Cooperazione & Relazioni internazionali

“Alla mia piccola Sama”, nascere sotto le bombe in Siria

“For Sama” è una lettera d’amore della regista Waad al-Kateab a sua figlia, nata ad Aleppo sotto i bombardamenti dei missili e dei barili bomba, per spiegarle la scelta di restare in Siria a rischio della loro vita. «Sama», dice la regista, «non pensavamo che il resto del mondo avrebbe permesso tutto questo. Ho bisogno che tu capisca perché tuo padre e io abbiamo fatto queste scelte. La ragione per cui ci siamo battuti. Sama sei la cosa più bella delle nostre vite. Ma in che vita ti ho trascinata»

di Anna Spena

“For Sama”, tradotto in italiano “Alla mia piccola Sama” è il documentario di Waad al-Kateab e Edward Watts, da oggi 13 febbraio disponibile nelle sale italiane, distribuito da Wanted Cinema con il patrocino di Amnesty International Italia. È il documentario più premiato di sempre e dopo aver vinto l'Efa europeo e il Bafta britannico, è arrivato tra i cinque candidati all'Oscar. Guardatelo. Guardatelo anche se si fa fatica. E ci si chiede: “Quando arriva la fine”. Fatica per i troppi bambini morti, per le mamme che raccolgono i corpi e spesso – senza lacrime – urlano quel dolore. Per i fratelli che li guardano storditi dalla bomba che gli è caduta addosso. Per i ragazzini che sanno distinguere il rumore di un aereo russo che sta per lanciare un missile o se una bomba è a grappolo. Fatica per il sangue, troppo e ovunque, manca anche l’acqua.

«Sama», dice la regista, «non pensavamo che il resto del mondo avrebbe permesso tutto questo. Sama ho fatto questo film per te. Ho bisogno che tu capisca perché tuo padre e io abbiamo fatto queste scelte. La ragione per cui ci siamo battuti. Sama sei la cosa più bella delle nostre vite. Ma in che vita ti ho trascinata».

La storia di Waad inizia nel 2012 quando era studentessa di marketing alla Aleppo University. Le proteste contro la terribile dittatura di Assad scoppiano anche all’interno dell'ateneo e Waad è una delle prime a prenderne parte. Con la sua macchina fotografica documenta la gioia e l'ottimismo di quei primi giorni. È allora che incontra un giovane medico di nome Hamza insieme al quale, con un gruppo di amici, continua a manifestare anche quando il regime ricorre alla violenza per soffocare le rivolte, gettando la città in una vera e propria guerra. Alcuni loro amici muoiono e loro stessi sfuggono per un soffio ai cecchini, agli attacchi aerei e alle bombe.

Ogni momento viene ripreso dalla loro telecamera e, nel mezzo di tutto ciò, Hamza chiede a Waad di sposarlo. Quando i russi intervengono a sostegno del regime, nel settembre 2015, la repressione nei confronti dei ribelli diventa feroce. Eppure, nonostante la paura, Waad e Hamza decidono di non fuggire dalla città come molti altri, ma di restare e continuare a combattere per la libertà rendendosi conto che quella lotta non è più solo per loro ma soprattutto per il futuro della figlia.

Sama nasce il 1°gennaio 2016. Il suo primo anno di vita è l'ultimo di guerra per la città. Il regime e i suoi alleati ricorrono a ogni atrocità possibile per eliminare i ribelli. L'ospedale di Hamza è bombardato. Vengono assediati e assistono ad attacchi sferrati con ogni tipo di arma, dai gas alle bombe a grappolo che producono veri e propri massacri anche di donne e bambini. Waad e Hamza diventano genitori di Sama, che significa cielo. Avrebbero potuto scappare, lasciare Aleppo. Invece restano fino alla fine.

«Questo non è solo un film per me, è la mia vita. Ho iniziato a raccontare la mia storia personale senza avere un piano, solo filmando le proteste in Siria sul mio cellulare, come facevano tanti altri attivisti. Non avrei mai immaginato dove mi avrebbe portato il mio viaggio. Vivevamo un mix di emozioni: felicità, perdita, amore – e l'orrore i crimini commessi dal regime di Assad contro innocenti che neanche potevamo immaginare», ha spiegato Waad Al-Keatab. «Mi sono sposata e ho avuto una figlia. Mi sono ritrovata a cercare di bilanciare diversi ruoli: Waad madre, attivista, giornalista, cittadina e regista. Tutte queste parti di me hanno incarnato e portato avanti la mia storia, che non è così diversa da quella che hanno vissuto la maggior parte dei miei concittadini. Centinaia di migliaia di siriani hanno vissuto e continuano ancora oggi a vivere le medesime esperienze. Colui che ha commesso questi crimini è ancora al potere e sta uccidendo persone innocenti. La nostra lotta per la giustizia è rilevante oggi, come lo era quando è iniziata rivoluzione».

PALMARÈS: Nominato come Miglior Documentario agli Oscar 2020; Vincitore ai BIFF per Miglior Film, Miglior Documentario, Miglior Regia e Miglior Montaggio; Vincitore agli EFA per Miglior Documentario;Vincitore L'Œil d'or per il Miglior Documentario a Cannes 2019; Vincitore del Biografilm Festival 2019 e Premio del pubblico; Vincitore del Medfilm Festival 2019; 4 Nomination ai BAFTA Film Awards come Miglior Film, Miglior Film Straniero, Miglior Doc, Miglior esordio alla regia

WAAD AL-KATEAB (regista, produttrice)
Nel gennaio 2016 Waad al-Kateab ha iniziato a documentare gli orrori di Aleppo per Channel 4 News con una serie di film intitolati semplicemente Inside Aleppo. I resoconti che ha fatto per Channel 4 News sul conflitto in Siria e soprattutto sulla complessa crisi umanitaria nel mondo, sono diventati i pezzi più visitati del notiziario del Regno Unito – ha ricevuto quasi mezzo miliardo di visualizzazioni online e ha vinto 24 premi – incluso l'Emmy internazionale 2016 per la copertura delle notizie dell’ultim’ora. Waad era una studentessa di marketing presso l'Università di Aleppo quando sono esplose le proteste contro il regime di Assad. Come molti dei suoi compagni siriani ha deciso di documentare gli orrori della guerra. Ha imparato da sola a girare e ha iniziato a documentare le sofferenze che vedeva moltiplicarsi intorno a lei. Le forze armate di Assad hanno combattuto contro i ribelli per il controllo di Aleppo. Waad ha resistito al devastante assedio – documentando la morte e realizzando alcune delle immagini più memorabili del conflitto durato sei anni. Quando lei e la sua famiglia furono evacuate nel dicembre 2016, è riuscita a recuperare tutto il girato. Waad ora vive a Londra con suo marito Hamza e due figlie.

EDWARD WATTS (regista)
Edward Watts ha diretto oltre venti film tra finzione e documentari che raccontano storie vere di coraggio, eroismo e ironia da tutto il mondo, dai crimini di guerra del Congo alle vite colorate dei residenti nelle favelas di Rio de Janeiro. Il suo film del 2015 Escape from ISIS ha mostrato il trattamento brutale di 4 milioni di donne che vivono sotto il dominio dello Stato islamico e, per la prima volta in televisione, ha raccontato la straordinaria storia di una rete sotterranea che cerca di salvare le donne. Con questo lavoro è stato candidato agli Emmy e ai Bafta per il miglior documentario di attualità. Tutto il suo cinema aspira a raccontare storie profonde e avvincenti sulle persone che vivono ai margini del mondo, ma con la capacità di individuare sempre elementi di speranza pur in mezzo all'orrore.


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