Welfare & Lavoro

Da noi i poveri di Milano si tirano a lucido

Dal servizio docce allo Sportello Lavoro: la filiera dell’integrazione sociale dell’Opera San Francesco. Il racconto di una giornata trascorsa con i volontari e gli ospiti dei servizi dell'associazione a dicembre 2019. Prima dello scoppio dell'emergenza per il Covid-19

di Diletta Grella

Mancano pochi minuti alle 11. Siamo nel cuore di Milano, in corso Concordia. Auto, bici, motorini… Il traffico è rallentato a causa dei lavori di costruzione della nuova stazione Tricolore (linea 4 della metropolitana).

Sul marciapiede, davanti alla sede di Opera San Francesco per i Poveri ecco una coda di persone. Ogni mattina è sempre lunga uguale, ma le persone cambiano. Aspettano tutti di farsi la doccia e di ricevere gratuitamente biancheria e abiti puliti. Dicembre 2019. A Milano.

«L’afflusso di persone al servizio di igiene personale è cresciuto molto negli anni», spiega fra Marcello Longhi, presidente di Opera San Francesco per i Poveri. «Nel 2018 abbiamo avuto una media di 223 ingressi giornalieri, per un totale annuo di 57.517 prestazioni. I box doccia sono 7 per gli uomini, poi ci sono 5 lavandini e 3 lavapiedi. Le donne hanno solo un box a loro dedicato e non riescono ad avere il giusto spazio di intimità. Ormai facciamo fatica a soddisfare le richieste di tutti. L’ultima ristrutturazione risale a oltre vent’anni fa, gli impianti cominciano ad essere vecchi e usurati e hanno bisogno di essere rifatti, ci sono perdite di acqua e muffa. Per questo abbiamo deciso di ripensare il nostro servizio con un progetto di riqualificazione importante, che in questo momento per noi è prioritario». Continua Longhi: «L’idea è quella di potenziare il servizio docce in corso Concordia, rimodernando lo spazio riservato agli uomini e ampliando quello per le donne. Vorremmo anche creare un’area dedicata ai servizi igienici maschili e femminili. Quando mi capita di essere in giro per lavoro, entro in tutti i bagni pubblici per vedere come sono fatti e per prendere ispirazione per i nostri nuovi bagni, perché vorrei che fossero davvero belli e funzionali».

Il guardaroba verrà invece spostato «in un nuova grande sede in città, che si sta valutando in queste settimane, dove troverà spazio un centro diurno in cui organizzeremo percorsi di riqualificazione umana e professionale per i nostri ospiti. In questa stessa sede, ci saranno anche alcuni mini-appartamenti, dove collocheremo temporaneamente persone in difficoltà, in attesa che trovino un lavoro e quindi una loro casa».

Fra Domenico Lucchini è il responsabile di docce e guardarobae qui è l’amico di tutti. E se qualche ospite ha bevuto un bicchiere di troppo ed è un po’ aggressivo, lui non si scompone: una pacca sulla spalla, una battuta e tutto magicamente va al suo posto. «Il senso del nostro lavoro è ridare dignità a queste persone», racconta. «Sono i più poveri, molti di loro vivono sotto le stelle, ma con lo sguardo riescono a trasmetterci ogni giorno tanto amore e tanto calore. L’acqua calda, che per noi è un piacere banale, qui è fondamentale: aiuta a lavare via il disagio, a recuperare una bella immagine di sé, a stare nelle relazioni, a sentirsi meglio». Nel 2018, 5.092 persone hanno usufruito del servizio di igiene personale. Il 18% erano marocchini, seguiti da rumeni (11%), italiani (11%) ed egiziani (7%).

Sonia Mombelli è una dei 99 volontari che lavorano alle docce e al guardaroba. «Accogliamo gli ospiti, verifichiamo i loro dati strisciando una tessera che diamo a tutti i nostri utenti, passiamo gli asciugamani, distribuiamo biancheria e capi di abbigliamento», spiega. «Vengo da due anni, tutti i venerdì». è un’istituzione per Milano, aperta per la prima volta 60 anni fa, nel 1959, da Fra Cecilio. Oggi le mense sono due, in corso Concordia, attiva dal lunedì al sabato, sia a pranzo che a cena, dove ogni giorno si distribuiscono in media 2.051 pasti al giorno. E poi c’è quella di piazza Velasquez, aperta nel 2017, attiva sei giorni su sette, escluso il sabato, con una media di 279 pasti distribuiti ogni giorno.

Inoltre c’è il centro raccolta di via Vallazze, che è l’anello di congiunzione tra chi dona e chi ha bisogno. Qui i milanesi portano abiti nuovi e usati, ma anche scarpe, valigie, coperte, sacchi a pelo, medicinali… Poi c’è il Poliambulatorio, dove un’équipe di 230 medici di oltre 30 specialità si prende cura di chi è povero e fragile e di chi non può accedere al Servizio Sanitario Nazionale. Opera San Francesco distribuisce anche farmaci a chi non può comprarli. E offre un servizio di psicologia e psichiatria. Fondamentale infine l’Area Sociale, che offre risposte personalizzate ai bisogni di ciascuno e si articola in differenti servizi: Accoglienza, Sociale, Pedagogico, Legale e Sportello Lavoro.

«Questo è un luogo dove ogni essere umano può non vergognarsi di quello che è:» conclude fra Marcello, «al di là di quanto una persona sia povera, di quanto sia sporca, di quanto puzzi… noi cerchiamo di guardarla sempre come un fratello o una sorella. E quindi la chiamiamo sempre per nome».

Mario ha 87 anni e frequenta Opera San Francesco da oltre dieci anni. Vive fuori Milano. Una volta alla settimana prende i mezzi e arriva qui per lavarsi, perché «a casa mia l’acqua calda è un problema». Sotto la doccia ci sta sempre un bel po’: «Mi rilasso e i brutti pensieri vanno via. No, nessuno mi mette fretta, sono tutti molto gentili, al massimo qualche amico mi fa qualche battuta per dirmi di sbrigarmi, ho sentito che vogliono rifare le docce. Queste in effetti sono un po’ vecchie, anche se per me vanno benissimo, eh…! Però siamo in tanti e c’è davvero bisogno, soprattutto per le donne. Quindi, se volete darci una mano, fatelo! È una cosa importante». Dopo di lui ecco Taib, 53 anni, che arriva dal Togo:«Sì, prima avevo una casa in affitto, ma poi ho perso il lavoro. Il Comune si è preso carico di mia moglie e dei miei due figli, io invece vivo in un centro di accoglienza e vengo qui a prendere degli abiti nuovi una volta al mese, a fare la doccia una volta alla settimana e tutti i giorni a mangiare».

Opera San Francesco non è solo doccia e abiti. È molto di più. Innanzitutto è la mensa dei poveri, che ormai è un’istituzione per Milano, aperta per la prima volta 60 anni fa, nel 1959, da Fra Cecilio. Oggi le mense sono due, in corso Concordia, attiva dal lunedì al sabato, sia a pranzo che a cena, dove ogni giorno si distribuiscono in media 2.051 pasti al giorno. E poi c’è quella di piazza Velasquez, aperta nel 2017, attiva sei giorni su sette, escluso il sabato, con una media di 279 pasti distribuiti ogni giorno.

Inoltre c’è il centro raccolta di via Vallazze, che è l’anello di congiunzione tra chi dona e chi ha bisogno. Qui i milanesi portano abiti nuovi e usati, ma anche scarpe, valigie, coperte, sacchi a pelo, medicinali… Poi c’è il Poliambulatorio, dove un’équipe di 230 medici di oltre 30 specialità si prende cura di chi è povero e fragile e di chi non può accedere al Servizio Sanitario Nazionale. Opera San Francesco distribuisce anche farmaci a chi non può comprarli. E o re un servizio di psicologia e psichiatria. Fondamentale in ne l’Area Sociale, che offre risposte personalizzate ai bisogni di ciascuno e si articola in differenti servizi: Accoglienza, Sociale, Pedagogico, Legale e Sportello Lavoro.

«Questo è un luogo dove ogni essere umano può non vergognarsi di quello che è:» conclude fra Marcello, «al di là di quanto una persona sia povera, di quanto sia sporca, di quanto puzzi… noi cerchiamo di guardarla sempre come un fratello o una sorella. E quindi la chiamiamo sempre per nome».


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