Attivismo civico & Terzo settore

Società civile & Corte costituzionale: la rivoluzione di Marta Cartabia

"L'apertura della Corte ai contributi di qualsiasi formazione sociale senza scopo di lucro rappresenta una rivoluzione non soltanto perché apre un mondo finora chiuso, ma perché si apre alla cittadinanza attiva perimetrandola in quelle formazioni capaci di portare (e non di rappresentare) l’interesse generale e capaci di offrire un contributo rilevante". L'intervento del vice segretario generale di Cittadinanzattiva

di Anna Lisa Mandorino

Mentre la riforma del Terzo settore compie il suo percorso a passi tardi e lenti, costringendo nel frattempo i potenziali enti di terzo settore a rincorrere la sua logica regolamentare ed elencatoria, in tempi brevissimi maturano piccole, ma straordinarie rivoluzioni.

Nei giorni scorsi, la Corte Costituzionale ha reso pubblico in una nota, di cui è prevista a breve la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che “qualsiasi formazione sociale senza scopo di lucro e qualunque soggetto istituzionale, se portatori di interessi collettivi o diffusi attinenti alla questione in discussione, potranno presentare brevi opinioni scritte per offrire alla Corte elementi utili alla conoscenza e alla valutazione del caso sottoposto al suo giudizio”. L’intenzione della Corte rappresenta una rivoluzione non tanto, o non soltanto, perché apre un mondo finora chiuso alla partecipazione della cosiddetta società civile – la qual cosa è piuttosto di moda, anche se troppo spesso ridotta a concessione o esercizio di forma – ma perché si apre alla “cittadinanza attiva” perimetrandola, come è nell’articolo 118 ultimo comma della Costituzione, in quelle formazioni capaci di portare (e non di rappresentare) l’interesse generale e capaci di offrire un contributo rilevante, cioè attinente alla questione in discussione, a prescindere da ogni steccato definitorio e da ogni connotazione giuridica. Non perché si risulta in un registro dunque, o perché si svolgono attività che pertengono a certi ambiti tematici invece che ad altri, o perché si hanno numeri o elenchi di soci, ma “unicamente” perché si è in grado di portare e di offrire interessi collettivi, diffusi e utili.

Questo sì è un passo verso il disegno di una democrazia progressiva contenuto nella Costituzione e messo straordinariamente a fuoco dall’ultimo libro di Giuseppe Cotturri, non per nulla estensore materiale del quarto comma dell’articolo 118, Romanzo Popolare. Nelle sue pagine Cotturri sviluppa un’intuizione felicissima, quella di “una storia popolare imponente, sofferta” che coinvolge la Costituzione e i cittadini italiani, e del ruolo di questi come soggetti che, organizzandosi o agendo quali singoli individui, inverano la Costituzione, la proteggono dagli stravolgimenti di quanti, per esempio i partiti, cercano di piegarla a usi strumentali, si fanno interpreti e custodi autentici del disegno di eguaglianza, giustizia sociale e partecipazione in essa contenuto. Cotturri sottolinea come il punto di vista “particolarmente generativo del futuro” della Costituzione si debba, in particolare, al gruppo delle 21 Madri costituenti che vi lavorarono: diventa suggestiva l’ipotesi che l’apertura della Corte Costituzionale alla partecipazione civica sarà un’apertura particolarmente generativa rispetto al futuro della democrazia se a volerla, come uno dei suoi primi atti, è stata la prima donna presidente della Corte Costituzionale (Marta Cartabria, nella foto Sintesi). Questa è la linea che recupera l’interpretazione costituzionale dell’idea di sussidiarietà, quale riconoscimento del potere dei cittadini di svolgere l’interesse generale, persino contribuendo a interpretare la Costituzione stessa in nome di interessi collettivi e diffusi. Altre sono riforme, questa può essere una rivoluzione.


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