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Solidarietà & Volontariato

Il fenomeno dei nuovi volontari nei giorni del Coronavirus

Agli appelli lanciati dai Csv stanno rispondendo tantissime persone: in gran parte non legate ad associazioni, spesso alla prima esperienza solidale, soprattutto giovani. Come conferma anche un sondaggio. “Spero che questa esperienza duri anche dopo l’emergenza…”

di Stefano Trasatti

Che il volontariato italiano sia rimasto attivo anche nell’emergenza Coronavirus, nonostante le restrizioni, è ormai acquisito. Ma per chi segue le dinamiche della solidarietà, questo periodo sarà forse ricordato per un dato particolare: l’alto numero dei “nuovi” volontari. Tanti giovani, ma non solo, che hanno risposto agli appelli lanciati soprattutto dai Centri di servizio per il volontariato e che spesso hanno anche sopperito alla temporanea indisponibilità dei volontari più anziani, molti dei quali fermi per motivi precauzionali.

Il Csv di Padova riferisce ad esempio che più del 50 per cento delle circa 1.500 persone che stanno partecipando al progetto #Noicisiamo hanno dichiarato di essere alla prima esperienza di volontariato, oltre che di non fare parte di alcuna associazione.

Il recente sondaggio dei Csv dell’Emilia-Romagna ha rivelato che i nuovi volontari impiegati nelle attività messe in campo nella regione in risposta all’emergenza sono il 17 per cento del totale: una quota tutt’altro che bassa se si tiene conto che al questionario rispondevano le associazioni e che quindi il dato riguarda solo i volontari che hanno scelto di attivarsi con una di esse. Quando l’appello proviene da un soggetto “neutro” come i Csv la situazione torna infatti diversa. Citiamo tra gli altri in caso di Parma, dove quasi nessuno degli 800 volontari che hanno risposto alle proposte del Centro di servizio ha dichiarato di appartenere ad associazioni strutturate e “ben oltre la metà era alla prima esperienza di volontariato”; circa due terzi del totale hanno del resto meno di 30 anni.

Spostandosi in altri contesti si ottengono risposte simili. Come a Napoli, dove a due diverse “call” di ricerca volontari per le 60 Agenzie di Cittadinanza, fatte dal Csv a fine marzo (consegna spesa e medicinali ad anziani, disbrigo pratiche ecc.), hanno risposto in pochi giorni 200 cittadini non legati ad associazioni: in prevalenza studenti liceali e universitari, docenti, titolari di attività commerciali, professionisti.

O come a Cosenza, dove era nuovo oltre un quinto degli 80 volontari accorsi alla chiamata del Csv provinciale per un progetto realizzato insieme al Comune e ad altre realtà del terzo settore; con una media di età anche qui molto bassa. La frase di una di loro, Flavia, forse illustra parte dello spirito di questa nuova partecipazione: “Un’esperienza bellissima, spero che duri anche dopo l’emergenza perché ha riempito di tante cose buone queste giornate altrimenti inutili”.

Il fenomeno dei nuovi volontari non appartenenti ad organizzazioni “formali” – anche se non ancora quantificato – è stato già osservato in caso di eventi particolari come calamità, problematiche ambientali locali o grandi manifestazioni come Expo. Ma c’è più di un segnale che il Coronavirus ne stia facendo emergere un volto nuovo che sarà opportuno studiare in fretta. E che quel volto sia soprattutto giovane lascia pensare anche l’ultimo sondaggio dell’Osservatorio Giovani di Mtv di cui riferisce il Csv Lazio: con l’emergenza è tornata in molti under 30 “la voglia di mettersi al servizio della comunità: il 51 per cento ha trovato il modo di rendersi utile per parenti stretti e vicini di casa, il 22 per cento ha iniziato a partecipare a iniziative di volontariato e il 35 per cento ha promosso o ha partecipato a raccolte fondi o donazioni”.

*Responsabile comunicazione CSVnet

Nell'immagine alcuni volontari partecipanti al progetto del Csv di Padova #Noicisiamo


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