Politica & Istituzioni

Mario Michele Giarrusso (M5S): «Anche per noi è l’ora di una ripartenza e di una discontinuità»

Un'intervista a tutto campo con il senatore pentastellato: gli errori del M5S, la necessità di formare una vera classe dirigente, la caduta di Salvini, il governo che verrà. Ma, soprattutto, i temi della lotta alla criminalità e al riciclaggio, che si intrecciano con un dialogo aperto con il Terzo settore e le sue reti

di Marco Dotti

«Non consentiremo la concentrazione di tutti i poteri nelle mani di uno solo» aveva detto in aula, cinque anni fa, il più coriaceo dei senatori del M5S, Mario Michele Giarrusso.

Membro della Commissione antimafia, abilissimo oratore, «cittadino a 5 stelle», avvocato, Giarrusso è in parlamento dal 2013 e non ha peli sulla lingua. Prendere o lasciare. Lo sanno i suoi avversari e lo sanno i suoi compagni di banco. Giarrusso è irrefrenabile, ma guai a sottovalutarlo: è un politico abile e accorto. Non da ieri ha indicato i punti critici del suo Movimento, oltre che dell'alleanza con la Lega. Lo abbiamo incontrato, in un dialogo a tutto campo.

Il tramonto del momento-Salvini nella Lega

Quando ha capito che le cose con Salvini stavano precipitando?
Sarebbe facile, ora, dire che le cose sono precipitate fin dall’inizio. Ma è davvero così: hanno iniziato a precipitare quando il Matteo Salvini che, nel 2013, prese una Lega al 4%, alle elezioni del 4 marzo 2018 si è ritrovato con il 17,35%, che significa 5milioni di voti. All’esplosione del “momento-Salvini” nella Lega è conseguita la sua attuale implosione, che ci consegna un Paese che non ha più contenitori nazionali a destra, con un leader fatto in casa che ha mostrato di non avere il peso specifico del leader e, prima o poi, verrà ai ferri corti con i veri politici del suo partito, che d’altronde mal lo sopportano. Che conseguenza avrà tutto questo sulla stabilità interna della Lega è affar loro, ma sotto certi aspetti è un problema con cui tutto il Paese, e chi governerà, dovrà confrontarsi nei prossimi anni. Avere in qualche modo contenuto la potenza espansiva del salvinismo, è comunque un merito che il M5S si deve prendere. E deve rivendicare. Senza di noi, sarebbe il caos.

Torna alla vecchia idea di Beppe Grillo secondo cui il M5S è un argine all’entropia sociale? Non è invece il momento dell’autocritica?
Facciamola, l’autocritica: un po’ per fretta, un po’ per ingenuità, un po’ per idealismo, un po’ per vocazione, un po’ (o forse tanto) per impreparazione e un po’ per l’ambizione di alcuni quando siamo arrivati al governo abbiamo fatto cose buone, talvolta molto buone, e abbiamo fatto cose meno buone, talvolta pessime. Le pessime, guarda caso, hanno sempre qualcosa di verde appiccicato addosso… Ora ci siamo fatti i muscoli, diciamo così, e ricominciamo.

Sta dicendo che è stato un errore governare con la Lega?
Non sto dicendo questo, anche se errori ce ne sono stati. Abbiamo provato a imboccare una strada e la strada era quella sbagliata. Questo non significa che si debba tornare indietro su molte delle cose fatte e su temi che, per la prima volta, nella storia del nostro Paese sono stati inquadrati a dovere, senza infingimenti da Prima Repubblica: giustizia, lotta alla mafia, beni comuni, contrasto all’azzardo… Dopo un anno e mezzo di tentativi di allineare le idee, le passioni, le vocazioni degli uni, con l’apparente scaltrezza degli altri siamo arrivati alla resa dei conti. Come ci siamo arrivati è tutto un altro discorso.

Il M5S: da dove ripartire

Come ci siamo arrivati?
Torno alla sua domanda iniziale, perché è lì la chiave: che la situazione si facesse davvero critica lo si è capito a maggio, quando è uscito il libro di Claudio Gatti, I demoni di Salvini. Non bisogna sottovalutare quanto scrive Gatti in quel libro. E non bisogna sottovalutare il momento in cui tutto questo accade.

Gatti fu autore di un libro chiave anche su Ustica, Il quinto scenario, e ha denunciato la presunta tangente da un miliardo pagata per il campo petrolifero OPL 245, in Nigeria, per la quale i vertici dell’ENI sono attualmente sotto processo a Milano…
Appunto…A maggio esce il libro di Claudio Gatti, un mese dopo il Ministro degli Interni è negli Usa, a stringere mani, apparentemente contento e sicuro di sé. Non c’è un nesso apparente tra i due eventi, ma a posteriori occhi allenati possono capire che un nesso c’è.

Non la stupisce che a innescare la crisi sia stato proprio Salvini?
Esistono due modi per cacciare. Il primo è quello più scontato: ti apposti e colpisci la preda. Il secondo è inseguirla, fino allo sfinimento. La “bestia” braccata perde l’orientamento. E attacca. Ma quando attacca, si accorge che era esattamente ciò che si si aspettava da lui. Salvini era disorientato, più per il colpo che gli è arrivato da oltre Oceano, che per la pantomima sulla Russia. Chiedersi se Matteo Salvini sia fascista, come hanno fatto per mesi i nostri intellettuali, è fuorviante. Salvini ha cinicamente usato frange reazionarie per emergere e rimanere al centro dell’attenzione, il problema è cosa stava diventando, non cos’era in partenza. Ma il suo progetto è finito, passiamo ad altro.

Sul piano della selezione dei dirigenti è mancato qualcosa?
Il Movimento avrebbe bisogno di un luogo in cui si possa effettuare il reclutamento, la selezione, e la formazione di cittadini che si propongono quali dirigenti della cosa pubblica. Serve un metodo e serve un luogo per formare, formarsi e per elaborare idee. Questo è necessario.

Lei viene accreditato come uno dei fautori dell’apertura al centro sinistra, è così?
Io sono per il lavoro serio su temi di prioritario interesse nazionale. La lotta alla mafia, alla criminalità sempre più organizzata, al riciclaggio, alla tratta di esseri umani… Ora, se c’è convergenza su questi temi, che sono anche implicitamente valori, le cose si possono fare. Non esistono valori non negoziabili, in politica. Salvo uno: l’interesse collettivo e nazionale, che coincide con i principi e i valori scritti nella Costituzione. Tutto qua.

Giustizia, lotta alla crimilalità, contrasto al riciclaggio, azzardo

Elenchiamo alcuni punti, lanciandogli in un ipotetico scenario futuro: temi, cose fatte da non toccare, cose che vanno fatte per segnare una rottura del passato…
Temi: giustizia, lotta alla criminalità organizzata, contrasto al riciclaggio. Dentro queste tra macro aree rientra anche il grande tema del contrasto all’azzardo, che è sempre stato al centro della vostra attenzione, anche ultimamente quando avete giustamente portato all’attenzione di tutti – e ve ne ringrazio – le contraddizioni in cui si stava avviluppando il Governo, soprattutto sul tema del contrasto alla pubblicità o sulla questione della rilevazione dei flussi di denaro.

Io credo – e mi sono sempre battuto in questa direzione – che serva un ammodernamento complessivo del sistema-giustizia. Quando dico questo, non parlo di ipotetiche o fantasmatiche risorse. Ritengo che si debba partire dalle possibilità di intelligence e investigazione, ma in questo senso: il trattamento delle informazioni, ma anche i programmi informatici funzionali all’esecuzione delle intercettazioni, delle geolocalizzazioni, del controllo dei flussi (informativi e di denaro) sono il settore strategico in cui si giocherà tutto.

Dobbiamo investire, in termini di idee e ammodernamento, in questo settore. I dati sono tutto e, spesso, pur avendo i dati non sappiamo come processarli, anche se sapremmo come servircene per attività di contrasto o prevenzione. Per contrastare criminalità vecchia e nuova bisogna seguire le informazioni, come si deve segue il denaro. Oggi, gran parte del money laundering passa da canali semilegali o canali misti, come quello dell’azzardo.

Ci spiega meglio la questione-azzardo e perché è tanto importante?
Quando le nostre agenzie tracciano un flusso di denaro di 106miliardi di “giocato” annuo nel solo settore dell’azzardo legale, significa che qualcosa va compreso. Va capito il sistema, perché qualcosa non quadra. La lotta contro l’azzardo è un caposaldo dell’azione del M5S, che per un lungo periodo si è saldata con le battaglie delle associazioni e dei sindaci italiani. Poi, al governo, ci siamo un po’ dimenticati – diciamo così – di quanto sia cruciale questa attività, che riguarda la sicurezza nazionale e la stabilità del sistema economico-finanziario del Paese, anche se per fortuna le istituzioni hanno cominciato a rispondere positivamente alle richieste della società civile, ad esempio con il sistema SMART, che permette ai sindaci di richiedere il monitoraggio in tempo reale dei flussi monetari legati alle VLT. Fino a due anni fa, chiedere quei dati era semplicemente impossibile. Come questione di sicurezza nazionale, ritengo che la competenza sull’azzardo sia più tema da Ministero degli Interni, che della Salute o dell’Economia. Ma su questo punto e sul conferimento della “delega” vigileremo con un’attenzione massima.

Ong, coop, Terzo settore

Cooperazione, Ong, Terzo Settore, temi che preoccupano molto i nostri lettori: come vi muoverete?
Usiamo il condizionale, ma le dico cosa andrebbe fatto: le buone pratiche vanno distinte sempre, nettamente e con fermezza morale, da chi usa certe formule o certi paraventi giuridici solo per fare i suoi sporchi affari è un’altra priorità. Siamo passati da “sono tutti buoni quelli che si dichiarano tali” al salviniano “ONG e coop colpevoli di tutto” e, nel mezzo, alle false cooperative si sono sostituite ambigue Srl, a chi aiuta i migranti si sono affiancati strani comitati d’affari. Va fatta pulizia: dalle retoriche d’odio e dalle scorie di un sistema che, così com’è, è troppo vulnerabile. Personalmente invito a lanciare ora, con forza nuova e spirito davvero cooperativo, il dibattito. Nessuno può più passare all’incasso, ma tutti possono aiutare ciò che sta nascendo, se nascerà, a essere migliore di ciò che è stato.

Una piccola nota personale: il M5S, in Sicilia, dove lavoro come avvocato, dieci anni fa ha intercettato la voce dei senza voce, il potere dei senza potere. Ha dato voce e forza ai comitati civici, ai cittadini, alle istanze sociali dimenticate o soffocate dalla retorica e dalla politica, ma anche da un pezzo di Terzo settore che si credeva istituzionalizzato, ma ha solo finito per diventare un mezzo, senza più alcun fine. Dobbiamo tornare al fine, ma stando al governo – che è un mezzo – – solo con chi a quelle forze vuole dare nuova forza e a quelle voci vuole tornare a dar voce. Basta con chi dice o scrive una cosa in pubblico e, poi, in privato blocca le vere riforme che chiedono associazioni e cittadini.

Glielo dico con una frase: il cinismo non è una virtù, non è una virtù sociale, tanto meno una virtù politica. Servono intelligenza e cuore per governare davvero. Se riusciremo a combinarle, avremo fatto un passo avanti. Non si governa senza società civile.

In copertina, Giarrusso con Piera Aiello


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