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Al Sud donne 2,5 volte più a rischio povertà

“Mai più invisibili” il nuovo Indice 2020 di WeWorld sulla condizione di donne, bambini e bambine spacca l’Italia in due: Nord e Centro Ovest contro Centro-Est e Sud. Al primo posto per inclusione il Trentino - Alto Adige, Calabria fanalino di coda. Povertà economica e povertà educativa sono intrecciate e si alimentano a vicenda, in un circolo vizioso che può essere spezzato solo con politiche e interventi ad hoc

di Antonietta Nembri

La povertà economica incide sulla povertà educativa al punto che la spesa dei Comuni per la Cultura è pari al 49,6% in Trentino-Alto Adige, al 4,6% in Calabria. E che dire degli asili nido frequentati in Italia dall’11,9% dei bambini tra 0 e 2 anni, ma in Emilia Romagna ci vanno il 23,5% contro l’1,8 della Calabria. È l’immagine di un Paese frammentato, con profonde diseguaglianze non solo tra donne, bambini e bambine da un lato e uomini dall’altro, ma anche tra le stesse Regioni. È la fotografia che emerge da “Mai più invisibili. Indice 2020 sulla condizione di donne, bambini e bambine in Italia”, indagine realizzata da WeWorld per misurare l’inclusione di donne e popolazione under 18, monitorandola attraverso 38 indicatori per rilevare molteplici aspetti (economico ma anche educativo, sanitario, culturale, politico, civile) e considerando l’intreccio tra le condizioni di vita degli uni e delle altre.

Il rapporto rileva come alla suddivisione tra Nord e Sud del Paese se ne sia aggiunta una seconda: tra Nord e Centro-Ovest da una parte, Centro-Est e Sud dall’altra. Donne e bambini/e vivono in condizioni di buona e sufficiente inclusione nei territori posti a Nord e nel Centro-Ovest, mentre sono in condizione di grave esclusione o di insufficiente inclusione al Sud, nelle isole e nella parte centro orientale del Paese

La classifica finale vede al primo posto il Trentino-Alto Adige (valore Index pari a 4,8), seguito da Lombardia (3,4), Valle d’Aosta (3,4), Emilia-Romagna (3), Lazio e Friuli Venezia-Giulia (2,1), Veneto (1,9), Toscana (1,6), Liguria (1,5), Piemonte (1), Marche (0). Nella parte bassa della classifica (Index in negativo) le Regioni del Centro-est e Sud Italia (nella cartina in giallo arancio): gli ultimi posti sono occupati da Sardegna (-2,6), Puglia (-3,5), Campania (-3,9), Sicilia (-4,3). Fanalino di coda è la Calabria (-4,5). Donne e bambini residenti in Calabria vivono uno svantaggio doppio rispetto a donne e bambini del Trentino- Alto Adige, con un divario di ben 9,3 punti tra le due Regioni.
I divari tra territori sono particolarmente marcati nella dimensione educativa per i bambini e le bambine, con picchi di dispersione scolastica che sfiorano il 20% in alcune Regioni del Sud (contro il 10,6% della media europea) e in quella economica per le donne: in Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna circa 2 donne su 10 sono a rischio povertà ed esclusione sociale, mentre in Sicilia lo è 1 donna su 2.

In Italia il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi d’Europa, tra i 20 e i 64 anni è al lavoro il 52,5% contro una media Ue28 del 66,4%. Le donne occupate nel Nord/centro è il doppio del Sud con punte del 69,8% del Trentino Alto Adige e della Valle d’Aosta 68% e dell’Emilia Romagna 66,9%, in Sicilia la percentuale scende al 31,5.
Per quanto riguarda le Neet (15 – 29 anni) nel nord Italia la percentuale è di poco superiore alla media Ue: 16, contro il 15,4%, ma è oltre il doppio della media Ue al Sud (in Sicilia e Calabria è al 40%).

«Si conferma la difficoltà del nostro Paese a garantire i diritti di donne e bambini e bambine, soprattutto in alcune Regioni. Dal 2015 ad oggi l’Italia sta avendo un declino costante che è stato determinato in particolare dall’erosione della dimensione educativa riguardante i bambini/e, e dalla scarsa partecipazione alla vita economica e politica da parte delle donne» ha commentato Marco Chiesara, presidente di WeWorld. «La povertà femminile incide sull’inclusione dei bambini/e sotto molteplici aspetti, in primis quello educativo. Povertà economica (ma non solo) delle donne e povertà educativa dei bambini/e sono intrecciate e si alimentano a vicenda, in un circolo vizioso che può essere spezzato solo con politiche e interventi ad hoc, che tengano conto anche delle specificità territoriali.
Favorire l’accesso all’educazione, al lavoro, alla salute a tutti e tutte è essenziale per ridurre le diseguaglianze e fare in modo che tutti e tutte possano disporre delle stesse risorse, almeno in partenza».

«Abbiamo deciso di rafforzare la collaborazione con WeWorld e di finanziare la pubblicazione del rapporto “Mai più invisibili” perché da subito abbiamo colto l’importanza di uno strumento di rendicontazione e monitoraggio del grado di inclusione di donne e bambini nel nostro Paese», dice Adriano Turrini, presidente di Coop Alleanza 3.0. «Il rapporto e i dati presentati identificano le povertà educative, l’abbandono scolastico, l’occupazione femminile, la povertà e l’esclusione sociale presenti nel nostro paese su base regionale, su cui pubblico e privato sono chiamati ad agire in termini di politiche ed azioni concrete. Per Coop Alleanza 3.0 si tratta di temi che sono parte della nostra stessa missione, richiamati anche negli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, su cui la cooperativa ha preso una serie di impegni concreti attraverso le azioni definite nel nostro nuovo Piano di Sostenibilità».

Questo indice ci restituisce la fotografia di un’Italia con grandi sacche di povertà, soprattutto nelle periferie più problematiche, proprio dove WeWorld interviene con progetti a sostegno dei diritti di donne e bambini. Dove sono presenti gli Spazi Donna WeWorld, nati nel 2014 per accogliere donne e bambini nelle periferie più dure e far emergere la violenza, ci scontriamo con contesti caratterizzati da povertà economica, disagio sociale, violenza domestica, povertà educativa e scarsa partecipazione femminile al lavoro. Un mix terribile che mina alle fondamenta le condizioni di vita delle donne, dei bambini e delle bambine, guasta le relazioni sociali, impoverisce le comunità, danneggia il Paese.

L’indice “Mai più invisibili” – conclude una nota dell’organizzazione – nasce con l’obiettivo di rendere disponibili e fruibili alcuni dati che raramente arrivano all’attenzione dell’opinione pubblica e di fornire un elemento utile a tutti gli attori pubblici, privati e del terzo settore per costruire migliori e più consapevoli politiche e interventi che affrontino in modo congiunto i fattori di esclusione che perpetuano il divario generazionale e di genere. Affinché donne e bambini e bambine non siano più invisibili.

Inoltre, l’Indice “Mai più invisibili” si inserisce nella campagna omonima #maipiùinvisibili di WeWorld, dedicata alle donne vittime di violenza in Italia e nel mondo, in occasione dell’8 marzo (vedi la news). Dall’1 al 15 marzo è possibile sostenere WeWorld e proteggere le donne e i loro bambini dalla violenza, donando al numero solidale 45597.
I fondi raccolti sosterranno il programma nazionale di WeWorld contro la violenza sulle donne che comprende il presidio antiviolenza SOStegno Donna all’interno del Pronto Soccorso di un ospedale di Roma e gli Spazi Donna WeWorld nelle periferie di Napoli (Scampia), Milano (Giambellino) e Roma (San Basilio), e quelli in apertura di Bologna e Cosenza, dove sono accolte ogni anno 1.000 donne vulnerabili, spesso con i loro figli.

In apertura immagine da Free-Photos from Pixabay