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Cooperazione & Relazioni internazionali

Confcooperative sanità: screening per gli operatori socio-sanitari

In una lettera inviata al ministro Speranza si chiede che nella distribuzione dei Dpi si tenga conto anche degli operatori delle cooperative che gestiscono servizi essenziali e inderogabili

di Redazione

Avviare una campagna di screening per la verifica della positività al COVID 19 rivolta a tutti gli operatori sanitari e sociosanitari, sia pubblici che privati. È la richiesta contenuta nelle lettera che il presidente di Confcooperative Sanità Giuseppe Maria Milanese ha inviato al ministro della Salute Roberto Speranza.

«Tra le forze che il Servizio Sanitario Nazionale sta mobilitando per far fonte alla crisi dell’emergenza di salute pubblica più gravosa con cui il Sanitario Nazionale, in oltre quarant’anni dalla propria istituzione, si sia mai trovato a doversi misurare, ci siamo anche noi – sottolinea il presidente di Confcooperative Sanità – Ci sono i nostri medici di medicina generale cooperatori; le cooperative di distribuzione del farmaco dei nostri farmacisti; e, in primissima linea, i professionisti sanitari e sociosanitari delle nostre imprese attive sul fronte dell’assistenza domiciliare e della residenzialità rivolta ai soggetti più fragili».

«Proprio in rappresentanza di questi 25mila operatori sanitari e sociosanitari, nonché di oltre 140mila soci cooperatori, Le rivolgo un’istanza che consideriamo cruciale per continuare a supportare efficacemente lo sforzo che il nostro sistema di cure sta sostenendo. Si tratta di adottare misure affinché le professionalità, che in questo momento sono essenziali per la salute pubblica, siano adeguatamente protette dal contagio».

«In particolare lo spettro di esecuzione dei tamponi dovrebbe concentrarsi, in via prioritaria, sulle categorie più esposte come i medici, gli infermieri, i tecnici e gli OSS e ogni altro operatore dei presidi pubblici e privati, nonché delle strutture residenziali e semiresidenziali e dei servizi di assistenza domiciliare. Riteniamo che questa strategia mirata di screening possa essere particolarmente efficace nell’isolare i positivi asintomatici, impedendo la diffusione involontaria del virus».

«Al momento – conclude Milanese – solo i medici dei pronto soccorso, i rianimatori e gli infettivologi hanno protezioni adeguate per stare a contatto con i pazienti Covid 19. Altre decine di migliaia di professionisti ne sono sprovvisti, con il risultato che ci sono più operatori sanitari infetti nelle altre specialità e negli altri servizi che tra quelli che stanno in prima linea. Non Le posso nascondere, a riguardo, la forte apprensione delle nostre imprese, che comunque continuano a garantire servizi ai cittadini espressamente previsti nei Livelli Essenziali di Assistenza. Le chiedo pertanto un impegno affinché la Protezione Civile tenga in debito conto, nella distribuzione dei DPI, anche gli operatori delle nostre cooperative che gestiscono servizi essenziali ed inderogabili».


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