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Cooperazione & Relazioni internazionali

Iniziato lo sgombero del campo di Vucjak

Ci vivevano 900 persone. Il campo sarà raso al suolo, stanno caricando le persone sui camion. Saranno poi trasferite nei centri di Sarajevo e Mostar. L’accesso ai giornalisti e i volontari è stato negato dalla polizia. Alcuni non si vogliono allontanare dal confine e il comportamento della polizia croata continua ad essere brutale

di Anna Spena

Nel campo di Vučjak, una ex discarica, situato a pochi chilometri da Bihać, nel nord-ovest della Bosnia Erzegovina, è iniziato lo sgombero di 900 migranti. Il campo sarà raso al suolo. Stanno caricando le persone sui camion. Saranno poi trasferite nei centri di Sarajevo e Mostar. L’accesso ai giornalisti e i volontari è stato negato dalla polizia.

Il rastrellamento, iniziato ieri, è proseguito oggi (sebbene la polizia dichiari che porterà via solo coloro che lo vogliono "volontariamente"). La maggior parte dei migranti non si vuole allontanare dal confine con la Croazia.

Ma «I poliziotti croati spesso picchiano i migranti e a volte li marchiano con un ferro rovente, infliggendo loro gravi ustioni», scrive Ahmed Burić, corrispondente da Sarajevoper l’Osservatorio Balcani e Caucaso, «nessun paese europeo ha finora condannato il brutale comportamento della polizia croata. Nel frattempo, il ministero dell’Interno croato ha istituito un’apposita unità di crisi. A giudicare dai comunicati stampa emessi da questa unità, il principale compito dei suoi membri sembra essere quello di ribadire di “non essere stati a conoscenza di abusi d’ufficio” di cui sono accusati i loro colleghi poliziotti, ovvero di indurre l’opinione pubblica a pensare che al confine croato-bosniaco non stia accadendo nulla di drammatico. E non sono gli unici a farlo. Dal momento che l’anno prossimo la Croazia dovrebbe entrare nell’area Schengen (e una volta aderita a Schengen otterrà cospicue risorse supplementari dai fondi europei), la polizia croata sembra aver preso (troppo) sul serio il ruolo di guardiano delle frontiere dell’UE di fronte alla presunta ondata migratoria dall’Oriente. Quando fermano i migranti, i poliziotti croati li costringono a spogliarsi, si impossessano dei loro cellulari e soldi, dopodiché li riportano al confine con la Bosnia Erzegovina e poi, violando tutti i trattati internazionali, li portano nel territorio bosniaco, a due-tre chilometri dal confine, effettuando in tal modo i cosiddetti “push-back”, ovvero i respingimenti di migranti».

I campi di Ušivak vicino a Hadžići (Sarajevo) e Salakovac (Mostar) accolgono già da tempoalcuni migranti. Lo scorso 2 dicembre sono state offerte ufficialmente dal ministro per la sicurezza della Bih, Dragan Mektić, 2 ex caserme, una a Blažuj nei pressi di Sarajevo e l'altra, Ljubače, nei pressi di Tuzla, ma questa non può essere presa in considerazione perchè situata attorno ad una zona minata.


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