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Fundraising di Stato? Un trend in crescita

Sono sempre di più gli enti pubblici che puntano sulla filantropia. «Gli ambiti tipici sono i Beni culturali, la Sanità, declinata come servizi socio assistenziali, la Scuola, le Università e i Comuni», sottolinea Massimo Coen Cagli, direttore scientifico della Scuola di Fundraising di Roma

di Lorenzo Maria Alvaro

Gli enti locali vivono una crescente difficoltà nel finanziare la produzione di beni pubblici. La sfida oggi riguarda la ricerca di ulteriori canali di finanziamento delle politiche pubbliche che possano coinvolgere anche capitali privati. È per questo che è stata colta negli ultimi anni l’opportunità della raccolta fondi nelle Pubbliche Amministrazioni.

«Gli ambiti tipici sono i Beni culturali, la Sanità, declinata come servizi socio assistenziali, la Scuola, le Università e i Comuni», sottolinea Massimo Coen Cagli, direttore scientifico della Scuola di Fundraising di Roma. Un fenomeno ancora giovane e poco diffuso. «È impossibile dire a quanto ammontino oggi le donazioni liberali al pubblico. Possiamo solo quantificare gli strumenti monitorati. Il primo è il 5permille ai Comuni, che cuba 15 milioni di euro circa l’anno. Il secondo è l’Art bonus, introdotto nel 2014, e che in cinque anni ha raccolto 350 milioni di euro da più di 11.600 mecenati a favore di circa 1.650 beneficiari» sottolinea il direttore. Una nicchia insomma, in termini di risorse, che vive alcune grandi criticità. «C’è principalmente un problema di fondo sostanziale: la pubblica amministrazione è quella che chiede direttamente o indirettamente le tasse per garantire certi servizi. Con il fundraising si ripresenta dagli stessi cittadini per ricevere altri contributi, in questo caso volontari», sottolinea il direttore.

Eppure di esempi virtuosi ce ne sono molti. «Nella Valle Cannobina, alto Cusio e Ossola, è stata fatta una fondazione di comunità i cui promotori erano i comuni della zona e i medici di base», racconta Coen Cagli, «un soggetto giuridico nato per erogare servizi di prima sanità in zone montane che vivono una difficoltà di natura geografica, essendo molto isolate e lontane dai presidi sanitari del territorio. Oggi c’è un centro di salute costato 350mila euro, interamente donati dai cittadini. Un’eccellenza cui si rivolge anche la Asl quando ha bisogno di aiuto». Ma eccellenze ne esistono anche a sud: «è il caso dell’Associazione Arena Sferisterio, costituita dal Comune di Macerata e dalla Provincia di Macerata, che promuove e organizza la stagione lirica del Macerata Opera Festival».

Ma cos’è a fare la differenza? Per Coen Cagli sono due le questioni dirimenti: «la richiesta di donazioni deve essere legata a un valore aggiunto e sempre relativa ad un bene comune». Quando infatti la richiesta di sostegno è legata a servizi che dovrebbero essere già garantiti le campagne sono destinate a fallire. «Il comparto che fa più fatica da questo punto di vista è la scuola, l’Italia è l’unico Paese al mondo in cui l’istruzione non vede forme di raccolta forme. Gli istituti restano molto refrattari a questi strumenti. Usano il contributo volontario per comprare la carta igienica o fare le fotocopie. È chiaro che se chiedessero questi denari per fare un’aula informatica 3.0 cablata la disponibilità delle famiglie sarebbe diversa». Ma anche Venezia è un esempio molto chiaro: «non è un caso se la solidarietà per la recente alluvione stenta a decollare ed è stata molto meno cospicua rispetto ad altri casi del recente passato, come i tanti terremoti che hanno colpito in particolare il centro Italia. Il caso Mose con i relativi scandali ha fatto percepire ai cittadini che lo Stato non aveva fatto tutto quello che poteva per evitare quel disastro».

Il fundraising della pubblica amministrazione però deve fare i conti anche con un altro forte ostacolo: «c’è un problema di governance. Musei e biblioteche ad esempio non hanno l’autonomia gestionale che gli permetta di fare raccolte dirette. Mentre spesso i Comuni vivono forti disaccordi interni alle giunte in merito allo scopo dei fondi raccolti», sottolinea Elena Zanella, fundraiser, consulente e formatrice. «Se si riesce a superare queste difficoltà i risultati sono straordinari: ad Arese, grazie al 5permille, siamo riusciti a dotare la scuola di due pullman elettrici. A Pogliano Milanese abbiamo ricostruito il parco Perlini in collaborazione con la Polizia Locale, la tesoreria del Comune e l’azienda Cemit (ex Mondandori). La cura del verde del Parco Nord di Milano oggi vede coinvolti tutti i Comuni confinanti ed è sostenuta attraverso il fundraising. Tutti progetti a governance allargata che vedono partecipare le istituzioni locali, le aziende del territorio e il terzo settore locale», spiega Zanella.

Ma non c'è il rischio che indirizzare le donazioni verso la pubblica amministrazioni significhi fare concorrenza al non profit? «Questo è un rischio che si corre quando si ha che fare con Comuni non ben amministrati. L'ente locale che fa bene il proprio lavoro è quello che redistribuisce le risorse. Le donazioni al Comune verranno poi redistribuite sul territorio in particolare, alle realtà sociali, cui si delega l'erogazioni di alcuni servizi e progetti. Se così non fosse banalmente i cittadini non premieranno le amministrazioni comunali. Nessun conflitto dunque», conclude Zanella.


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