Cooperazione & Relazioni internazionali

L’Africa non è pronta a gestire il coronavirus

Di casi accertati in Africa del nuovo Coronavirus, al momento, risultano tre, ma cresce la preoccupazione. «Ci auguriamo che il numero di casi rimanga tale, ma temiamo che, a causa di diversi indizi, tale fotografia non rispetti il reale», dice Guglielmo Micucci, direttore di Amref Health Africa-Italia. «In Africa i sistemi sanitari sono fragili, e c'è una scarsità di kit di diagnosi. I piani di azione non sono ancora adeguati, sebbene sottoposti di recente alla dura prova dell'Ebola»

di Redazione

Di casi accertati in Africa del nuovo Coronavirus, al momento, ne risultano tre, ma cresce la preoccupazione. Confermato, il 14 febbraio del 2020, un caso di COVID-19, in Egitto, nei giorni scorsi si sono aggiunti i casi dei due italiani in Algeria e Nigeria. "Ci auguriamo che il numero di casi rimanga tale, ma temiamo che, a causa di diversi indizi, tale fotografia non rispetti il reale" afferma Guglielmo Micucci – Direttore di Amref Health Africa-Italia. "Gli indizi sono: sistemi sanitari fragili, scarsità di kit di diagnosi e piani di azione non ancora adeguati, sebbene sottoposti di recente alla dura prova dell'Ebola". Intanto in Kenya, uno tra i Paesi considerati a rischio dall'OMS – dove risiede il quartier generale di Amref, più grande organizzazione no profit che si occupa di salute in Africa – il Ministero della Salute fa forza sulla tecnologia sperimentata dalla stessa organizzazione, per diffondere informazioni sul virus.

RISPOSTA AL VIRUS.
Secondo uno studio pubblicato il 19 febbraio su Lancet – la rivista internazionale più influente nel settore della medicina – il 74% dei Paesi africani ha un piano di preparazione alla pandemia influenzale, tuttavia, la maggior parte di questi piani è obsoleta e considerata inadeguata ad affrontare una pandemia globale. Per questi motivi, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive (Centres for Disease Control and Prevention, o CDC) nel continente africano si stanno mobilitando per fare in modo che, entro la fine di questo mese, il 90% dei Paesi africani sia ben equipaggiato per testare accuratamente COVID-19. Infatti, la disponibilità di test diagnostici è una delle basi per fermare il contagio. Facendo riferimento agli ultimi aggiornamenti dei CDC africani, sono oltre 15 i Paesi che dispongono di kit, e circa 10 quelli che ne entreranno in possesso a breve.

SISTEMI SANITARI IN AFRICA.
Secondo l’Onu, il continente africano ospita solo il 3% del personale medico mondiale, nonostante sopporti oltre il 24% del carico globale di malattie. La media italiana è di circa 376 medici ogni 100mila abitanti. E, nonostante la debolezza del sistema, l’accesso all’assistenza sanitaria è limitato dalla capacità di pagamento dell’individuo. Inoltre, le malattie infettive sono la causa del 40% dei decessi nei Paesi in via di sviluppo – l’1% in quelli industrializzati

RAPPORTI CINA-AFRICA.
La Cina è il principale partner commerciale dell’Africa e circa 10mila aziende cinesi stanno attualmente operando in tutto il continente, secondo la rivista Forbes. L’Oms ha già identificato 13 Paesi maggiormente a rischio, in base ai collegamenti diretti con la Cina: Algeria, Angola, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Ghana, Kenya, Mauritius, Nigeria, Sudafrica, Tanzania, Uganda e Zambia.

"Siamo molto preoccupati" afferma Micucci "ancora una volta, come per ebola, ci si rende conto quanto i Paesi del mondo, che spesso nel sentir comune riteniamo lontani, siano così vicini, uniti e strettamente connessi. Occuparci della salute nei Paesi più fragili, nelle aree più remote, ancora una volta, si dimostra una risposta non locale, banale, ma essenziale. La salute è un bene globale, interconnessa. La salute della Cina oggi ci riguarda ancora di più. La salute dell'Africa lo stesso. Ma non può essere solo in questi casi di emergenza mondiale. Bisogna prepararsi, formarsi in salute. Si tratta di un lavoro più lungo, meno in vista, ma che nel tempo ripaga, perché costituisce la spina dorsale di un Paese. Ecco perché dal 1957, non mettendoci al posto delle istituzioni, lavoriamo per rafforzare i sistemi sanitari. Oggi, come dimostra l'attualità e la nostra storia, la tecnologia può venirci incontro. Lo facemmo con gli aereoplani e i ponti radio in Africa a fine anni 50 per garantire salute. Lo facciamo oggi con la formazione tramite nuove tecnologie. Arrivare a persone formate in ambito sanitario, attraverso un telefonino, con delle semplici informazioni su come aiutare le comunità a difendersi, oggi può essere cruciale".

AMREF, CORONAVIRUS, TECNOLOGIA.
In Kenya, il Ministero della Salute (MOH), in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e CDC Africa (Centres for Disease Control and Prevention), si sta mobilitando per congiungere le risorse e trovare una risposta nazionale per curare e gestire ogni possibile crisi. Il Ministero della Salute di Nairobi dichiara di riconoscere la rilevanza del ruolo della tecnologia nella divulgazione di informazioni sanitarie utili al pubblico, con l’obiettivo di contrastare la propagazione di malattie infettive, come il nuovo Coronavirus. Per questo motivo, il Ministero ha richiesto il supporto di Amref Health Africa per sensibilizzare e informare correttamente operatori sanitari e volontari sanitari delle comunità locali (community health volunteers o CHV). Il programma ‘Leap,’ ovvero la piattaforma mobile Health di Amref Health Africa, verrà utilizzato per diffondere messaggi contenenti le informazioni necessarie riguardanti il nuovo Coronavirus, per ridurre la disinformazione all’interno delle comunità locali, migliorare la sorveglianza, la diagnosi anticipata e le cure, e monitorare la diffusione della malattia, se necessario. Agli operatori sanitari e ai CHV sarebbero quindi forniti indicazioni e dati sufficienti per poi poter identificare, isolare e riferire casi sospetti, nonché per mantenere standard di sicurezza adeguati nei porti di ingresso o nelle aree ad alto rischio, per prevenire possibili trasmissioni.

COS’È LEAP.
‘Leap’ è stata considerata una soluzione efficace di apprendimento mobile per la formazione degli operatori sanitari e volontari sanitari delle comunità. ‘Leap’ utilizza la tecnologia audio e SMS per responsabilizzare, sensibilizzare o formare personale sanitario, consentendo a ogni individuo di apprendere al proprio ritmo, con i propri dispositivi mobili e all’interno delle proprie comunità. ‘Leap’ contribuisce a promuovere cambiamenti sanitari duraturi per le comunità nell’Africa sub-sahariana, aumentando e semplificando l’accesso a una formazione di qualità, tempestiva e adeguata. Dal 2016 ad oggi, Leap ha formato oltre 35.000 studenti in oltre 30 contee del Kenya. Complessivamente, oltre 64.000 studenti sono stati iscritti su Leap.


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