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8 Marzo. Lavoro e infortuni al femminile, uno studio

In occasione della Giornata internazionale della Donna l’Anmil presenta un approfondimento sul tema del gender gap in campo infortunistico. A proporre la ricerca il Gruppo donne Anmil per le politiche femminili

di Redazione

In occasione della Giornata internazionale della Donna 2020, l’Anmil (Associazione fra Lavoratori Mutilati ed Invalidi del lavoro) non vuole far mancare la propria voce per richiamare l’attenzione sul mondo del lavoro femminile e sulla tutela prevista per le donne che si infortunano a causa dell’attività lavorativa o rimangono permanentemente invalide per aver contratto una malattia professionale nonché per quelle che restano vedove a causa di un infortunio mortale del coniuge, pubblicando lo studio “Lavoro e infortuni al femminile: le differenze di genere”. Lo studio approfondisce il tema del “Gender gap” (“Divario di genere”) per sottolineare la disuguaglianza tra la condizione della donna e quella dell’uomo in ambito economico, lavorativo, politico e per la loro tutela, aspetti che diventano ancor più critici in presenza di lutti o di familiari con disabilità.
La realizzazione di tale ricerca è frutto di una proposta del Gruppo Donne Anmil per le Politiche Femminili – composto da Graziella Nori (Ancona) portavoce del gruppo, Maria Agnello (Ragusa), Alessandra Caponi (Pistoia), Michelina Ferrazzo, (Campobasso) e Patrizia Sannino (Napoli) – e realizzato grazie al supporto del Responsabile dei servizi statistico-informativi, dott. Franco D’Amico.

Lo studio sottolinea come negli ultimi decenni le donne italiane abbiano fatto passi da gigante nel mondo del lavoro. Già a partire dal secondo dopoguerra l’occupazione femminile è cresciuta a ritmi sempre più intensi per effetto della progressiva terziarizzazione del lavoro a scapito delle attività tradizionali dell’Industria e dell’Agricoltura. Dal 1975 ad oggi il numero delle lavoratrici è quasi raddoppiato (da 5,6 a 9,9 milioni di unità) e la quota di donne sul totale è salita dal 28,6% al 42,3%.

Tuttavia – si sottolinea – permangono ancora oggi problemi di fondo difficili da scalfire e riconducibili in larga parte alle difficoltà di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di cura della casa e della famiglia. Il risultato è che le donne italiane presentano un gap occupazionale eclatante sia all’interno rispetto agli uomini sia all’esterno rispetto alle donne del resto d’Europa.

In campo infortunistico, la declinazione uomo/donna mette in evidenza molteplici e significative differenziazioni, sia per quanto riguarda l’andamento che le varie caratteristiche del fenomeno.
Innanzitutto, il numero delle lavoratrici che si infortunano è nettamente inferiore a quello dei colleghi maschi, a tutti i livelli di gravità. Nel corso dell’ultimo quinquennio l’andamento infortunistico, sia in complesso che per entrambi i sessi, si è mantenuto sostanzialmente stazionario: gli infortuni maschili si attestano intorno alle 410mila unità, quelli femminili a 230mila, vale a dire poco più della metà. Quanto detto – si sottolinea nello studio – si riferisce ai valori assoluti, ma anche in termini relativi il gap risulta notevole: il tasso di incidenza infortunistica (numero di infortuni per 1.000 occupati) è attualmente pari a 30,5% per gli uomini e a 23,2% per le donne.

Il divario appare ancora più evidente nel caso degli infortuni lavorativi con esiti mortali dove il numero di quelli femminili, in media circa 115 decessi l’anno nell’ultimo quinquennio, risulta pari a meno di un decimo di quelli maschili la cui media annua si attesta intorno ai 1.200 casi (il dato dell’anno 2019 non è stato preso in considerazione in quanto del tutto provvisorio).

Situazione analoga si riscontra per le malattie professionali, dove delle circa 60mila che vengono denunciate annualmente solo il 27% (16mila circa) riguarda la componente femminile

Se si esaminano gli ultimi dati al femminile disponibili (Open Data Inail) si evince che in Italia, nel 2019, si sono registrati 229.865 infortuni sul lavoro, aumentando dello 0,5% rispetto all’intero anno 2018.
«A livello nazionale la situazione, come si vede dalle tabelle allegate, non conforta» dichiara il Presidente nazionale Anmil Zoello Forni «e oltre a quanto mostrano le statistiche sul fenomeno degli infortuni al femminile, non possiamo non citare l’aumento dell’occupazione femminile e l’ingresso delle donne in settori lavorativi ad alto rischio di infortuni che, fino a ieri, prevedevano esclusivamente lavorazioni destinate agli uomini».
Il presidente Anmil prosegue: «A tutto ciò si affiancano i problemi legati alle gravi conseguenze socio psicologiche derivanti da un eventuale infortunio occorso alla donna e il difficile recupero dell’autostima che ne condiziona l’incapacità di ricostruire una serena vita affettiva familiare, sociale e lavorativa».
«Pertanto riteniamo che sia un dovere di tutti cercare di passare dalle parole ai fatti in tempi brevi, nel tentativo di migliorare concretamente la situazione», conclude Forni.

In apertura foto di Ernesto Eslava from Pixabay