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Coronavirus, al via indagine epidemiologica sui donatori sani del primo focolaio

Con il contributo dell’Avis regionale Lombardia mercoledì 15 aprile con il primo screening inizia la ricerca di anticorpi anti Sars-CoV-2 nell’ex zona rossa di Lodi.«Una sperimentazione importante di cui ringrazio tutti i partner e tutto il sistema sanitario coinvolto» afferma il presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola. «Sono fiero dei nostri donatori la cui generosità supera ogni confine e non conosce ostacoli, nemmeno di fronte a una pandemia come quella che stiamo vivendo»

di Redazione

Ha il supporto di Avis regionale Lombardia il progetto di ricerca presentato da Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia e Asst di Lodi che punta a valutare l’efficacia e la sicurezza del trattamento con plasma iperimmune, raccolto da donatori residenti nella medesima area geografica dei pazienti affetti da coronavirus. L’attività dell’Avis sarà di fondamentale supporto al progetto condotto nel lodigiano, consentendo l’identificazione di donatori abituali, diventati immuni dopo infezione asintomatica. Inoltre, dal 15 aprile, Avis collaborerà all’effettuazione dei prelievi di sangue su 10mila donatori delle Unità di Raccolta di Avis Regionale Lombardia, dopo adesione volontaria, per l’identificazione degli anticorpi neutralizzanti.

La ricerca – si legge in una nota congiunta di Policlinico, Assti e Avis regionale – è la strada maestra per la lotta al Covid-19 e quindi per una vera prevenzione che consenta di uscire in modo definitivo dall’emergenza sanitaria in corso, che ha toccato in particolare la Lombardia.

«In questa fase dell’epidemia due sono gli ambiti su cui ci si sta impegnando: la ricerca di terapie efficaci per i malati di Covid-19 e analisi epidemiologiche, tramite la ricerca degli anticorpi neutralizzanti, che possano supportare le scelte di politiche sanitarie e non, per la graduale ripresa delle attività produttive e sociali», spiega il direttore generale della Fondazione Ircss Policlinico San Matteo di Pavia, Carlo Nicora. Mentre Massimo Lombardo, direttore generale dell’ASST di Lodi, aggiunge: «Questo progetto nel quale ci vogliamo impegnare a fondo, si propone di fornire alle autorità sanitarie e di coordinamento competenti, elementi utili a supporto della pianificazione delle attività di sorveglianza epidemiologica sul territorio regionale e delle attività trasfusionali in riferimento all’infezione da Sars-CoV-2».

L’originalità del progetto – spiega uno dei due responsabili dello studio, Giuseppe Cambié del Simt – Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Asst di Lodi e Direttore Sanitario Avis regionale Lombardia – «consiste nel fatto di cercare il plasma ricco di anticorpi ad azione antivirale non tra i pazienti guariti ma, con un programma di screening, tra i donatori di sangue abituali, volontari, periodici, associati e/o afferenti alle Unità di Raccolta Avis del territorio lombardo e residenti nelle aree recentemente interessate dall’epidemia. Fondamentale quindi il ruolo di Avis Regionale Lombardia nella selezione dei donatori idonei, che saranno invitati a partecipare alla donazione di plasmaferesi per la produzione di plasma iperimmune”.

«Una volta verificata l’organizzazione», aggiunge il presidente di Avis Regionale Lombardia, Oscar Bianchi «l’auspicio è di estendere il protocollo agli altri Centri di Raccolta Avis Regionale Lombardia, coinvolgendo tutti i 276mila donatori. Auspichiamo che sia possibile creare un database di potenziali donatori di plasma iperimmune da contattare in caso di necessità. Si tratta di un protocollo in cui crediamo molto e che sosterremo con una raccolta fondi dedicata e con tutti i mezzi a nostra disposizione, perché il Covid-19 è un nemico ancora troppo sconosciuto».
Per il presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola si tratta di «Una sperimentazione importante di cui ringrazio tutti i partner e tutto il sistema sanitario coinvolto che potrebbe aprire nuovi scenari nella gestione, diventata ormai urgente, della infezione di COVID-19. Sono fiero dei nostri donatori la cui generosità supera ogni confine e non conosce ostacoli, nemmeno di fronte a una pandemia come quella che stiamo vivendo».
Un progetto di ricerca che, secondo l’assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, merita un plauso ed è «interessante sia per la valenza dello screening sia perché nasce da una sinergia nel cuore del sistema sanitario lombardo. Auspico che questa sperimentazione possa davvero rappresentare una sfida concreta al virus e ringrazio sin d’ora tutti i donatori che si metteranno a disposizione».

Il progetto prevede, a partire da mercoledì 15 aprile, una prima fase di screening con prelievo di sangue, per la ricerca degli anticorpi neutralizzanti, dei circa 2.500 donatori di sangue abituali, volontari, periodici, e residenti nella provincia più interessata dall’epidemia di infezione da Covid-19, la zona Rossa di Lodi, a cui seguirà in una seconda fase l’estensione ad altri Centri di Raccolta Avis Regionale Lombardia.
Il Laboratorio di Virologia Molecolare della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, diretto dal Professor Fausto Baldanti, effettuerà i Test quantitativi sui prelievi di sangue per misurare il valore degli anticorpi neutralizzanti (che impediscono al virus di replicarsi e quindi ritenersi immuni) e per individuare quei soggetti a cui chiedere una donazione. I risultati dei test sierologici permetteranno di effettuare un’indagine epidemiologica di prevalenza dell’infezione da Covid-19.

A tutti i donatori valutati come idonei alla produzione di plasma iperimmune (risultati positivi al test), tramite i Centri di Raccolta Avis verrà avanzata la proposta di donazione di plasmaferesi.

In apertura foto di fernando zhiminaicela da Pixabay