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Se le ordinanze antivirus colpiscono i più fragili

Chiude “Pane quotidiano” e si rischia di poter aiutare solo “su appuntamento” o “su invito”. Sospese le attività di doposcuola o di insegnamento dell'italiano. Ecco le conseguenze collaterali delle misure contro il coronavirus

di Redazione

«Occorre evitare che gli effetti di questa situazione di emergenza ricadono fatalmente sui più deboli, a cui non deve venir meno la prossimità degli operatori, dei volontari e delle comunità tutte», ha dichiarato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana facendo il punto dopo l’ordinanza emanata dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, di concerto con il Ministro della Salute, Roberto Speranza, e secondo le indicazioni ricevute dalla Curia milanese in merito all’emergenza epidemiologica da CODIV-19.

Purtroppo però gli effetti delle ordinanze non possono che colpire i più fragili. La stessa Caritas avvisa che:

  • i centri di ascolto nelle parrocchie e gli sportelli restino aperti ma evitando assembramenti con ricevimento su appuntamento;
  • le mense continuino a funzionare distribuendo il cibo attraverso sacchetti evitando di consumare il pasto nelle strutture;
  • le accoglienza residenziali e/o notturne restino aperte e, ove possibile, estendano il servizio durante la giornata, avvalendosi delle figure mediche presenti in grado di fare da filtro all’ingresso;
  • empori e botteghe solidali distribuiscano le spese su appuntamento con le singole famiglie inviate;
  • vengano sospese le attività di doposcuola e le scuole di italiano.

Insomma conseguenze non indifferenti laddove si riceva o si aiuti solo “su invito” o per “appuntamento”.

Ma la cronaca fa registrare anche notizie peggiori come la chiusura di Pane Quotidiano che distribuiva circa 3.000 sacchetti pieni di alimentari in viale Toscana e in viale Monza, a Milano. "Dobbiamo rispettare l'ordinanza regionale ed evitare assembramenti di gente in coda – spiegano i volontari dell'ente laico che da 100 anni aiuta gli indigenti regalando eccedenze alimentari – Non possiamo fare altrimenti, ogni giorno da noi si creano lunghe code di persone che stanno in attesa del pacco con i viveri. Speriamo di poter presto riprendere l'attività".

Opera San Francesco, dal canto suo, si limiterà a non fare più entrare i poveri nei locali della mensa di viale Piave – anche qui sono oltre 3500 persone al giorno – ma distribuirà i pacchi con panini e altri generi di conforto fuori dalla sede. "Non possiamo lasciarli senza cibo, proprio in questa emergenza generale. Li faremo stare fuori e daremo loro velocemente il pacchetto", spiega padre Arrigoni, che dirige la mensa fondata un secolo fa da Fra Cecilio.

All'Emporio Sociale di Quarrata, in provincia di Pistoia, che dovrebbe assicurare un minimo di sussistenza e di tranquillità alle famiglie più fragili della città, «sono quasi finite le scorte di generi di prima necessità e non è stato possibile rifornire il magazzino. Non è stato possibile rifornirlo perché tutti i rivenditori della nostra zona hanno i loro vuoti. Svuotati dall'isteria compulsiva, becera ed egoista di chi ha preso d'assalto i supermercati alla ricerca della propria presunta via d'uscita da questa situazione che invece riguarda tutti, soprattutto i più deboli», ha scritto in serata in un post Rossano Ciottoli, direttore dell'Associazione Il Pozzo di Giacobbe.

E, come hanno avvertito ieri le organizzazioni delle persone con disabilità, bisognerà porre attenzione che i Centri diurni nelle aree di focolaio non siano tra le attività soggette a sospensione. Lo stato di emergenza, poi, comporta l’adozione di misure straordinarie, di “quarantena”, che potrebbero indebolire la rete di assistenza, supporto e protezione destinata alle persone con gravissime disabilità o con forme di non autosufficienza che vivono al proprio domicilio.


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