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MediaVox: la contronarrazione per arginare l’hate speech

Debutta una pagina Facebook curata da esperti guidati da Milena Santerini. «L’obiettivo di MediaVox non è rispondere alla singola frase odiosa ma attirare l’attenzione su una narrazione delle realtà diversa. Lo facciamo rilanciando con contenuti corretti e affidabili sui "temi del giorno" che palesano un discorso d’odio»

di Sara De Carli

È attiva da lunedì 9 marzo la pagina Facebook MediaVox, un progetto di contrasto all’odio online. «Un osservatorio contro l’odio online che però non ha pretesa di ripondere all’odio online in modo reattivo o polemico o aggressiva, ma veicolando e producendo una informazione di qualità sul web. Una contronarrazione che non è una risposta agli specifici messaggi d’odio ma la diffusione di un modo qualitativamente diverso di parlare della realtà»: lo presenta così Milena Santerini, ordinario di Pedagogia alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica, dove dirige anche il Centro di ricerca sulle relazioni interculturali dell’Università Cattolica – un po’ la “cabina di regia” del progetto – e da gennaio 2020 coordinatrice della Commissione nazionale contro l’antisemitismo.

Combattere il linguaggio d’odio con una narrazione qualitativamente diversa. Come?
Esatto, l’obiettivo di MediaVox non è rispondere alla frase odiosa ma attirare l’attenzione su una narrazione delle realtà diversa da quella propugnata dai contenuti riconosciuti come linguaggio d’odio. Lo facciamo rilanciando con contenuti corretti e affidabili, ma anche periodicamente produciamo contenuti nostri, sulla cui diffusione chiediamo l’appoggio di tutti. Quando nel dibattito partono contenuti e informazioni che veicolano messaggi d’odio, in quel preciso momento noi vogliamo produrre e diffondere informazioni diverse, attorno a cui fare massa critica. Per esempio a lo scorso 19 ottobre abbiamo detto che non è necessario avere un nemico per sentirsi italiani… abbiamo prodotto un contenuto sull’ambiente, uno su Liliana Segre, uno sulla guerra in Siria. Siamo partiti da poco, ma con gli hasthag giusti questi contenuti hanno viaggiato parecchio nello stesso momento in cui la rete era piena di contenuti di tono completamente diverso. Speriamo di diventare rilevanti proprio per l’offerta di una informazione affidabile e “diversa” sui temi del giorno, quando in essi si palesa un discorso d’odio. Non vogliamo essere un’agenzia di informazione: i contenuti che troverete su MediaVox aveanno sempre il chiaro scopo di contrastare l’odio.

Oltre alla pagina Facebook, cosa prevede il progetto?
C’è un progetto di ricerca molto innovativa. Analizziamo l’odio in rete, categorizzandolo. Abbiamo distinto varie forme d’odio: l’odio sociale, il razzismo, l’odio di natura religiosa, il sessismo. Dentro queste macrocategorie andremo a vedere le diverse tipologie: il razzismo tradizionale, quello culturale, quello organizzato, quello cospiratorio sull’antisemitismo… Andiamo a guardarci dentro, con la persuasione che siccome cambiano le forme di odio, anche il modo di combatterle deve essere diverso.

Qual è la porzione di web che esaminate?
Twitter, Facebook non lo permette più. Setacciamo la rete, categorizzando i tweet d’odio, vediamo chi li scrive e chi li rilancia, la tipologia dei soggetti e anche la retorica che usano: l’umiliazione, la derisione, il disprezzo, l’esclusione, l’inferiorizzazione… Rispetto alla pagina MediaVox invece, potremo lavorare misurando il sentiment della rete: capire come certe notizie nostre viaggiano, chi le riprende e perché, quali funzionano. Abbiamo anche una ricercatrice di matematica che lavora al progetto, che fa analisi dei dati, è un valore aggiunto.

Chi sostiene il progetto?
Siamo una rete di reti, che vogliamo estendere il più possibile. C’è l’Università Cattolica, Reti in Opera che riunisce tutte le grandi realtà cattoliche e la CEI, che ha invitato gli Uffici di comunicazione sociale delle diocesi a collaborare.


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