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Coronavirus, l’allerta ora sono le terapie intensive. Servono 350 posti entro marzo

Secondo un'analisi di Enzo Marinari, del dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma, e Enrico M. Bucci della Temple University di Filadelfia, pubblicata su Cattiviscienziati.com l'epidemia «è ancora in fase iniziale», per cui «non è il momento di abbassare la guardia e di sospendere le misure di mitigazione». Secondo lo studio la crisi dei posti per i casi gravi arriverà entro il 5 marzo

di Lorenzo Maria Alvaro

«In Italia l'epidemia di Covid-19 è ancora in fase iniziale, con un andamento esponenziale: c'è un raddoppio dei casi ogni 2 giorni e mezzo e lo scenario, tra infettati, ricoveri e casi clinici gravi è simile a quello della Corea del Sud». Parola di Enzo Marinari, del dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma, che insieme a Enrico M. Bucci della Temple University di Filadelfia (Usa) firma un'analisi sulla situazione italiana pubblicandola su “Cattiviscienziati.com, blog pensato per smontare pseudoscienza e fake news. «Non è il momento di abbassare la guardia», sintetizza Marinari, «e di sospendere le misure di mitigazione. Anzi conviene espanderne alcune ove possibile, ad esempio il telelavoro».

L'analisi
«Abbiamo realizzato la nostra analisi a partire dai dati comunicati dalla Protezione civile e monitorato l'evoluzione del numero di morti e di pazienti in terapia intensiva (casi gravi), a partire dal 24 febbraio», spiegano. I ricercatori sottolineano l'aumento esponenziale dei casi, «tanto da superare in 10 giorni il numero di mille soggetti trovati infetti». Secondo le previsioni degli esperti, «il numero di posti letto richiesti in terapia intensiva crescerà rapidamente nella prima settimana di marzo, configurando una situazione di crisi per le strutture sanitarie del territorio».

Focus terapie intensive

«Come è possibile notare nel grafico qui sopra, dove sull’asse delle ascisse è riportato il numero di giorni trascorso dall’inizio dell’anno, l’evoluzione nel tempo del numero di individui in gravi condizioni è approssimata al meglio da una curva esponenziale, con un tempo di raddoppio vicino ai 2,6 giorni (per confronto, è riportata nel grafico anche una estrapolazione lineare dei dati). Il tempo di raddoppio coincide con il tempo caratteristico dell’andamento esponenziale moltiplicato per il valore log(2), uguale circa a 0.69», scrivono nel documento gli scienziati.

«Estendendo in avanti ai prossimi giorni l’estrapolazione esponenziale, che gli indicatori statistici mostrano affidabile (certamente e soltanto su tempi abbastanza brevi), e molto più attendibile di un comportamento lineare o a potenza, si nota come il numero di posti letto richiesti in terapia intensiva cresca rapidissimamente nella prima settimana di marzo, configurando una situazione di ovvia crisi per le strutture sanitarie del territorio, poiché potrebbero essere richieste almeno 350 posti letto in terapia intensiva entro il 5 marzo (ed ancora di più successivamente)».

L'inizio del contagio
Analizzando invece retrospettivamente la stessa curva esponenziale ottenuta, si evince che «i primi casi gravi dovrebbero essere emersi in una data prossima al 10 febbraio, il che, considerando il rapporto fra casi gravi ed infetti e i tempi di evoluzione della sintomatologia dalla infezione, suggerisce che l’epidemia attualmente in corso non può essere iniziata in una data posteriore all’ultima decina di giorni di gennaio (con la possibilità che sia iniziata anche prima, nel caso la rivelazione di casi gravi in località diverse da quelle attualmente monitorate sia sfuggita)».

Conclusioni
«Dobbiamo essere chiari: non si tratta di un pericolo forte per la vita delle persone, ma il rischio è che in pochi giorni si blocchino le sale di rianimazione del Ssn: che succederà a tutti i pazienti che ne hanno bisogno, non solo quelli con Covid-19?». Insomma, per gli esperti «non è il momento di allentare la guardia». «Contrariamente a quanto ventilato in qualche sede, l'epidemia in corso è ancora nella sua fase iniziale. Pertanto, lungi dall'abbandonare le misure di mitigazione necessarie, in questo momento è più che mai opportuno proseguire», precisano gli esperti, sottolineando alcune raccomandazioni. «Soprattutto in Lombardia, Veneto occidentale ed Emilia-Romagna del nord, e soprattutto nelle grandi città come Milano e quelle dove ci sono un numero di casi importanti come ad esempio Savona, il numero medio di possibili contatti potenzialmente produttivi (distanza tra un soggetto infetto e uno non infetto minore di due metri) deve essere contenuto al minimo. Ciò significa diminuire la frequenza di tutti i contatti involontari con un gran numero di estranei». Ma anche «evitare conferenze e incontri affollati: sento che c'è una certa resistenza al telelavoro, ma invece questo può essere prezioso», dice Marinari.


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