea di uscire dal dilemma da “social”: sì o no all'invasione degli africani in Europa. Recitava infatti così: "Migranti tra alternative alla clandestinità e rimpatri volontari assistiti". Racconti di esperienze sul campo proprio per ragionare razionalmente sulle possibili soluzioni. Sulle reali alternative al traffico di uomini. Giancarla Boreatti (nella foto)ha raccontato tre progetti dell'Avsi con l'Unione Europea, con la Cei ma anche col Ministero degli Interni italiano per sensibilizzare alle non partenze. "Liberi di partire, liberi di restare" come dice il nome del progetto in collaborazione coi Vescovi italiani. L'Avsi lavora sia in Italia che in Africa (soprattutto in Tunisia e Niger) proprio sulla formazione, la preparazione didattica e professionale, per permettere ai migranti di tornare nel proprio Paese d'origine con una chance in più, avendo fatto tesoro dell'esperienza europea. Si chiama migrazione circolare ed è una nuova frontiera nel cercare misure efficaci per contrastare e governare il fenomeno.

Jean Marc Dewerpe ha descritto il suo lavoro di gestore del nuovo Fondo fiduciario promosso dall'Unione Europea per lo sviluppo dell'Africa. Dewerpe che ha la responsabilità dell'Africa occidentale ha spiegato che con questa nuova forma di sostegno economico si sono creati nell'ultimo anno 11.700 posti di lavoro mentre 15 mila persone (di cui 42 per cento donne) sono state formate grazie al nuovo Trust europeo.

Seidou Konatè (nella foto), arrivato in Italia nel 1991 ha offerto la sua testimonianza di cooperativa nata nel 2006 in provincia di Varese. La Ballafon, questo il nome dell'impresa solidale generata da un migrante di quasi 30 anni fa, lavora molto sull'integrazione di quelli che arrivano in Italia e che però hanno anche la chance di tornare in Costa d'Avorio dopo aver imparato ad usare il tornio od organizzare una officina meccanica. L'ambasciatore Ranieri Sabbatucci, rappresentante diplomatico della Ue presso l'Unione Africana, ha raccontato come il problema della nuova schiavitù (fiorita sui profughi che approdano nei campi della Libia) ha colpito molto anche i leader afrticani e alla fine una prima solidarietà fra i due continenti ha generato una migrazione di ritorno di almeno 45 mila persone, cinque volte di più di quelli arrivati nell'ultimo anno in Italia. Non ci sono soluzioni semplici e slogan sbrigativi ma nell'impegno concreto si vedono segnali di un mondo che sappia finalmente affrontare nel modo giusto questa emergenza globale. Sviluppando l'Africa e l'Europa insieme.


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