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Fare più figli e cambiare la cultura della natalità: un progetto a Modena

Promosso dal Csv insieme a varie organizzazioni pubbliche e private, punta a mettere il tema al centro delle politiche in linea con i paesi europei più avanzati. Previste varie sperimentazioni e un ciclo di incontri a partire dal 18 gennaio

di Laura Solieri

La maternità e la paternità sono oggi più tutelate che in passato, ma non sufficientemente valorizzate. Eppure dovrebbero essere sempre più al centro della programmazione politica e sociale. È da questa convinzione che nasce a Modena il progetto “Natalità”, con l’obiettivo di diffondere contenuti, informazioni e buone prassi per migliorare il discorso collettivo sulla genitorialità e produrre un cambiamento culturale.

A Modena, come nel resto di Italia si fanno sempre meno figli: in base ai dati Istat il tasso di fecondità totale è pari a 1,32 figli per donna. «Se un intero paese non fa figli e non cresce le cause sono profonde e non banali, – dice il coordinatore e ideatore Giuseppe Masellis del Centro di servizio per il volontariato di Modena. – Il progetto è ambizioso perché mette in discussione l’intera politica, il mondo del lavoro, la scuola, la famiglia, l’uso delle risorse economiche e sociali, l’associazionismo, le norme vigenti».

Con il progetto si intendono attivare sperimentazioni a sostegno della natalità in linea con i paesi europei più avanzati, per incentivare politiche strutturali che oltre ai servizi di cura dei bambini valorizzino la maternità, mettano madri e padri nelle condizione di conciliare la cura dei figli con il lavoro, contrastino la discriminazione delle lavoratrici madri, promuovano la condivisione dei carichi di cura tra donne e uomini.

«Affrontare il tema della natalità implica anche una riflessione sugli stereotipi ancora esistenti sulla maternità e il ruolo delle donne, – dice Vittorina Maestroni, presidente del Centro documentazione donna, – non solo dal punto di vista delle scelte lavorative, ma anche di quelle personali e di coppia. Si fatica ancora a praticare un’equa condivisione e spesso le cause sono da ricercarsi nei modelli culturali esistenti».

Nel dettaglio, il progetto prevede: analisi della situazione modenese e delle policies adottate dalle imprese per il sostegno alla natalità-genitorialità; studi di caso aziendali per le sperimentazioni; attivazione di tavoli di co-progettazione con imprese e terzo settore per avviare percorsi in azienda e reti di prossimità e volontariato familiare; presenza nelle aziende della figura del Family manager; mappatura dei servizi di welfare pubblico-privato sul tema; azioni di sensibilizzazione e comunicazione sul tema della natalità. Elemento decisivo per l’impatto dell’iniziativa è il partenariato tra pubbliche amministrazioni, terzo settore, università, soggetti imprenditoriali. “Natalità” è infatti promosso dal Csv modenese in collaborazione con Centro documentazione donna, Dipartimento di Economia Marco Biagi dell’università di Modena e Fondazione Marco Biagi, Provincia e Comune di Modena, Buona Nascita, Azienda USL, Azienda ospedaliera-universitaria di Modena e Azienda ospedaliera di Sassuolo, ed è sostenuto dalla Fondazione di Modena che lo finanzia con 80mila euro e partecipa attivamente alla progettazione.

Collegato al progetto è il ciclo di seminari "Maternità e paternità desiderabili. Pregiudizi e stereotipi da sfatare per migliorare il discorso collettivo sulla natalità": la rassegna si apre il 18 gennaio alle 9.30 con l’incontro “La natalità (non) è una questione pubblica” con Silvia Vegetti Finzi (Comitato nazionale di bioetica e Osservatorio permanente infanzia e adolescenza) presso la Casa delle Donne (Modena, Strada Vaciglio Nord, 6). Il programma di incontri andrà avanti fino a maggio 2020.


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