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Giorgio Galli: «La società civile vera linfa della democrazia»

«Teatro, musica, letteratura, arte non sono completamente liberi. Ma quel "non completamente" fa la differenza: sempre, infatti, i sistemi totalizzanti dimenticano qualcosa. Qualcosa sfugge alla loro volontà di egemonizzare l'umano». Sono le parole del politologo Giorgio Galli che, oggi, in molti vorrebbero insignito dell'Ambrogino d'oro

di Marco Dotti

La politica e l'arte dell'impossibile

La politica, insegnava l'intellettuale ceco Václav Havel, «non deve essere solo l’arte del possibile, soprattutto se con la parola arte si intendono speculazione, calcolo, intrighi, accordi segreti e manovre pragmatiche, ma può anche essere l’arte dell’impossibile, cioè l’arte di rendere migliori se stessi e il mondo».

Era il Capodanno del 1990 e, proprio a quei giorni e alla Rivoluzione di velluto che tra il novembre e dicembre di trent'anni fa cambiò il volto dell'Europa si collega un prezioso aneddoto ricordato da Pier Luigi Castagnetti: «Quando nel 1990 chiesi a Dubček perché non avesse fatto lui la “Rivoluzione di velluto” anziché Havel, mi rispose: “perché le rivoluzioni le possono fare solo quelli che non sanno che le rivoluzioni non si possono fare”».

Di Havel e della sua eredità si è discusso a Milano, giovedì scorso, in un incontro su "Europa e polis parallela" organizzato dall'Istiuto Havel al Centro Culturale di Milano, alla presenza di Luigi Geninazzi (qui il suo ricordo di Havel), padre Francesco Occhetta e il professor Giorgio Galli (i tre ospiti sono ritratti nella foto di copertina).

Proprio le parole di Giorgio Galli – considerato tra i massimi politologi italiani, nato a Milano il 10 febbraio 1928. A Milano, per trent'anni, è anni titolare della cattedra di Storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi – in conclusione dell'incontro, hanno portato l'attenzione su un soggetto collettivo da sempre inviso ai totalitarismi e alle oligarchie: la società civile.

Non dobbiamo avere paura di sognare l'apparentemente impossibile se vogliamo che l'apparentemente impossibile diventi una realtà. Senza sognare un'Europa migliore non potremo mai costruire un'Europa migliore. Nella bandiera d'Europa ci sono le stelle. Sono lì per ricordare che il mondo potrebbe diventare un posto migliore se, di tanto in tanto, avessimo il coraggio di guardare le stelle

Václav Havel, discorso all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, 10 maggio 1990

La società civile è una polis parallela

«Havel era un uomo di teatro», ha spiegato il politologo. «Non ritengo marginale questa considerazione, perché è nel teatro che la democrazia occidentale ha mosso i suoi primi passi. E il teatro, in sistemi come quelli della Cecoslovacchia comunista, erano spazi di relativa libertà. Spazi dove la società civile poteva riformarsi, senza conformarsi».

Non a caso, ha ricordato Galli, Charta 77, la principale iniziativa di dissenso nel cuore del regime di cui Havel fu tra gli animatori, nacque dalla protesta per l'arresto dei componenti di una rock band, i Plastic People of the Universe.

«Teatro, musica, letteratura, arte non sono completamente liberi. Ma quel "non completamente" fa la differenza: sempre, infatti, i sistemi totalizzanti dimenticano qualcosa. Qualcosa sfugge alla loro volontà di egemonizzare l'umano. Havel ci ha lasciato questa lezione», ha concluso il politologo.

Una conclusione che ha suscitato molto entusiasmo tra i presenti. E una domanda, che in tanti hanno cominciato a porsi davanti alle parole di Galli: proprio il milanese Giorgio Galli, tra i più insigni studiosi di scienza della politica, non meriterebbe l'Ambrogino d'oro, la principale benemerenza cittadina? Benemerenza conferita a chi – come Galli – ha dedicato il proprio impegno per la cura e la cultura della società civile.


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