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Fondazione Italia Sociale scalda i motori: così daremo benzina alle non profit

«L'ente è finalmente operativo ed ha aperto le porte ai primi venticinque partecipanti che, accanto allo Stato, hanno aderito al progetto. L'obiettivo consiste nel creare le condizioni per una larga alleanza tra pubblico e privato a sostegno del non profit attivando meccanismi e strumenti per portare risorse aggiuntive al Terzo settore italiano», scrive il segretario generale Gialuca Salvatori a VITA, spiegando le tre linee di azione su cui si muoveranno le attività della Fondazione

di Gianluca Salvatori

L’avvio è stato lungo e tortuoso. Destino comune ad altre innovazioni introdotte dalla legge che ha riformato il Terzo settore. Reso complicato dall’assenza di precedenti: primo caso infatti in Italia di un’entità fondata dallo Stato ma costituita come fondazione di partecipazione, con il vincolo di finanziarsi in prevalenza con risorse private.

Ora però la Fondazione Italia Sociale è finalmente operativa ed ha aperto le porte ai primi venticinque partecipanti che, accanto allo Stato, hanno aderito al progetto. Tra questi, aziende nazionali, università, banche, fondazioni culturali e sociali, editori, studi professionali, società di consulenza internazionali. I primi sono entrati poco più di un anno fa, ma la lista si è via via allungata e altre organizzazioni si aggiungeranno presto. Sempre con l’intenzione di chiamare a raccolta contributi provenienti da ambienti diversi. Valorizzando il principio per cui lo sviluppo sociale richiede la partecipazione di una pluralità di soggetti e non può essere un orto chiuso.

Il primo obiettivo della Fondazione (in allegato la governance dell'ente, ndr) consiste appunto nel creare le condizioni per una larga alleanza tra pubblico e privato a sostegno del non profit. Mirando a superare il pregiudizio settoriale che talvolta nel nostro paese ha marginalizzato il Terzo settore come un ambito di minoranza, coltivato solo da addetti ai lavori particolarmente motivati.

L’idea che muove la Fondazione è che a fronte dell’obiettivo di migliorare la qualità di vita delle persone e il benessere delle comunità vale una responsabilità collettiva alla quale tutti sono chiamati a partecipare. Per questo motivo, nel primo anno di attività è emersa come priorità un’azione culturale rivolta a rafforzare un sentire comune sui temi del civismo, dell’impegno sociale e della filantropia. Attraverso un lavoro sui “fondamentali”: concetti, idee, motivazioni, che guidano e sostengono una visione attiva del bene comune. Nella convinzione che per promuovere il cambiamento sociale c’è bisogno di civic stewardship: serve l’educazione ad un senso civico che non resti confinato nella sfera dei principi o delle buone intenzioni ma si traduca in azioni e progetti.

Programma che non si esaurisce nel breve termine, ovviamente, ma richiede un lavoro strutturato di elaborazione culturale e formazione. Tradotto: l’iniziativa di una civic school sperimentata con la LUISS e che sarà ripetuta su scala nazionale con altri atenei, la pubblicazione dei quaderni di CIVIC dedicati ai temi di prospettiva, un rapporto sul confronto tra filantropia italiana e internazionale (di cui alcune elaborazioni sono riportate in questo numero di VITA) al quale faranno seguito altri contributi di riflessione, e il progetto di un evento nazionale (Be Civic) realizzato con altre fondazioni culturali in uno sforzo comune di coinvolgimento di un pubblico ampio e vario.

Creare consapevolezza è però solo una parte della missione della Fondazione. Il vero banco di prova consiste nella attivazione di meccanismi e strumenti atti a portare risorse aggiuntive al non profit italiano, per la realizzazione di progetti a lungo termine e di respiro nazionale. Progetti di sistema, per contribuire all’infrastrutturazione sociale del paese. Per questo obiettivo Fondazione Italia Sociale si muoverà in tre direzioni.

La prima mira a promuovere una diffusione ed un incremento delle donazioni attraverso meccanismi semplici di raccolta, come una nuova lotteria filantropica. In altri paesi, questa è una forma molto utilizzata per raccogliere fondi da destinare al non profit. In Italia è stata introdotta, su proposta della Fondazione, con la legge di bilancio e vedrà la luce nel 2020. Tutti i proventi saranno destinati a iniziative sociali e la vincita sarà la titolarità di un progetto. Una novità assoluta, per allargare la platea di chi sostiene il Terzo settore.

Una seconda linea di azione riguarda la mobilitazione della ricchezza privata. In Italia, le famiglie sono patrimonializzate in misura maggiore rispetto agli altri paesi: una ricchezza che troppo spesso rimane inattiva. Sono vari gli interventi possibili per canalizzarne almeno una parte verso i bisogni sociali. Uno di questi riguarda una revisione della normativa sulle successioni. Modificando le aliquote fiscali e le soglie di esenzione sulle eredità destinate ai parenti più distanti (quelli di cui, nell’arco di una vita, spesso si perde traccia) si possono indirizzare risorse agli enti del Terzo settore e a progetti di interesse pubblico. Si può intervenire per un riequilibrio ispirato ad equità sociale senza ledere i diritti dei discendenti in linea retta, ma concentrandosi sui lasciti di chi non ha eredi (che sono sempre più numerosi, in un paese con una popolazione che invecchia e riduce costantemente i tassi natalità). Un altro esempio – che trae spunto dall’esperienza dei donor advised fund , molto sviluppati negli Stati Uniti ma ormai altrettanto collaudati nella realtà francese e belga – riguarda la creazione di un servizio di assistenza che renda la donazione a scopi filantropici più facile per chi intende sostenere un’organizzazione o una causa sociale, senza le complicazioni connesse alla creazione di una propria struttura di gestione. Strumenti che altrove si sono dimostrati estremamente efficaci.

Infine, un terzo ambito di attività: sviluppare e mettere a disposizione della pubblica amministrazione le capacità per un utilizzo delle risorse destinate al sociale come leva per attrarre fondi privati, con effetto moltiplicativo dell’impatto degli investimenti. Un primo test avverrà con un fondo rotativo di 10 milioni di euro, che il Ministero del lavoro ha affidato in gestione alla Fondazione. Sarà disponibile nei prossimi mesi, appena concluso l’iter di assegnazione. Ma il potenziale è molto più grande, considerate le voci di spesa previste nei vari capitoli del bilancio dello Stato. Coordinare l’uso di risorse pubbliche e filantropia privata aumenterebbe l’efficacia degli interventi e darebbe maggiore slancio al sostegno per il non profit. Anche su questo la Fondazione è impegnata a lavorare, certo non da sola, con l’obiettivo di raccogliere la sfida di un utilizzo più strategico delle risorse destinate al sociale.


*Gianluca Salvatori, segretario generale Fondazione Italia Sociale


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